All In One. ShareMind lancia i bundle Stampante 3D + Software di modellazione

Pietro Meloni Stampa 3D, Zortrax 0 Comments

 

Chiunque utilizzi una stampante 3D per realizzare progetti propri, utilizza anche un software di modellazione 3D.

Partendo da questo semplice assunto, abbiamo pensato di fornire delle soluzioni chiavi in mano, che includano entrambi. Queste soluzioni, rivolte sia agli appassionati, sia alle aziende, assicurano da un lato un perfetto equilibrio tra hardware e software, con tutti gli strumenti necessari per raggiungere il risultato desiderato, dall’altro offrono un vantaggio economico non indifferente rispetto all’acquisto dei singoli componenti.

Secondo la nostra tradizione di offrire per ciascuna esigenza la soluzione più adatta, abbiamo sviluppato molte diverse soluzioni. Ecco alcuni esempi:

Studenti (è il momento giusto per un regalo speciale)

Delta Rostock

 

  • Delta Rostock montata (Open source) + Rhino 5 Edu
  • Prezzo dei singoli prodotti: 945€ + IVA
  • Prezzo bundle: 870€ + IVA
    xBot 155

    xBot 155

 

  • xBot 155 (Open source) + Rhino 5 Edu
  • Prezzo dei singoli prodotti: 945€ + IVA
  • Prezzo bundle: 849€ + IVA

CraftBot

  • CraftBot Plus + CraftWare + Rhino5 Edu
  • Prezzo dei singoli prodotti: 1345€ + IVA
  • Prezzo Bundle: 1249€ + IVA
  • Zortrax M200 + Z-Suite + Rhino5 Edu
  • Prezzo dei singoli prodotti: 1985€ + IVA
  • Prezzo Bundle: 1890€ + IVA

Appassionati, hobbisti, cultori del modellismo

  • CraftBot Plus + CraftWare + Moment Of Inspiration (Moi)
  • Prezzo dei singoli prodotti: 1400€ + IVA
  • Prezzo Bundle: 1299€ + IVA

Zortrax M200 V4

  • Zortrax M200 + Z-Suite + Rhino5 Commercial
  • Prezzo dei singoli prodotti: 2785€ + IVA
  • Prezzo Bundle: 2590€ + IVA

Artigiani, gioiellieri, appassionati di scultura 3D

  • Zortrax M200 + Z-Suite + Z-Brush R7
  • Prezzo dei singoli prodotti: 2540€ + IVA
  • Prezzo Bundle: 2390€ + IVA

Architetti, designer

  • Zortrax M200 + Z-Suite + Rhino5 Commercial
  • Prezzo dei singoli prodotti: 2785€ + IVA
  • Prezzo Bundle: 2590€ + IVA
  • Zortrax M200 + Z-Suite + Modo 801 Commercial
  • Prezzo dei singoli prodotti: 2825€ + IVA
  • Prezzo Bundle: 2590€ + IVA

Piano di lavoro in vetroceramica

  • Mankati FullScale XT Plus + MankatiUM + Rhino5 Commercial
  • Prezzo dei singoli prodotti: 3285€ + IVA
  • Prezzo Bundle: 2990€ + IVA

Ingegneri, progettisti

  • Zortrax M200 + Z-Suite + T-Flex 14
  • Prezzo dei singoli prodotti: 4290€ + IVA
  • Prezzo Bundle: 3490€ + IVA

Software 3D

  • Mankati FullScale XT Plus + MankatiUM + T-Flex 14
  • Prezzo dei singoli prodotti: 4790€ + IVA
  • Prezzo Bundle: 3990€ + IVA

Le offerte sono valide sino al 20 Luglio 2015

 

Postprocessing e verniciatura delle stampe 3D: le statuette artistiche di Simone Rasetti

Pietro Meloni Arte, Stampa 3D, Zortrax 0 Comments

 

Molto spesso, viene imputata alle stampe 3D una qualità insufficiente a considerarle un prodotto commerciabile. Molto spesso, specie con stampanti economiche, questa critica è poco confutabile. Ma quando si aggiunge una sensibilità artistica, la necessaria creatività, la capacità di sfruttare al meglio i software e una buona manualità, il risultato finale finisce per essere tutt’altro che grossolano.

E’ il caso di Simone Rasetti, un vero artista del digital sculpting, che si è formato in Arti Visive e Discipline dello Spettacolo all’Accademia di Belle Arti dell’Aquila. Appassionato di stampa 3D, Simone è la dimostrazione che, se un ruolo importante lo gioca la macchina, uno ancora più importante lo gioca – come si dice – “il manico“.

Così, da una modesta 3D Drag (messa tuttavia a punto con grande perizia), Simone riesce a dare vita ad oggetti unici veramente piacevoli, ai quali riesce a conferire una finitura eccezionale.

Jessica Rabbit stampata in3D

Una divertente reinterpretazione di Jessica Rabbit

Un esclusivo ritratto di Simone Rasetti

Un esclusivo ritratto di Simone Rasetti

Con modesti investimenti – una economica stampante 3D, un sensore di movimento adattato a scanner, e il tocco finale – ZBrush sapientemente utilizzato, vengono prodotte opere il cui impatto è decisamente più accattivante dei minime industriali prodotti con costosissime stampanti a polveri. I ritratti di Simone Rasetti sono opere d’arte, non passive riproduzioni della realtà ottenute con processi automatici.

