ShareMind diventa partner Grenke per il noleggio operativo

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Grenke

Annunciamo con piacere ai nostri clienti una nuova parteneship di ShareMind con il gruppo Grenke, azienda leader che opera da oltre 35 anni nella locazione di beni strumentali. Il successo di Grenke si fonda su tre principi:

  • procedure semplici, snelle ed efficaci
  • assistenza e consulenza locali e personalizzate
  • prezzi e prodotti pensati su misura per i clienti

L’elevato livello di qualità dei servizi è garantito da controlli periodici che consentono ai clienti di contare su procedure che rispondono ai più elevati standard qualitativi internazionali, con certificazione DIN EN ISO 9001:2008.

I vantaggi della locazione

  • Mantenimento della liquidità. La locazione mantiene inalterato il capitale, e migliora la capacità creditizia
  • Maggiore sicurezza nella pianificazione. I canoni costanti semplificano la pianificazione dei costi.
  • Più investimenti in meno tempo. Canoni bassi e regolari anziché un oneroso investimento iniziale.
  • Maggiore flessibilità. Tecnologia sempre aggiornata, grazie all’opzione di scambio.
  • Maggiori garanzie di godibilità dei beni. Un’assicurazione All Risk copre tutti i rischi connessi all’utilizzo dei prodotti noleggiati, che saranno di conseguenza disponibili con piene funzionalità per tutto il periodo prefissato, anche oltre i termini di garanzia offerti dal produttore/fornitore.
  • Totale detraibilità immediata delle singole rate di noleggio. A differenza dell’acquisto, rispetto al quale i beni possono risultare ammortizzabili in più anni, la detrazione fiscale è contestuale al pagamento di ciascuna singola rata.
  • Minore esposizione fiscale. Trattandosi di un noleggio e non di un acquisto, i beni non entrano nello spesometro, nelle rimanenze, non determinano un aumento dell’IRAP,  etc.
  • Centrale rischi: no grazie. Non trattandosi di un prestito, i contratti di noleggio operativo non vengono comunicati alla centrale rischi: la possibilità di richiedere prestiti, finanziamenti ed eseguire operazioni di leasing resta intatta.

Come funziona

E’ semplice. Tutti i soggetti IVA (ditte individuali, società di persone, società giuridiche, associazioni) possono accedere al noleggio di beni strumentali che abbiano un costo a partire da 500€, per un periodo di 24-30-36-48-60 mesi.

Per attivare una pratica, il cliente può richiedere un preventivo gratuito per il noleggio dei beni di suo interesse (hardware, software, materiali, accessori etc.).
Qualora valuti la proposta interessante, dovrà fornire via e-mail una compatta documentazione relativa alla propria azienda. La richiesta viene valutata da Grenke nell’arco di poche ore. Ove venga accettata, il cliente potrà ritirare immediatamente i beni presso il fornitore, firmando contestualmente il contratto di noleggio. That’s All. Semplice, no?

Per saperne di più, basta contattarci. La possibilità di entrare in possesso, con una piccola rata, dei dispositivi e dei programmi che possono dare un impulso di innovazione e crescita alla vostra attività è più vicina che mai.

Taluman rilascia Alloy 910, un nuovo, robusto filamento per applicazioni di robotica

Pietro Meloni Materiali 0 Comments

 

Molti concordano sul fatto che la prossima grande evoluzione della stampa 3D riguarderà i materiali, piuttosto che le macchine. Secondo le aspettative, il mercato globale dei materiali supererà il bilione di dollari nell’arco dei prossimi cinque anni.

Già nel recente periodo sono apparsi nuovi prodotti, soprattutto rivolti alle stampanti FDM/FFF, tra cui il PLA al grafene annunciato da Graphene 3D Labs, ultimo di una serie di filamenti caricati con nanofibre di carbonio per aumentarne la resistenza.

