Risoluzione, accuratezza, qualità di stampa: chiarimenti

Pietro Meloni Stampa 3D 0 Comments

 

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Mi è capitato nei giorni scorsi di leggere un articolo, pubblicato da un iscritto in uno dei gruppi Facebook che gestisco – Stampa 3D Guide e Suggerimenti – che prometteva chiarimenti sul significato del parametro risoluzione e sulla sua relazione con la qualità delle stampe.  Sfortunatamente, nonostante l’intento di far luce sull’importanza della risoluzione con una spiegazione tecnica, le informazioni fornite nell’articolo erano decisamente fuorvianti. Da qui, vista la finalità del gruppo in questione, ho sentito la necessità di fare chiarezza, anche se in realtà queste tematiche erano già state affrontate in profondità nella guida Stampanti 3D – Guida per gli acquisti.

La risoluzione

La definizione proposta per questo termine (riferita all’asse Z) nell’articolo pubblicato sul gruppo Facebook è la seguente:

Quando parliamo di risoluzione in ambito di stampa 3D stiamo parlando di altezza minima del materiale depositato sul piatto, espresso in micron. 

Non ci siamo. La risoluzione è un’altra cosa. E’ esattamente (riferita a qualsiasi asse), il movimento minimo che (su quell’asse) la macchina può compiere. Non ha quindi nulla a che fare con lo spessore minimo dello strato (layer) che può essere deposto.

Lo spessore del layer minimo è generalmente superiore alla risoluzione, e dipende da altri fattori: il materiale utilizzato, il diametro ugello, le caratteristiche del sistema di alimentazione, la meccanica della macchina (passo delle viti) e microstep motori.
A titolo di esempio, per la stampante Ultimaker 3, la risoluzione dell’asse Z dichiarata è di 2,5 micron, mentre il layer minimo è di 20 micron.

Nella valutazione delle caratteristiche di una stampante, è importante considerare che mentre il parametro risoluzione è un dato oggettivo, il layer minimo è invece un valore “suggerito” dal costruttore, al quale non corrisponde una qualità “certificabile”. Ovvero, un costruttore può dichiarare un valore di layer minimo molto basso, per “impressionare” i possibili acquirenti, ma non è escluso che utilizzandolo non si ottenga in realtà una qualità persino inferiore rispetto a quella ottenibile con uno spessore strato maggiore.
O, in altri termini più “crudi”, è possibile che il valore del layer minimo dichiarato sia semplicemente fumo negli occhi.

In teoria, quantomeno in termini geometrici, qualsiasi stampante può deporre uno strato minimo esattamente pari alla risoluzione dell’asse Z. In molti casi, nella pratica questo ha ben poco senso. Ad esempio, le stampanti 3DGence ONE hanno una risoluzione Z di 0,4 micron. Se dovessimo deporre strati di questo spessore, sarebbero necessari 2500 strati per produrre 1 mm di stampa. E’ del tutto evidente che ciò sarebbe del tutto fuori luogo. Per una “piccola” stampa di 10 cm ci vorrebbero 250.000 strati. Con un tempo ipotetico di un minuto per strato,  verrebbe completata in 173 giorni.
In pratica, non ha molto senso deporre layer con uno spessore inferiore a 50 micron (che  in ogni caso, implicano 20 strati per deporre un millimetro di materiale, e quindi in ogni caso tempi biblici).

L’accuratezza

Questo termine, che più correttamente (rispetto alla risoluzione) è associato con la precisione, fa riferimento al cosiddetto errore di riposizionamento. Ovvero alla capacità, dopo uno spostamento, di tornare esattamente (o meno) alle coordinate precedenti allo spostamento. Un esempio, per capire meglio. L’ugello si trova alle coordinate assolute 100,50,30 (in millimetri). Viene effettuato uno spostamento alle coordinate 200,100,50 e successivamente nuovamente alle coordinate 100,50,30. Quanto è a questo punto distante l’ugello rispetto a dove si trovava prima dei due spostamenti? Una buona (ironico) notizia: il dato di accuratezza non viene quasi mai fornito dai costruttori. Per un motivo semplice: l’accuratezza (che ricordo – esprime una tolleranza, dunque un errore) è generalmente molto superiore alla risoluzione, spesso nell’ordine dei 100 micron, e anche molto oltre nel caso di stampanti economiche. Questa “astronomica” differenza tra risoluzione e accuratezza (nella stessa macchina) è dovuta a fattori prevalentemente meccanici: giochi, tensione ed elasticità delle cinghie etc. Costruire una macchina con accuratezze nell’ordine di micron o frazioni di micron è praticamente impossibile.