Il segreto, oltre naturalmente al talento artistico necessario ad evidenziare il carattere del soggetto ritratto, è una minuziosa finitura, che viene realizzata completamente a mano. Anche alle stampe “tecniche”, che raffigurano prototipi di oggetti, Simone riesce a conferire una credibilità totale.

Bar Code reader, stampato in PLA

Bar Code reader, stampato in PLA

Simone, come tutti gli artigiani, non ci racconta del tutto i segreti del suo lavoro. Ma offre abbastanza indizi, per chi voglia ottenere eccellenti finiture, per intraprendere una strada di ricerca che conduce ad una straordinaria qualità.

Le stampe vengono prevalentemente effettuate in ABS, un materiale che consente di affrontare più facilmente le fasi di postprocessing. Rispetto al PLA può essere lavorato, carteggiato, levigato, incollato, verniciato con maggiore facilità, e risulta più resistente.

Dopo la stampa vengono naturalmente rimossi i supporti, ed eliminate i piccoli sfridi eventualmente rimasti con una pistola a caldo.

Rimozione supporti

Rimozione dei supporti

Rimozione sfridi

Rimozione degli sfridi

Successivamente, vengono incollate le varie parti. Simone evita (saggiamente) di stampare oggetti troppo grandi, per ridurre il rischio di deformazioni.

Incollaggio delle parti

Incollaggio delle parti

Il modello viene quindi trattato con vapori di acetone per la levigatura superficiale. Per evitare la perdita di dettagli, Simone adotta speciali accorgimenti in fase di modellazione.

La verniciatura viene effettuata in due momenti.dapprima un primer di fondo spray, e successivamente a pennello, con colori vinilici. Questa è ovviamente la fase più delicata, che richiede un vero e proprio tocco artistico.

Verniciatura a pennello

Verniciatura a pennello

I modelli, di grande impatto e gusto, sono molto apprezzati dagli appassionati.
Simone, già utilizzatore anche di una Form1+ e beta-tester per diverse nuove stampanti DLP, è in procinto di acquistare anche una Zortrax M200, macchina ideale per la stampa in ABS.

Elefantino

Elefantino stampato e decorato

 

 

 

 

Stampante 3D Mankati XT FullScale Plus

Pietro Meloni Stampa 3D 0 Comments

 

Mankati XT FullScale Plus

Dopo aver a lungo contestato l’effettiva utilità del doppio estrusore, spinti dalle richieste di molti clienti, ci siamo dovuti “convertire”, includendo nel nostro catalogo una macchina in grado di stampare contemporaneamente il materiale di costruzione e un materiale di supporto solubile.
Naturalmente, abbiamo cercato – in questa forzata conversione, di individuare un modello che – per caratteristiche costruttive – potesse soddisfare l’esigenza di stampare complessi modelli con intricate strutture di supporto senza introdurre le problematiche (o parte delle problematiche) connesse alla presenza del famigerato doppio estrusore.

Due estrusori = maggiore peso… in genere

Abbiamo sempre detto che le macchine con un solo estrusore stampano meglio di quelle che ne hanno due, e abbiamo motivato questa asserzione spiegando che l’aumento di peso delle masse mobili riduce la dinamica e la precisione dei movimenti. Così, quando ci siamo trovati al punto di scegliere una macchina con due estrusori, abbiamo posto la massima attenzione a questo aspetto. Abbiamo quindi optato per una soluzione Bowden, nella quale i motori di trascinamento del filamento sono montati sulla parte fissa della macchina, e non gravano sugli assi XY. Nel caso specifico, il peso complessivo dei due estrusori, realizzati in duralluminio, è addirittura inferiore a quello di un singolo estrusore a trazione diretta alimentato da un motore Nema 14. Un problema in meno.

Doppio estrusore Mankati

Due estrusori = minore volume utile… spesso

Un’altra critica che abbiamo sempre rivolto alle macchine “a due teste” è quella della sostanziale riduzione (in genere 70-80 mm) di corsa utile sull’asse X. Anche in questo caso, il progetto della XT Full Scale non penalizza il volume di stampa, anzi. Le dimensioni utili sono veramente generose: 260x260x300 mm., ben 20,280 litri. Oltre 2,5 volte il volume di una stampante 200x200x200.

Grandi stampe, quanti problemi

Effettivamente, la richiesta di poter effettuare grandi stampe è stata uno dei motivi per i quali abbiamo selezionato proprio questa macchina.
In verità, anche riguardo alle “grandi stampe”, abbiamo spesso espresso delle perplessità, a causa dei noti problemi di deformazione dei materiali termoplastici, il cosiddetto “warping”. E’ un problema al quale hanno pensato anche i costruttori di Mankati. Lo hanno affrontato in due modi: dotando la macchina di un efficiente piano di lavoro riscaldato in vetroceramica, in grado di raggiungere agevolmente i 110° grazie all’alimentazione 24V, e fornendo di serie delle paratie trasparenti, che consentono di stampare in un ambiente pressoché totalmente chiuso, senza pregiudicare la visibilità.