Taluman 3D, uno dei principali attori (e innovatori) nel campo dei materiali per la stampa tridimensionale, ha appena annunciato la disponibilità di un nuovo prodotto, denominato Alloy 910, che si caratterizza per le estreme doti di resistenza senza l’aggiunta di cariche.

Contenitor per elettronica stampati con Taluman alloy-910

Il nuovo materiale, realizzato con il contributo di aziende chimiche e della comunità degli utenti di stampanti 3D, si propone come il filamento perfetto ad alte prestazioni. Taluman lo descrive come “un materiale che combina una resistenza alla trazione superiore a quella dei più robusti copolimeri, la durata nel tempo del Nylon, un fattore di ritiro comparabile con quello del T-Glase, un’ottima resistenza agli agenti chimici e una temperatura di utilizzo degli oggetti realizzati sino a 95°“. Il materiale può essere stampato con facilità a temperature di 245°. Le complete specifiche tecniche sono:

  • Resistenza alla trazione: >8.100 PSI
  • Modulus PSI: 72.932
  • Massimo allungamento prima della rottura: 31%
  • Temperatura di stampa: 245°
  • Dimensione ugello: qualsiasi
  • Tg: 90°
  • Ritiro: 0,07874 mm/mm
  • Trasmissione: 50%
  • Colore: ambrato, può essere tinto con coloranti acidi

A dispetto della elevata resistenza a trazione, il materiale non contiene nanotubi o fibre di carbonio, materiali compositi o cariche. Si tratta di pura plastica, ed è quindi particolarmente versatile e non richiede ugelli specifici (es. in metallo duro integrale).

Taluman Alloy 910

Il piano di stampa può essere riscaldato (45°) e trattato con PVA, o freddo, nel qual caso si consiglia un rivestimento BuildTak trattato con PVA.

Le ottime doti di resistenza meccanica e il basso attrito lo rendono ideale per creare cinematiche articolate e per applicazioni di robotica. Alloy 910 è già in vendita in bobine da 1.75 e da 2.85 mm.

 

 

 

Stampante 3D Tiko

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Dopo qualche mese durante il quale la quantità di progetti di stampanti 3D presentati su Kickstarter si è notevolmente ridotta (e quei pochi proposti non hanno ottenuto finanziamenti sufficienti), ecco una nuova “Entry”, che si presenta in modo particolarmente aggressivo, soprattutto riguardo al prezzo di lancio: 179$.

Come già accaduto in altre occasioni, piuttosto che un prototipo vero e proprio, siamo di fronte ad un rendering, tanto ben fatto da sembrare vero, e su alcuni link, addirittura ad un filmato animato.

Tiko3D

Pur non essendo nella condizione di mettere in dubbio la fattibilità del progetto, i recenti episodi che hanno riguardato diversi prodotti lanciati su piattaforme di crowdfounding (primo tra tutti quello riguardante la mancata consegna, a due anni di distanza, delle “famigerate” Pirate3D), uniti ad un prezzo piuttosto improbabile, sollevano molti dubbi.

Ma soffermiamoci, senza entrare troppo nel campo delle supposizioni, su quelli che sono i contenuti tecnici dichiarati di questa stampante.

Al primo sguardo, la stampante si presenta come una ennesima “Delta Style”, con un design accattivante. La prima caratteristica che salta all’occhio è il peso, contenutissimo. La stampante è pensata per essere trasportata molto facilmente, e per lavorare in Cloud, esclusivamente in modo Wireless. Dovrebbe essere gestibile con qualsiasi browser. La parte superiore della carrozzeria, in plastica, dovrebbe poter contenere una bobina da 1 Kg di filamento non proprietario. Caratteristica singolare, il piano di lavoro, privo di qualsiasi sistema di livellamento, è staccato dalla stampante e costruito con un materiale elastico che non richiede l’applicazioni di nastri o lacca. Al termine della stampa, sollevando la macchina e piegando il piano di lavoro, l’oggetto stampato dovrebbe staccarsi senza fatica. Un’altra bizzarra caratteristica riguarda l’assenza sull’hot end di una ventola di dissipazione del calore. Secondo il progettista, il blocco hot end è progettato con speciali condotti che garantiscono la corretta gestione del calore in relazione alle esigenze di stampa.