Dunque, quali sono i parametri da considerare come riferimento qualitativo?

Semplice. Risoluzione e (ove disponibile) accuratezza fanno riferimento alla precisione con la quale i movimenti possono venire compiuti.  E quindi, fanno riferimento (anche se poi concorrono anche altri fattori), alla tolleranza dimensionale del modello ottenuto rispetto alla geometria teorica. Non al suo “aspetto”.
Da un punto di vista “estetico” (es. qualità delle superfici), gli elementi più importanti sono soprattutto legati alla rigidità della meccanica (bassa frequenza di risonanza e quindi vibrazioni), alla minima quantità di giochi,  e alla generale qualità ed affidabilità del sistema di estrusione. Queste caratteristiche non vengono descritte da parametri numerici “oggettivi”, ma possono essere “esplorate” attraverso una attenta e competente osservazione della generale costruzione della macchina.

 

 

 

Comparazione 3DGence ONE – Zortrax M200

Pietro Meloni 3DGence, Stampa 3D 0 Comments

 

Un vero e proprio derby tra due principali produttori Polacchi, quello tra 3DGence ONE e Zortrax M200. In un confronto che riguarda il segmento più popolare: quello delle stampanti con volumi compresi tra 8 e 10 litri utili.

3DGence e Zortrax

Entrambe le stampanti si rivolgono ad un pubblico esigente.
La M200, molto popolare anche in Italia, appartiene decisamente – come gli altri prodotti dell’azienda di Olstyn, alla fascia prosumer.
La 3DGence ONE, per prezzo e caratteristiche punta leggermente più in alto, e condivide con il sistema di punta professionale 3DGence Industry una serie di caratteristiche tecniche avanzate. Disponibile anche in una versione per usi medicali, la ONE è una stampante High Grade per applicazioni gravose.

La Zortrax M200

Non c’è più molto da dire su questa riuscita macchina apparsa per la prima volta a fine 2013, che ha segnato il successo di Zortrax nel mondo e si è guadagnata per due anni di seguito (2014 e 2015) la qualifica nella classifica 3D Hubs di migliore stampante plug&play.

Zortrax M200

La Zortrax M200, senza le paratie opzionali

Comunque, per amore di cronaca, riassumiamo i punti di forza:

  • Un telaio molto robusto, in duralluminio elettrosaldato, monoblocco
  • Una architettura originale, con doppie guide cilindriche XY da 8 mm
  • Una meccanica Z di qualità, affidata ad una vite a ricircolo di sfere
  • L’utilizzo di una superficie di lavoro microforata, che (generalmente) non richiede l’uso di lacche, collanti etc.
  • Una sofisticata elettronica a 32 bit
  • Un software molto facile da usare, proprietario, con parametri predefiniti per i materiali forniti dalla casa.

Ai fini del confronto, ecco anche qualche piccolo “rovescio della medaglia”:

  • Presenza di alcune parti stampate in 3D. I volumi di vendita avrebbero tranquillamente permesso l’uso di parti stampate ad iniezione. Si tratta per altro di componenti non proprio essenziali (tranne forse il supporto bobina). Sono stati impiegati più per “vezzo”, e per dimostrare che la stampante può produrre oggetti funzionali. Tuttavia, in una macchina di questo livello stonano leggermente.
  • Cavo estrusore delicato e facilmente danneggiabile.
  • Singola ventola di raffreddamento pezzo. Progettata per lavorare con ABS, che generalmente non necessita di raffreddamento,  la M200 produce un flusso d’aria modesto e indirizzato su un solo lato. Questo è talvolta causa di bruciature nel modello, specie nelle parti a sbalzo e con filamenti bianchi.
  • Qualche incertezza nel jog che consente il controllo delle operazioni.
  • Software “rigido”, con pochi parametri manipolabili, nessuna compatibilità con slicer terze parti.

Tutto sommato, peccati veniali.

Facile da usare, capace di produrre risultati di qualità “garantita”, la M200 si è imposta nel corso degli anni per il suo eccellente rapporto qualità/prezzo. I pochi “limiti”, parzialmente risolti nel corso del tempo dalla Zortrax, sono una scarsa connettività (solo interfaccia SD), l’impossibilità di utilizzare sino al 2016 molti filamenti terze parti, e la “seria pecca” di essere una stampante per ABS con una carrozzeria “aperta”. Per i “puristi” inoltre, la possibilità di utilizzare esclusivamente il proprio software ha sempre costituito una negatività.