Costruzione generale

Siamo sempre stati attenti alla meccanica, e soprattutto alla rigidità del telaio, elemento chiave per ottenere stampe precise. La XT FullScale Plus appare particolarmente robusta, con un frame completamente in acciaio e un peso considerevole: circa 26 Kg.
Gli estrusori, spesso un punto debole nelle stampanti economiche a causa delle temperature “relativamente” modeste che limitano l’uso al solo PLA, sono nel caso di Mankati “All metal”, e possono raggiungere agevolmente i 300°.

Estrusori

Il sistema di raffreddamento è particolarmente sofisticato, con una ventola per ciascun estrusore più una turboventola per la parte, con dei convogliatori ad alta efficienza in grado di concentrare il flusso d’aria su tutta la zona circostante rispetto alla posizione degli ugelli.

 

Ben costruita la meccanica dei feeder (all metal), che utilizzano motoriduttori con un rapporto 10:1. Questo accorgimento consente di impiegare i più robusti filamenti da 3mm anche per stampe con layer di spessore minimo, riducendo l’isteresi caratteristica delle architetture Bowden.

Alimentazione del filamento con motoriduttori

Anche il piano di lavoro, riscaldato e in grado di raggiungere agevolmente 110° reali, è costruito con qualità. Utilizza un piano in vetroceramica, ottimo conduttore di calore, e una resistenza siliconica.

Piano di lavoro in vetroceramica

Insomma, la macchina appare ben progettata e matura (grazie alle molte migliorie apportate nel modello Plus). La costruzione è Cinese, ma questo non ci spaventa poi troppo. Molte più macchine di quante si possa immaginare (anche diverse ufficialmente dichiarate “Made in Italy”) sono costruite in Cina.

Caratteristiche

  • Tecnologia: FDM
  • Dimensioni: 384x434x535mm
  • Volume utile: 260x260x300mm (20,25 Lt)
  • Peso: 26 Kg
  • Estrusori: 2, All Metal, T max 300°
  • Alimentazione: Bowden, con motoriduttori 10:1
  • Layer: 0,02-0,4 mm
  • Mainboard: Mankati Stable V1.0
  • Alimentazione: 24V 15A
  • Velocità max spostamento: 250 mm/sec.
  • Velocità max di stampa: 180 mm/sec.
  • Velocità max estrusore: 100 mm/sec.
  • Piano di lavoro: in vetroceramica, riscaldato, 110°
  • Ambiente: chiuso
  • Precisione: assi XY 0,01 mm, asse Z 0,015 mm
  • Software: MankatiUM 6,2
  • Compatibilità filamenti: Open source, 3 mm, PLA,PVA,ABS,ABSPC,PCABS,HIPS,Laywood, Laybrick etc.

 

 

 

 

 

Stampante 3D Atom 2.0: il più accurato kit Delta in commercio.

Pietro Meloni Stampa 3D 0 Comments

 

Più volte abbiamo discusso sull’opportunità di scegliere un kit anziché una stampante già assemblata e pronta all’uso. Altrettante volte, abbiamo cercato di evidenziare nel modo più obiettivo possibile sia i vantaggi di costruirsi una macchina con le proprie mani, sia i rischi che l’autocostruzione comporta. Stavolta però ci troviamo di fronte ad un caso decisamente differente.

Molti utenti optano per i kit DIY per contenere i costi. Precisiamo subito che non è questo il caso. Molti, appena aperta una  scatola di cartone artigianale, con misteriose parti sfuse di dubbia qualità e documentazioni molto approssimative, si pentono della scelta di un kit e prefigurano litigi domestici immaginando quanti fine settimana ci vorranno per venirne a capo. Anche qui, non è questo il caso. Altri, dopo aver montato diligentemente una macchina dopo disperate, estenuanti frequentazioni di forum per risolvere i vari problemi, si rendono conto che per ottenere decenti prestazioni va cambiato l’estrusore, il piano riscaldato, l’hot end, l’alimentatore…
Neanche questo è il caso di Atom 2.0.

Che cosa ha di così particolare questo kit? Due cose, che fanno la differenza: la qualità del progetto e dei componenti, e la formula di acquisto. L’appellativo “The most refined Delta yet” è quantomai appropriato.

Atom Delta Printer

Tanto per iniziare, tutti i componenti sono in metallo. Nessuna parte stampata. Telaio in allumini, angolari in acciaio. Il tutto, anodizzato. Generoso volume di stampa, HUB a sospensione magnetica. Hot End All Metal. Possibilità di sostituire l’Hot End con un engraver laser. Guide lineari prismatiche, funzionamento estremamente silenzioso, qualità di stampa eccezionale. Manualistica chiara ed esaustiva, supporto del distributore durante l’assemblaggio. Ma andiamo con ordine. Cominciamo dal cuore. L’estrusore.

Estrusore

L’essenza di una buona stampa è nella capacità di estrudere materiale in modo fluido, a spessore costante e con la giusta temperatura. L’estrusore della Atom 2.0 è stato progettato da zero in tutti i suoi componenti, ed assicura una estrusione super consistente. Il corpo principale è ricavato dal pieno in Titanio, con un processo di tornitura CNC, ed è accoppiato con un dissipatore in alluminio, che fa in modo che il calore venga mantenuto in una zona ben delimitata, preservando le proprietà del filamento.