Rispetto a queste specifiche, i dubbi tecnici si addensano, ma diamo tempo al tempo. Probabilmente, considerando il prezzo e il piacevole design della macchina, la campagna di raccolta fondi riscuoterà un grande successo. Poi si vedrà.

ShareMind diventa Reseller Premium Zortax

Pietro Meloni Stampa 3D, Zortrax 0 Comments

 

Siamo particolarmente lieti di annunciare che ShareMind è stata recentemente insignita del titolo di Reseller Premium da Zortrax S.p. z.o.o.

premium
La qualifica di Reseller Premium, al momento assegnata a tre soli partner nel mondo (ShareMindItalia, Machines 3DBelgio e 3D PhoenixPolonia), riflette gli importanti risultati di vendita raggiunti e la superiore qualità dell’assistenza tecnico/commerciale erogata nella fasi di pre e post vendita agli utenti finali.

bestplugandplay

Orgogliosi per questo ambito riconoscimento, che ci spinge a fare ancora meglio per promuovere e supportare una delle migliori stampanti 3D FDM del momento, desideriamo ringraziare tutti i nostri clienti, che ci hanno permesso di raggiungere questo importante risultato.

 

 

Stampare oggetti più grandi del volume utile della stampante

Pietro Meloni Guide, Stampa 3D 0 Comments

 

Qualche settimana fa, un simpatico cliente appassionato di scultura, è venuto a trovarmi con l’idea di stampare una statua di 2,5 metri di altezza con una Zortrax M200 (naturalmente a pezzi) e di utilizzare il prototipo finale per una fusione in bronzo. Abbiamo fatto insieme alcuni test in scala ridotta con risultati positivi, e probabilmente il cliente, che nella vita è un vigile del fuoco, si imbarcherà in questo ambizioso progetto.
Più in generale, e senza arrivare necessariamente a casi così estremi, la necessità di stampare oggetti di grandi dimensioni è spesso sentita, ma purtroppo in contrasto sia con il volume medio di lavoro delle stampanti FFF disponibili, sia con i problemi tipici delle “grandi stampe” (ritiri, deformazioni). Qualcuno ha provato a costruire macchine di grande formato, ma senza molto successo. La richiesta è modesta, rispetto a modelli desktop standard, e i costi di produzione e commercializzazione risultano elevati. I sopra menzionati problemi di deformazione e distacco fanno il resto, e alla fine risulta molto più conveniente frammentare la stampa in varie parti, da stampare, se i tempi divengono troppo lunghi, eventualmente con un batch di stampanti di medio formato, comunque più economico nell’acquisto di una singola macchina di grandi dimensioni. Proprio oggi, al riguardo, ho letto un interessante articolo scritto da Dickon Walker della società St3p, che si è recentemente cimentata con successo con una problematica simile. Lo pubblico integralmente assai volentieri.

“Non accade tutti i giorni di ricevere la richiesta di stampare in 3D una replica della testa di un cavallo, ma questo è quanto ci è accaduto quando Fokus Grupa – un collettivo artistico di Rijeka, Croazia, ci ha contattato questa estate.

La loro idea era quella di creare un nuovo pezzo d’arte sulla base di una scansione 3D di una scultura equestre che sorge nella piazza principale di Zagabria, la pittoresca capitale della Croazia . In scala 1 : 1 la replica richiederebbe una stampa di oltre un metro di altezza, un metro di profondità e 60 cm di larghezza – un bell’impegno quando si lavora con le stampanti la cui dimensione massima di stampa è di 28,5 x 15,3 x 15,5 centimetri.