La 3DGence ONE

Al primo sguardo, si potrebbe confondere con una (ben costruita) stampante DIY. Nulla di più ingannevole. Ad uno sguardo più attento, rivela dettagli progettuali estremamente sofisticati, e la robustezza costruttiva di un carro armato. Per apprezzare pienamente questi particolari, che rendono la ONE pienamente meritevole dell’appellativo “industriale”, è necessaria una profonda esperienza, che certo non è mancata ai meticolosi progettisti della 3DGence.

3D Gence One

L’aspetto “industriale” della 3D Gence ONE, qui raffigurata nella versione grigia, senza paratie laterali e senza cover

La meccanica

Balza subito agli occhi il bel telaio composto da spesse lastre (acciaio 4,15 mm e alluminio 10 mm) verniciate a polveri e tagliate al laser. Altrettanto evidenti le guide lineari prismatiche in acciaio rettificato su tutti gli assi (15×12,5 mm., doppie per l’asse Z). E ancora, le doppie viti a ricircolo (14,75 mm). La particolarità dell’architettura, con estrusore mobile su un rigidissimo asse X e piano mobile in Y e Z, ha consentito di ridurre al minimo la lunghezza delle cinghie (3M PowerGrip 669) e di eliminare rinvii e giochi. Una meccanica eccellente, costruita con componentistica di prima qualità, che consente di raggiungere una precisione di posizionamento in XY di 6 micron, e in Z di 0,4 micron.

Guide prismatiche

Le robuste guide lineari prismatiche, montate su piastra di alluminio da 10 mm.

L’assemblaggio

Decisamente ben realizzato, come del resto quello della Zortrax M200. Nella 3DGence ONE, appaiono più curati e robusti i cablaggi, tutti protetti da chain cable. Nessuna parte stampata in 3D, con uso pressoché esclusivo di metallo, anche per elementi estetici (cover), supporti etc. Ottimi i componenti utilizzati,  ad esempio i fine corsa ottici, le ventole a basso rumore, i cuscinetti. Una nota interessante: l’elettronica utilizza Mosfet a dissipazione passiva, e anche lo stesso blocco di estrusione è a dissipazione passiva. L’assenza di ventole (ad esclusione di quelle previste per i raffreddamento pezzo e di una piccola ventola nel comparto elettronica, però generalmente spenta) rende la macchina estremamente silenziosa.

L’estrusore della 3DGence ONE, a dissipazione passiva, sostituibile con la semplice pressione di un tasto

L’estrusore

Gruppo estrusoreE’ l’arma principale della 3DGence ONE. Semplicemente geniale, sia per la qualità ed efficienza del sistema di alimentazione, sia per quanto riguarda l’hot end vero e proprio. Un monoblocco metallico, privo di fili, che contiene sia l’elemento riscaldatore sia la termocoppia, e può essere sostituito integralmente in pochi secondi premendo un pulsante di sgancio rapido. L’efficacissimo taglio termico, in controtendenza praticamente rispetto a qualsiasi altra stampante, anziché venire affidato ad una ventola accoppiata ad un dissipatore, è passivo. Il massiccio blocco in alluminio assicura una perfetta dispersione del calore, insieme ad una silenziosità di esercizio difficilmente superabile. E naturalmente, la possibilità di sostituire rapidamente l’hot end è abbinata alla disponibilità di diverse misure di ugello (0,2-0,5), che rappresentano altrettante “marce” in più per affrontare situazioni diverse.
Tornando al sistema di alimentazione, a trazione diretta, spiccano almeno quattro interessanti accorgimenti. La presenza di un filtro attraversato dal filamento, in grado di rimuovere la polvere e le impurità, e che inumidito con olio di Canola può ridurre l’attrito di particolari filamenti. Il pignone di trascinamento concavo con intagli a diamante, con un grip eccezionale. Una molla di carico che consente di regolare la pressione del cuscinetto sul filamento, e la presenza di due “becchi di flauto” prima e dopo la coppia pignone-cuscinetto, che impediscono ogni via di fuga al filamento, anche nel caso degli elastomeri più morbidi.
Ben progettato anche il sistema di raffreddamento della parte, affidato a due piccole turbine collocate con diverse angolazioni, una soffiante e l’altra aspirante, che creano una costante lama d’aria sulla zona in corso di stampa.