Atom estrusore

La speciale forma dell’ugello e il materiale con il quale è costruito riducono la formazione di depositi, e consentono di ottenere layer particolarmente sottili (0,05 mm) con eccellente precisione.

Guide

Molte stampanti Delta utilizzano guide cilindriche, soluzione non ritenuta soddisfacente dai progettisti Atom, che hanno optato per più silenziose ed affidabili guide prismatiche con cuscinetti lineari. La regolazione della tensione delle cinghie avviene semplicemente serrando una vite a brugola.

guide

Hub

Un vero capolavoro di meccanica. Costruzione in alluminio anodizzato, con sfere magnetiche in acciaio lappato. Tre ventole, che consentono di stampare superfici con sottosquadri estremi (sino a 10° dall’orizzontale) senza supporto.

Hub

 

Centratura regolabile. Possibilità di montare facilmente ulteriori accessori, secondo estrusore, etc.

Center Hub

 Aste

Uno dei punti critici delle stampanti Delta è l’omogeneità della lunghezza delle aste. Anche piccole variazioni determinano difficoltà di calibrazione insormontabili.

Aste Atom

 

In casa Atom le aste sono costruite con uno speciale polimero rinforzato in fibra di carbonio, terminali stampati ad iniezione e sfere magnetiche in acciaio magnetico lappato. Le aste vengono montate con un processo CNC che assicura una stabilità dimensionale perfetta.

Benchmark

La qualità delle stampe è realmente impressionante. Nelle seguenti immagini, da destra a sinistra, una stampa realizzata con uPrint SE (15900$), Z18 Replicator (6999$) e Atom 2.0 (1799€ in Kit).

benchmark qualità

 

In basso, i relativi ingrandimenti:

Atom ingrandimenti

Il kit

Un prodotto industriale, curato in ogni minimo dettaglio, perfettamente imballato. Senza brutte sorprese.

confezione

La documentazione

Corredata di esaustive spiegazioni ed immagini, tradotta da ShareMind, per condurvi, passo dopo passo, in una incredibile, immersiva esperienza nella stampa 3D di qualità.manualeAppassionati di precisione, non potevamo lasciarci scappare questa straordinaria macchina. Atom 2.0 può essere già preordinata e sarà a breve disponibile in pronta consegna presso il nostro shop.

Specifiche

  • Dimensioni: 42x42x76 cm
  • Peso (assemblata) 13 Kg
  • Frame: alluminio – acciaio
  • Componenti estetici: allumini – acciaio
  • Volume utile di stampa: Ø22×32 cm, 12,16 litri
  • Spessore Layer: 0,05 mm – 0,30 mm
  • Tempo di riscaldamento: da 23 a 200° – 60 sec.
  • Display: 20 x 4 caratteri
  • Connettività: USB, SD

Atom Kit

 

 

Zortax Inventure, annuncio ufficiale della nuova stampante 3D professionale

Pietro Meloni Stampa 3D, Zortrax 0 Comments

 

Dopo diversi mesi di gestazione e svariate indiscrezioni, oggi viene annunciata ufficialmente la nuova nata in casa Zortrax. Stavolta, identificata anziché da una sigla, come era per la M200, da un nome: Inventure.

La stampante, collocata nella categoria “Smart Professional”, si distingue immediatamente per la linea essenziale e pulita, ed è completamente chiusa.
A differenza di altri modelli di stampanti 3D “full enclosure”, non presenta un ingombrante e antiestetico “cappello”, ma si presenta come un compatto parallelepipedo, più simile ad una stampante multifunzione 2D.

inventure

Si sa ancora molto poco delle caratteristiche della nuova macchina, ma sembra si avvalga di una nuova tecnologia di gestione supporti (DSS-Dissolvable Support System), che utilizza un materiale solubile e una stazione ultrasonica per il postprocessing.
Stampe con intricati dettagli o meccanismi movibili potranno essere effettuate senza problemi. Immergendo l’oggetto stampato nel fluido per alcune ore, il supporto sparirà completamente, lasciando una superficie perfettamente liscia.

DSS Zortrax

Il piano di lavoro, secondo la tradizione Zortrax, è microforato. Le dimensioni di stampa utili sembrano essere (salvo conferme) piuttosto contenute: 130x130x130 mm.

DSS

Altra novità, la gestione dei materiali. La nuova Inventure utilizza cartucce proprietarie con un nuovo filamento – Z-ULTRAT PLUS, disponibile in sette colori. Le cartucce sono alloggiate ai lati della macchina, ed un chip fornisce indicazioni sul loro consumo, quantità di materiale ancora disponibile etc.

Cartuccia Inventure

Inventure include funzionalità e caratteristiche sino ad oggi disponibili soltanto nelle stampanti di fascia più alta. Riassumendole:

  • Il supporto solubile permette di realizzare complessi oggetti e parti in movimento, poiché la rimozione non richiede alcun processo manuale. Essenzialmente, l’oggetti vien collocato in un fluido che dissolve i supporti in alcune ore.
  • la temperatura presente nella camare riscaldada garantisce una elevata tolleranza dimensionali degli oggetti stampati.
  • la presenza di un filtro HEPA garantisce la massima sicurezza di lavoro.
  • il doppio ugello estrude simultaneamente il materiale di costruzione e quello di supporto.
  • il filamento in cartucce consente una semplice rimozione o sostituzione del materiale di stampa.
  • Il display integrato notifica gli eventi più importanti e permette di controllare il processo di stampa.
  • Il volume di lavoro di 130x130x130 consente di stampare molti degli oggetti tipici senza la necessità di dividerli in parti.