La prima sfida per noi è stata la modifica del file da stampare – la scansione 3D del cavallo che ci è stata fornita era di bassa qualità, con una risoluzione modesta, e , scalata nella dimensione corretta ha rivelato svariati fori e lacune tra le superfici che abbiamo dovuto riparare. Questo compito un po ‘noioso può essere reso più facile con strumenti automatici di riparazione presenti nel software di modellazione 3D, ma molti interventi hanno richiesto modifiche manuali. Con il modello completamente riparato, siamo passati alla fase successiva: il compito “raccapricciante” di sezionare la testa in blocchi di dimensioni gestibili dalla nostra stampante. Per garantire che ogni singola parte avrebbe potuto venire stampata abbiamo creato ciascun blocco con dimensioni di almeno 20 mm più piccole della corsa utile di ciascun asse – lasciando spazio per il raft ( o zattera ) che la stampante utilizza invece di stampare direttamente sulla piastra di lavoro.

Con il sezionamento, abbiamo ottenuto un grande “patchwork” della testa del cavallo. Per ridurre tempi, quantità di materiale e costi il modello 3D è stato svuotato, lasciando soltanto uno spessore delle superfici sufficiente a garantire il montaggio.

Con 124 blocchi di tutte le forme, dimensioni e diverse necessità di stampa, ci siamo affidati al supporto di Excel. Ogni singolo blocco è stato salvato come file stl e caricato nel software della stampante per una stima di utilizzo di tempo e materiale necessario. Le stampe variavano da mezz’ora per piccoli oggetti da 6 grammi, a 15 ore per oggetti da 366 grammi.

Gli elementi sono stati tutti trascritti in un foglio di calcolo e formattati per evidenziare i diversi tempi di stampa. Questo ci ha permesso di calcolare la quantità di filamento da ordinare e di stilare un calendario per la stampa per ottimizzare il tempo macchina. Quindi, con l’incubo della famosa scena del Padrino in mente, siamo giunti al momento di avviare la stampa.

I blocchi di dimensioni maggiori sono stati stampati singolarmente, mentre quelli più piccoli sono stati raggruppati, per ottimizzare il processo, fino a che abbiamo ottenuto una montagna di pezzi stampati.

Per accertarci di aver stampato tutti i blocchi e di essere in grado di accoppiarli correttamente, li abbiamo assemblati in via preliminare usando del nastro adesivo. Alcuni dei blocchi più grandi si erano deformati durante la stampa – creando delle fessure negli accoppiamenti di pezzi adiacenti. Questo processo di ‘ pre – assemblaggio’ ci ha permesso di identificare questi gap, ed abbiamo successivamente diviso alcuni dei blocchi più grandi in più parti per ridurre le deformazioni.

Con i nuovi blocchi stampati e pre -assemblati eravamo pronti per iniziare a fissarli definitivamente con resina epossidica. Chiunque abbia mai usato resina epossidica prima che si sa che si tratta di una questione complessa e maleodorante. A causa del tempo di indurimento della resina epossidica ogni parte doveva essere tenuta in posizione a mano (le geometrie curve rendevano impossibile l’uso di morsetti) finché al completo fissaggio.

A poco a poco, la testa del cavallo stava prendendo forma e i blocchi non identificabili (per fortuna li abbiamo numerati con un pennarello) cominciavano a trovare posto… una criniera , le narici e alla fine … le orecchie!

Per poter lavorare nella parte inferiore della testa, abbiamo tenuto gli ultimi tre strati separati, cosa che ci ha consentito di capovolgere il modello. La fase successiva è stato quella di riempire le fessure tra i pezzi assemblati della testa del nostro cavallo “lobotomizzato”. Per questo scopo abbiamo utilizzato un riempitivo generico ad asciugatura rapida e facilmente carteggiabile.

Con entrambe le sezioni fissate e sabbiate, siamo arrivati al punto di incollare tra loro le due metà, e completare la testa del cavallo.

Abbiamo usato un totale di 14 Kg di ABS (circa 3,5 miglia di filamento) e mezzo chilo di resina epossidica. La testa del cavallo è stata ritirata da Iva e Elvis ( Fokus Grupa ) e faticosamente trasportata per la mostra alla Transmission Gallery di Glasgow.
Il modello di questo progetto è stato il più grande che abbiamo realizzato, e si è rivelato per noi una vera sfida. Detto questo, è stata un’esperienza molto coinvolgente, e alla fine il risultato è stato spettacolare.
Dopo mesi di posta elettronica e comunicazioni video remote, è stato bello incontrare finalmente Iva e Elvis, che sono stati così gentili da invitarci alla inaugurazione della mostra ‘People love Monuments” e raccontare la nostra storia nella realizzazione di questo lavoro.”

Stampante 3D Mostfun Sail

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Una piccolissima “Cinese” della quale si sa ben poco. Il sito ufficiale ha i menu in Inglese, ma tutte le descrizioni in Cinese (forse semplificato, ma per noi comunque inaccessibile…).
mostfunComunque, fedeli al nostro obiettivo di citare più stampanti 3D possibile, pubblichiamo almeno le immagini di questa macchina (anche se quelle disponibili puzzano di rendering un bel po’).

mostfun interior
Dal poco, anzi pochissimo che si riesce a capire, la macchina sembrerebbe costruita con componenti meccanici metallici, e basata su una moderna architettura CoreXY.
Alcuni dettagli non ci convincono particolarmente: il controllo dei livelli del piano di lavoro a 4 punti, e la collocazione dell’elettronica nella parte alta della macchina (più soggetta a surriscaldamento).

Le (succinte) specifiche tecniche sono:

  • Volume di lavoro: 120x120x120
  • Diametro ugello: 0,4 mm
  • Layer minimo: 0,1 mm
  • Peso: 8 Kg
  • Prezzo: 614$ (più spedizione, costi doganali, IVA)

 

 

Stampante 3D Printeer

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Continua la debacle delle stampanti presentate su Kickstarter. Ancora un progetto “founded” (Printeer ha ricevuto da 354 “backers” 117.210$ dei 50.000 richiesti) ma, al momento di tener fede ai propri impegni (anzi, per essere precisi, circa quattro mesi dopo aver ricevuto i fondi), ha elegantemente dato forfait, annunciando:

“Lo sviluppo della produzione delle Printeer 3D è stato interrotto a tempo indefinito, a causa della nostra incapacità di fabbricare le macchine ai costi che avevamo previsto. Una dettagliata spiegazione è disponibile sulla nostra pagina Kickstarter….”

Nella “dettagliata spiegazione”, gli autori del progetto si scusano, sostenendo con candore che le funzionalità delle macchine prodotte non erano all’altezza delle aspettative, la qualità dei materiali utilizzati era scadente, l’assemblaggio approssimativo, affermano che – per correttezza – non consegneranno alcuna macchina. E rassicurano gli investitori, dicendo che comunque il denaro ricevuto non è stato speso, e che “lo restituiranno“…

La spiegazione prosegue, illustrando (il dettaglio c’è davvero) una serie di “imprevisti” che i progettisti si sono trovati a fronteggiare. Sebbene traspaia una certa forma di onestà, è incredibile il livello di approssimazione e leggerezza con il quale il progetto è stato condotto.

Tra i commenti a questa spiegazione, uno è particolarmente amaro. Un lettore lamenta che questo per lui è il secondo caso di progetto “finanziato” e cancellato. Probabilmente avrà aspettato per più un anno di ricevere una stampante (o il suo denaro), ed ancora non ha estruso un centimetro di filamento.

printeer

La stampante, piuttosto rudimentale e costruita quasi interamente con parti stampate in 3D, era destinata ad un pubblico di giovanissimi, e progettata per stampare in PLA in un ambiente chiuso e “sicuro”.

Il software, che forse costituiva l’unica nota interessante del progetto, avrebbe dovuto consentire di disegnare a mano libera su un Ipad semplici modelli tridimensionali.