Come già anticipato in alcuni articoli precedenti, la M200 resterà in produzione, quale prodotto di punta Zortrax per affidabilità e versatilità. Le nuove Inventure potranno essere acquistate a partire da Settembre 2015. Il prezzo non è ancora noto.

 

Stampa 3D con filamenti speciali

Pietro Meloni Stampa 3D 0 Comments

 

Pubblico un’immagine di una stampa recentemente realizzata con uno speciale filamento a base di polvere di marmo.

Statua di Mercurio

 

La statuetta è alta circa 9 cm, e sono perfettamente visibili dettagli minimi, come le unghie dei piedi (circa 0,3 mm).

A breve, avvieremo un workshop per la stampa 3D con svariati filamenti speciali. Chi fosse interessato a partecipare, può scrivere a info@sharemind.eu per informazioni.

 

Artec rilascia Artec Studio 10, il più potente software di scansione 3D sul mercato

Pietro Meloni Artec, Scansione 3D 0 Comments

 

Artec Group, azienda leader nella produzione di scanner a brandeggio manuale professionali, ha appena rilasciato la versione 10 del suo pluripremiato Artec Studio.

Caratterizzato da sempre da una grande semplicità d’uso abbinata ad avanzate caratteristiche, con la versione 10 si arricchisce ulteriormente di esclusive funzionalità, mentre si registra un considerevole aumento delle prestazioni.
Il primo riscontro del fatto che “nel motore” è cambiato qualcosa di importante si avverte direttamente durante la scansione. La registrazione seriale dei frame 3D acquisiti (sino a 15/sec per l’EVA e sino a 7,5/sec per lo Spider) risulta molto più efficace ed accurata. L’algoritmo di registrazione riesce ad allineare le scansioni in ingresso correttamente rispetto al modello in corso di formazione, anche ove movimenti bruschi del polso dell’operatore modificano significativamente il campo inquadrato dallo scanner. Questa funzionalità rende la scansione molto più fluida e veloce, ed è particolarmente apprezzabile nel body scanning, in quanto riduce significativamente il tempo durante il quale il soggetto deve mantenere la medesima posizione. Anche nella successiva registrazione globale, nella quale a tutti i frame viene assegnato lo stesso sistema di coordinate, i vantaggi del nuovo algoritmo sono evidenti. I tempi si riducono significativamente rispetto alle versioni precedenti, e l’accuratezza generale, soprattutto per le scansioni circolari risulta considerevolmente aumentata.

Nei casi in cui non è possibile con una sola sessione acquisire l’intero modello, ed è necessario allineare scansioni effettuate in tempi diversi, l’allineamento automatico ha ora molte il doppio delle probabilità di successo, rendendo superfluo nella maggior parte dei casi il classico abbinamento di punti simili sulle due scansioni da allineare.

Nella versione 9 era possibile riprendere una scansione interrotta puntando lo scanner sull’ultima zona scansionata: nella versione 10, è possibile riprendere una scansione da qualsiasi zona scansionata in precedenza. Il riempimento fori è stato migliorato, così come l’allineamento non rigido, che consente ora di allineare superfici multiple. E’ stata introdotta una semplificazione mesh veloce (che consente un risparmio del 90% di tempo), e ridotti ad un quinto i tempi per la mappatura di texture con il metodo Alias.

Ed è proprio nella gestione texture che la versione 10 “sfoggia” il suo asso nella manica. Una delle operazioni più noiose e complesse è quella di elaborare, con software di postprocessing esterni (es.ZBrush) le zone corrispondenti ai fori trattati con gli strumenti di chiusura fori, che risultano naturalmente neri (privi di texture). La versione 10 consente sia durante la chiusura fori, sia con uno speciale pennello di “bonifica texture” di propagare le texture circostanti (anche molto complesse) in queste zone, rispettando le eventuali deformazioni causate dall’andamento delle superfici relative. I tempi di postprocessing si abbattono drasticamente, aumentando di molto la produttività.

La release 10 viene resa disponibile in due distinte versioni: Professional, che supporta tutti gli scanner Artec, e la versione Ultimate, che oltre al supporto degli scanner Artec può gestire anche i sensori terze parti.

Artec 10 Professional può essere acquistato con licenza permanente o noleggiato per un anno; Artec 10 Ultimate è disponibile esclusivamente con licenze della durata di un anno.

La versione 8 non è più supportata.
Artec Studio è disponibile in varie lingue, tra cui l’Italiano. La traduzione è curata da ShareMind.

La tabella seguente contiene una comparazione delle principali caratteristiche di Artec Studio 8, 9 e 10.

 AS8* AS9AS10
Scansione
Impostazioni di baseXXX
Tracking con geometria e textureXXAvanzato
Tracking con targetXX
Controllo sensibilitàXX
Fusione in tempo realeXX
Scansione continuaManualeAutomatica
Correzione allineamento durante il trackingX
Supporto sensori terze partiMicrosoft Kinect V1
Asus XTion
PrimeSense Carmine
Microsoft Kinect V1-V2
Asus XTion
PrimeSense Carmine
Intel F200 (IVCam)
Postprocessing
Allineamento automatico scansioniXPercentuale di successo raddoppiata
Accuratezza chiusura loop (scansioni circolari)XMigliorata
Rimozione frammenti esterniXX
Fusione rigorosaXX
Chiusura foriXAggiornataAggiornata
Allineamento non rigidoDi base, solo per due superficiMigliorato, solo per due superficiAvanzato, per superfici multiple
Semplificazione meshXXSino al 90% più veloce
Strumenti di misura
Di base: misure lineari, geodetiche,sezioni, mappe di distanzaXXX
Strumenti avanzati:
Volumi, annotazioni, esportazione DXF
XX
Editing dati
Texture mapping con AtlasXXFino a 5 volte più veloce
Texture mapping con triangoliXXX
Correzione automatica texture mancantiX
Rimozione automatica targetX
Pennello levigaXmaggiore controllomaggiore controllo
Strumento gomma (di base)XXX
Strumento gomma: selezione rettangolo e pianoXX
Strumento gomma: lassoX
Strumento di posizionamentoXX
Strumento correzione difettiXX
Strumento bonifica textureX

 

Suggerimenti per contenere la deformazione nelle stampe 3D di grandi dimensioni

Pietro Meloni Guide, Stampa 3D 0 Comments

 

Occasionalmente alcuni utenti (in particolare architetti, che stampano spesso plastici di dimensioni considerevoli) segnalano problemi di deformazione, distacco e delaminazione dei modelli. In genere rispondo caso per caso, ma può risultare comodo una specie di vademecum per ridurre il più possibile l’insorgenza di questo genere di problemi.

Plastico realizzato con una Zortrax M200

Le cause

Nelle stampanti FDM la tecnologia stessa impiegata presuppone notevoli variazioni di temperatura del materiale utilizzato. I filamenti termoplastici vengono portati alla cosiddetta “transizione vetrosa”, e in molti casi repentinamente raffreddati subito dopo la loro deposizione da una ventola.

Il povero filamento è sottoposto ad un doppio shock, e mentre pare che agli umani faccia bene un breve bagno nell’acqua ghiacciata (almeno così dicono i Finlandesi), ai nostri filamenti venire fusi e immediatamente raffreddati non fa bene affatto.

Purtroppo questo “trattamento” è inevitabile. Per estrudere il filamento, questi deve essere a temperatura di fusione. Per deporre lo strato successivo, quello precedente si deve essere solidificato. Non si scappa.

Ma cosa provoca esattamente lo shock termico nel nostro modello? Un sacco di guai. Il materiale durante l’estrusione aumenta di volume, e durante il raffreddamento si ritira. Le conseguenze di queste repentine variazioni di volume, in particolare nelle stampe di grande formato sono svariate: deformazione (anche pronunciata), distacco del modello dal piano di lavoro, variazioni dimensionali, fessurazioni (delaminazione), etc. Talvolta questi fenomeni hanno proporzioni così significative da rendere il modello stampato inutilizzabile. Vediamo cosa si può fare per contenerle.

Piccolo è meglio

Il primo, quasi ovvio e apparentemente banale consiglio è quello di stampare modelli piccoli. Il fenomeno della ritrazione, responsabile dei problemi di cui sopra, è proporzionale alle dimensioni del modello (e condizionato dalla sua forma). Riducendo le dimensioni della parte da stampare, il ritiro si riduce e così le sue conseguenze. Ma se il pezzo da stampare è grande? Semplice, o quasi. Si stampa il pezzo in più parti e successivamente si incollano. In particolare l’ABS (che come vedremo tra poco è il materiale più soggetto a ritiri tra quelli comunemente utilizzati nella stampa FDM) si può incollare con grande facilità. E’ sufficiente preparare una “mistura” di acetone e frammenti di ABS (possibilmente, dello stesso colore con il quale è stampato il modello) in rapporto di 4:1. La mistura va preparata versando l’acetone in un vasetto di vetro ed aggiungendo frammenti di filamento o raft di precedenti stampe. Dopo qualche ora, si ottiene un liquido cremoso che può essere utilizzato come collante strutturale. Basta passarlo con un pennello su una delle due parti da accoppiare (senza esagerare per evitare sbordature), collocare le parti in posizione e mantenere per un breve tempo una leggera pressione. Il gioco è fatto. Naturalmente, per facilitare l’accoppiamento possono venire previsti incastri, spine etc. Ove è possibile applicare la tecnica dell’incollaggio (nei modelli che lo consentono), questa rappresenta la scelta migliore rispetto all’alternativa di dover effettuare grandi stampe in un pezzo solo.