Preview sim

 

Stampante 3D Buccaneer Pirate3D

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Pirati di nome e di fatto. Con la loro “Buccaneer” l’azienda Pirate3D ha assestato un duro colpo alla credibilità della piattaforma di crowdfounding Kickstarter.
Dopo aver raccolto quasi un milione e mezzo di dollari già nel 2013 da fiduciosi bakers, attratti dalla linea elegante e dal costo aggressivo della stampante (349$), i Pirati hanno tranquillamente dichiarato che “avendo ricevuto fondi ben più importanti da una campagna pubblica”, gli accordi con i loro finanziatori Kickstarter non sarebbero stati onorati, e che avrebbero provveduto a restituire quanto incassato. In effetti, su circa 3500 stampanti ordinate, ne sono state consegnate soltanto 200.

pirate-3D-buccaneer-3D-printer
Agli altri è stata inviata un’email con questi toni:

This email serves as a confirmation that you have selected a REFUND for your order of the Buccaneer 3D Printer.

Refund Amount: $497.00

Paypal Address to Receive the Refund:

Your refund has been queued based on a First Come First Serve basis and will be processed in chronological order. It is expected that you will receive your refund on September 2016

Fair winds,

Pirate3D

Per alcuni dei sottoscrittori la data di (presunto) rimborso è fissata nel 2017. E questa non è l’unica beffa. Inizialmente, Pirate3D aveva promesso che – ricevendo almeno un milione di dollari su KS, avrebbe dotato le stampanti di un piano riscaldato, calibrazione automatica, un alimentatore di filamento e un sistema di filtraggio. Ma all’atto della spedizione delle prime unità, queste promesse non sono state rispettate, e l’azienda ha deciso di non includere nessuno degli aggiornamenti elencati. I sottoscrittori hanno riempito pagine e pagine di litigiosi commenti, ma Pirate 3D ha risposto che la decisione di non includere un piano riscaldato era legata alla loro scelta di non supportare l’ABS a causa della potenziale emissione di fumi tossici…

La saga di Pirate3D ha avuto una serie di altri tragici sviluppi, e comunque a tutt’oggi la maggior parte dei backers sta ancora aspettando, dal 2013, di ricevere qualcosa. Nel frattempo, la stampante è ordinabile, con consegna 1-3 settimane (sarà vero?) al lievitato costo di 1149$ più tasse e dogana…

Benedetti i vecchi, cari negozi, dove si poteva scegliere un prodotto, pagarlo e portarselo a casa.

 

 

Stampante 3D New Matter Mod-T

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Con la diffusione delle piattaforme di crowdfunding, si assiste sempre più frequentemente ad annunci prematuri di prodotti, che danno luogo anche ad imponenti raccolte fondi a fronte di poco più che “intenzioni progettuali”.

MOD-t-3d-printer

E’ il caso di Mod-T, una piccola, graziosa (a giudicare dai sapienti rendering) stampante 3D, che ha raccolto dal 28 maggio al 27 luglio 2014 la bellezza di 683.804$, e che nessuno ha ancora visto. Le chiavi di questo successo? Un preciso mix di ingredienti (basso prezzo, look accattivante, promesse di una estrema semplicità d’uso), ed un approccio marketing singolare, che legava le funzionalità della stampante all’entità del finanziamento. Ad esempio, “raggiungendo 500000$, le stampanti verranno spedite con compatibilità Mac“, “con 750000$ raggiungeremo layer da 100 micron“, “con 1000000$ otterrete un credito di 25$ per scaricare progetti dal nostro sito“, eccetera. Sostanzialmente, una cortina di fumo, che ha infervorato gli investitori (con un ottimo esito finanziario per New Matter), e che li ha distratti rispetto alle reali funzionalità di quanto stavano “acquistando”. Già, perché guardando la macchina (anzi il rendering della macchina), si intuisce che il gruppo di stampa è azionato da una microscopica vite senza fine e si muove in Z su due guide che non hanno alcun supporto nella parte superiore.
E’ facile immaginare le vibrazioni e le flessioni alle quali il gruppo di stampa verrà sottoposto, soprattutto ai layer più elevati: è difficile invece immaginare come un sistema del genere possa garantire accuratezza stampando a 100 micron.
E’ ancora più difficile pensare che la macchina possa produrre stampe di qualità, considerando che sarà il piano di lavoro a muoversi in XY. Negli infill più veloci, visto che il piano non è riscaldato, possiamo già immaginare la parte andare a spasso per la macchina, staccata dalla piattaforma di costruzione.
Stendiamo un velo pietoso sul fatto che non si capisce come il piano possa muoversi (non si vedono cinghie né scanalature lungo le quali possano spostarsi gli assi), e su dove dovrebbe essere alloggiata la bobina che, viste le dimensioni della base e la presenza comunque di una meccanica e di un’elettronica al suo interno, sicuramente non è in grado di accoglierla.