L’importanza dei filamenti rispetto ai problemi di deformazione e distacco: scegliere il materiale giusto

Come avevo già in qualche modo anticipato nel precedente paragrafo, non tutti i materiali si comportano nello stesso modo rispetto al fenomeno del ritiro. Tra quelli più popolari (ABS e PLA), sicuramente l’ABS (AcriloNitrile Butadiene Stirene) è di gran lunga più soggetto a queste problematiche. Dal momento che presenta però altri vantaggi (maggiore resistenza termica,maggiore durata nel tempo, migliore lavorabilità, migliore incollaggio etc.), l’ABS è sicuramente il materiale principe per la stampa di modelli e prototipi di qualità, a dispetto della sua tendenza ad esibire un maggiore ritiro.
Comunque, anche gli ABS (che considereremo in questo articolo come il materiale di riferimento e quello con il quale confrontarci), sono disponibili con diverse formulazioni e differenti caratteristiche. La percentuale dei componenti utilizzati può significativamente variare, e alcuni costruttori (es. Zortrax) rendono disponibili ABS High Grade specificatamente formulati per ridurre al minimo le problematiche nelle stampe di grandi dimensioni. Ove possibile (se il filamento è compatibile con la stampante target), si consiglia vivamente di utilizzare questi materiali, anziché ABS generici. Ad esempio, lo Z-ULTRAT è un ABS M30 che garantisce una resistenza del 70% superiore e coefficienti di ritiro nettamente inferiori rispetto agli ABS comuni, ma richiede temperature di stampa di 270-280°.

Filamenti Z-Ultrat

Quanto conta una perfetta calibrazione del piano di lavoro

In generale, per ottenere una buona stampa un piano di lavoro ben calibrato è comunque un must. Per ottenere una buona stampa “grande”, una perfetta calibrazione è ancora più importante. Per un semplice motivo: la stesura del primo strato deve perfettamente aderire per scongiurare il successivo distacco. Se il piano non è perfettamente livellato, nei punti nei quali risulta più basso il filamento estruso arriverà più freddo, creando una sorta di Cavallo di Troia, un punto di debolezza nel quale si può insinuare un sollevamento dei bordi del raft, con conseguente “reazione a catena” che prosegue con l’imbarcamento della base e il successivo catastrofico distacco della parte a metà stampa. Naturalmente, oltre a una perfetta calibrazione iniziale, il piano di lavoro deve “tenere la calibrazione” anche durante tutta la stampa (ovviamente lunga, nel caso di grandi stampe), e questo presuppone macchine con un valido telaio e una struttura robusta.

Piano riscaldato

Dedico poco tempo a questa sezione. Il piano deve essere ovviamene riscaldato, ma non solo. Deve essere omogeneamente riscaldato. Molti piani di lavoro sono costruiti con materiali leggeri, e con elementi riscaldanti economici. In questo caso, è frequente rilevare differenze di temperatura di svariati gradi (anche una decina) tra il centro del piano e i bordi periferici. Non a caso, è proprio nei bordi periferici che il modelli si deformano e si sollevano dalla base. Un buon piano di lavoro deve essere massiccio, di metallo, e dello spessore di almeno 3-4 mm. L’elettronica è importante nel controllo della temperatura: le schede ad 8 bit (es.Arduino/Ramps) fanno fatica a gestire i calcoli delle traiettorie di stampa e a controllare contemporaneamente la regolazione della corrente per gestire l’uniformità della temperatura del piano di lavoro. Molto meglio processori a 32 bit.

Uso di paratie, macchine chiuse

All’inizio di questa chiacchierata, abbiamo parlato di “shock termico” al quale sono sottoposti i materiali termoplastici, sottolineando successivamente che l’ABS “non gradisce”. In verità, oltre che non gradire particolarmente l’uso della ventola, reagisce ancora peggio anche alle minime correnti d’aria: una porta, o peggio una finestra aperta durante la stampa lasciano sicuramente il segno. Prima, durante e dopo la stampa (approfondiremo in seguito), l’ABS deve stare “al calduccio”. Come garantirgli un ambiente confortevole? Scegliendo una macchina chiusa, o macchine che prevedono la possibilità di utilizzare paratie di copertura opzionali (e ovviamente, applicandole). Sottolineo “macchine che prevedono”, poiché utilizzare delle paratie, magari autocostruite, su una macchina che non ne prevede l’impiego può essere pericoloso. In molte macchine l’elettronica non è termicamente isolata rispetto alla camera di stampa, e se in questa si aumenta la temperatura chiudendola con delle paratie, si rischia di bruciare per sovratemperatura la scheda madre.

Zortrax M200 con pannelli laterali

Infill, come regolarsi

Nelle stampe di grandi dimensioni generalmente i modelli prevedono pareti di un certo spessore e un riempimento delle cavità interne che possiamo programmare con una densità variabile. Le forze che agiscono durante il ritiro si propagano lungo la struttura costruita, proporzionalmente alla densità dell’infill e allo spessore delle pareti. In altre parole, meno denso è il riempimento, più il modello è strutturalmente leggero e meglio è. Utilizzare, per migliori risultati, un infill Light. Più light possibile.

Caldo, caldo e ancora caldo

Molti utenti hanno fretta, sono impazienti di vedere il modello finito. Accendono la macchina, stampano e distaccano il pezzo non appena ha finito. Le tensioni che nel frattempo si erano generate all’intero della parte si possono scatenare, e “misteriosamente” appaiono delle crepe che prima non c’erano…

Armiamoci di santa pazienza, quando abbiamo a che fare con stampe grandi. Accendiamo la macchina in preriscaldamento (se non è automatico all’accensione come in alcuni casi) almeno 20-30 minuti prima di iniziare a stampare. Facciamo in modo, evitando correnti d’aria ed utilizzando possibilmente macchine chiuse o protette con paratie, che l’ambiente di stampa resti a temperatura costante durante tutto il processo. Al termine, lasciamo la macchina accesa ancora per 20-30 minuti. Poi lasciamola raffreddare più lentamente possibile, prima di tentare di staccare la stampa.
Con buone, ottime probabilità le famigerate “misteriose” crepe non si formeranno.

crepe nella stampa

Skirt, Brim o Raft?

Generalmente, i software di slicing open source offrono queste tre alternative.
Dal momento che lo scopo è fare in modo che il modello in corso di stampa rimanga per tutto il tempo ben aderente al piano di lavoro, la scelta è abbastanza semplice: se la base d’appoggio è sufficientemente ampia, si potrebbe usare uno qualsiasi di questi tre metodi. Tuttavia, qualora dovesse verificarsi il sollevamento dei bordi, sarebbe naturalmente meglio che questi fossero non i bordi dell’oggetto da stampare, ma i bordi di una superficie di costruzione (es. Raft), più ampi della base dell’oggetto stesso. Quindi generalmente il Raft è la scelta migliore.

Raft

Uso di collanti per aumentare l’adesione al piano

Premesso che i materiali presi in considerazione in questo articolo sono da un lato quelli che offrono migliori risultati qualitativi e dall’altro quelli che sono maggiormente soggetti a fenomeni di ritiro (es. rispetto al PLA), e che comunque cercheremo di selezionare tra questi quelli che presentano meno problemi, possiamo aumentare l’adesione al piano ove necessario con adeguati collanti:

ABS: è possibile migliorare l’adesione al piano con il cosiddetto “ABS Juice”, una miscela di acetone e ABS (5:1 circa) da spalmare sul piano di lavoro con un pennello.

HIPS: si può usare uno stick di colla per modellismo (es. UHU, Tamyia etc.), spalmato sul piano di lavoro.

PET (Glass): si può usare un collante a base di PVA, ma generalmente l’adesione del PET al piano di lavoro è già ottima di per se.

Oltre all’impiego di collanti, sono disponibili anche pellicole “tecniche” autoadesive da applicare sul piano di lavoro per migliorare l’adesione. Alcune, ad esempio BuildTak (disponibile presso ShareMind) funzionano piuttosto bene, e durano molto a lungo.

Buildtak1

Ventola? No grazie

Nelle grandi stampe, la ventola dovrebbe essere completamente disattivata, poiché l’estrusore compie lunghi tragitti prima di “ripassare”, con il layer successivo, su una zona stampata durante il layer precedente, ed il materiale ha quindi tempo per raffreddarsi naturalmente. Nel caso il modello presentasse nella parte più alta un piccolo numero di protuberanze, guglie, elementi con una modesta sezione, potrebbe accadere che, con l’hot end che insiste sulle stesse zone layer dopo layer, si verifichino delle deformazioni. Anche in questo caso tuttavia, anziché ricorrere all’uso della ventola, è conveniente aggiungere degli oggetti “dummy” (es. cilindri o parallelepipedi) alti almeno quanto il modello. Lo scopo sarà quello di “distrarre” l’hot end, facendo in modo che non debba trovarsi a lungo sulle stesse piccole zone.

Estremi rimedi

C’è sempre un estremo rimedio. Se – nonostante tutti gli accorgimenti adottati i bordi della stampa dovessero sollevarsi, è possibile in fase di slicing aggiungere in corrispondenza degli spigoli delle superfici a forma di “L” raccordata, collocate in prossimità della base del modello. Il raft risulterà più ampio, e la forma arrotondata ridurrà la possibilità che gli spigoli si distacchino imbarcandosi.

 

Zortrax M200 è la migliore stampante 3D desktop del momento

Pietro Meloni Stampa 3D, Zortrax 1 Comment

 

zortrax 3DHubs

3D Hubs, organizzazione che raccoglie oltre 13500 hub di stampa in 150 paesi del mondo, ha appena pubblicato la sua tradizionale indagine qualitativa sulle stampanti 3D di Aprile. A conferma delle tendenze già evidenziate nella qualifica generale 2015 e nel report di Gennaio, Zortrax M200 si colloca ancora una volta prima assoluta: stavolta, non soltanto nella categoria FDM, ma in generale come la migliore stampante 3D desktop sul mercato.

Printer Quality Ratings April 2015

Nella classifica generale, Zortrax sorpassa in Aprile la Form1+ (SLA), che scende al secondo posto nella classifica assoluta. Sul podio anche la CTC 3D, una stampante di grande formato, in grado di produrre oggetti di altezza sino a 664 mm. Tra le altre notizie meritevoli di segnalazione, Delta Wasp è l’unica stampante Italiana nel gruppo delle prime 20, e si posiziona al 7mo posto, avanzando di cinque posizioni, e CraftBot entra per la prima volta classifica, collocandosi al 18 posto.

 

Scanner 3D: comparazione Artec EVA e Go!Scan

Pietro Meloni Artec, Scansione 3D 0 Comments

 

Pubblico un test comparativo tra Artec EVA e Go!Scan di una complessa scansione di una superficie riflettente, solo parzialmente opacizzata con spray al talco. In se, l’oggetto da acquisire non appare particolarmente interessante, ma si tratta di un significativo test rispetto alla capacità dei due scanner e relativi software di registrare con successo una sequenza di frame in tempo reale, e produrre di conseguenza un risultato soddisfacente.