In effetti, le “vere” macchine non si sono ancora viste.
I primi “bakers” hanno finanziato il progetto quasi un anno fa, ed è di questi giorni la notizia che le prime consegne al prezzo di 349$ sono state posticipate (per il momento) a Settembre 2015.

Citiamo le specifiche tecniche, dalle informazioni (piuttosto rarefatte) disponibili:

  • Processo: FFF
  • Materiale: PLA (non proprietario)
  • Volume di lavoro: 150x100x125 mm
  • Layer: 0,2-0,3-0,4 mm
  • Diametro ugello: 0,4 mm
  • Peso: 5Kg
  • Connettività: WiFi, USB

 

Zortrax M200 stampa il quadcopter usato nella demo di Microsoft HoloLens

Pietro Meloni Dispositivi ergonomici, Game, Hardware, Stampa 3D, Zortrax 0 Comments

 

Il progetto Microsoft HoloLens ha il potenziale di cambiare per sempre il modo di utilizzo dei computer creando una interfaccia olografica “indossabile”, per sperimentare e manipolare il mondo digitale. La completa implementazione del reality computing è di la da venire, e forse dovremo aspettare ancora qualche anno, ma Zortrax, produttore di una delle stampanti 3D più popolari del momento, ha contribuito a ridurre questi tempi, progettando e stampando il quadcopter utilizzato nella impressionante dimostrazione di Microsoft Windows 10.

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quadcopter

HoloLens è un dispositivo che presenta similitudini con gli occhiali Google Glass, nel senso che impiega la tecnologia di Realtà Aumentata (AR). Ma è anche un dispositivo olografico. In questo senso, potrebbe essere assimilato ad Oculus Rift, per il fatto che offre una esperienza di completa immersione. Ma anche qui, ci sono differenza, perché questa esperienza è miscelata con la realtà che circonda l’utente.

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La storia ci insegna che le importanti innovazioni si realizzano quando si fondono insieme multiple tendenze tecnologiche, e HoloLens sembra coincidere con uno scenario di questo tipo. Non si tratta infatti semplicemente di “visore”, ma di un completo sistema di computing, con una CPU e una GPU. Il gruppo di sviluppo che ha partecipato a quesot progetto lo descrive come “il personal computer del futuro”, e uno degli aspetti più interessanti è che questa tecnologia sarà disponibile all’interno di Windows 10.

microsoft-hololens-3D-printing-augmented-reality-virtual-reality

 

Già nel recente passato, MicroSoft aveva introdotto dispositivi originariamente pensati per scopi ludici, che hanno poi rivelato di possedere un potenziale applicato ben più ampio. E’ il caso ad esempio dei sensori cinetici Kinect, nati come dispositivi complementari per le XBox (videogame) e poi efficacemente impiegati come scanner 3D amatoriali e strumenti di ausilio per la modellazione 3D. Vedendo il video in basso, in particolare tra il quindicesimo e il ventesimo minuto, si ha tutta la sensazione che questo sarà anche il destino di HoloLens.