Il piano di lavoro della 3DGence ONE

Tutti abbiamo ormai imparato (a nostre spese) quanto sia importante la calibrazione, e un corretto livellamento del piano, in particolare per le stampe con layer di modesto spessore.
Ma, indipendentemente dalla disponibilità ormai piuttosto comune di sistemi di calibrazione e livellamento semiautomatici o automatici, c’è un altro aspetto, importantissimo e spesso trascurato. Quanto è davvero “piatto” il piano di lavoro? Soprattutto chi si è cimentato in stampe con una vasta area di base, ha spesso scoperto che il piano non è quasi mai del tutto piatto. O che, nel tempo, un piano che in origine era piatto, a forza di sbalzi termici nel tempo si è deformato, rivelando gobbe e avvallamenti. Già. Sembra impossibile, ma anche massicci piani di alluminio da 15 mm si deformano. Così come – strano ma vero – si deforma persino il vetro (anche al borosilicato). La soluzione di 3DGence è radicale. Piano in ceramica. Indeformabile, incredibilmente resistente ai graffi spesso causati dalla spatola (è più duro dell’acciaio). Capace di resistere a temperature elevatissime (il piano della 3DGence ONE raggiunge i 160°C).

piano

Il piano in ceramica ha una perfetta planarità.

La scelta di un materiale tecnologico in grado di eliminare le deformazioni dovute al calore è abbinata ad un sistema di calibrazione automatico (generalmente eseguito la prima volta, o dopo spostamenti significativi della macchina), che rileva – a piano caldo – una matrice di 500 contatti di misurazione. A regime, i dati acquisiti durante la calibrazione vengono utilizzati in un processo di autocompensazione di qualsiasi minima irregolarità del piano. Niente viti, niente spessori, niente comparatore. Una planarità perfetta, che consente di effettuare senza raft anche le più impegnative stampe con layer di poche decine di micron. La speciale texture che ricopre il piano di lavoro produce superfici di stampa estremamente naturali.

L’elettronica

La sofisticata scheda 3DGence Titanium provvede due livelli di protezione termica per l’hot-end, e tre livelli di protezione termica per il piano riscaldato. Sono inoltre presenti protezioni per i circuiti e per i sovraccarichi.

I controlli e l’ergonomia

Con una scarsa indulgenza verso i gadget e una sincera attenzione alla sostanza, la 3DGence ONE è dotata di un display monocromatico di oneste dimensioni. I controlli, anziché essere affidati a capricciosi Jog o ad un incerto touch-screen, sono realizzati con due gruppi che includono ben 11 solidi e funzionali pulsanti di navigazione. Il firmware della macchina permette di modificare la maggior parte dei parametri di stampa “al volo”, e di eseguire con facilità tutte le principali operazioni di preparazione e messa a punto.

cockpit

Il “cockpit” della 3DGence ONE

Comodo il pulsante di accensione frontale, così come la disposizione laterale della bobina, che non obbliga a complicate contorsioni per la sua sostituzione. Led luminosi evidenziano con colori diversi le varie fasi (calibrazione, riscaldamento, stampa, raffreddamento etc.).

Il software

Attualmente, la 3DGence ONE viene fornita con l’ottimo Simplify3D 4.0, ma può essere utilizzata anche con altri slicer. L’azienda ha anche sviluppato un suo software proprietario, disponibile.

Bene, finite le presentazioni delle più importanti caratteristiche e peculiarità dei due contendenti, veniamo al dunque. Prestazioni, qualità di stampa, con un test reale.

3DGence ONE e Zortrax M200 in una gara di corsa: velocità di stampa.

E’ un parametro molto relativo, se non associato alla qualità. Serve a poco correre, e la maggior parte delle stampanti è in grado di farlo, se i risultati sono poi mediocri. Parliamo quindi si di velocità, ma rimanendo entro livelli che consentono risultati qualitativi elevati.
Sicuramente, riguardo alla velocità, la ONE è comunque più flessibile: oltre a permettere una “vera” regolazione della velocità di stampa, la massa superiore e la rigidissima costruzione delle guide consente di spingersi a livelli molto elevati senza apprezzabili vibrazioni. In particolare con i PLA “tecnici” di nuova generazione, che possono raggiungere i 150mm/sec. di deposizione senza particolari compromessi qualitativi, la One può produrre modelli in un terzo del tempo che, con lo stesso filamento, sarebbe necessario alla M200.

Stampa con M200

La stampa con M200 richiede 2 ore e 11 minuti, e 11 gr. di filamento

 

La stampa con 3D Gence ONE richiede 1 e 23 minuti, e 6,44 gr. di filamento

Sempre rispetto alla velocità, va considerato che mentre la Zortrax impone – dato il tipo di piano utilizzato – il “raft obbligatorio”, con la 3DGence si possono usare altri sistemi (skirt, brim, stampa diretta). L’accurata calibrazione elettronica del piano, e la planarità che caratterizza la superficie in ceramica permettono anche con layer di minimo spessore di stampare direttamente. Nel caso di grandi stampe, il solo raft può impiegare anche un’ora per essere deposto.

Flessibilità di impiego

I recenti aggiornamenti apportati al software Z-Suite, finalmente aperto all’uso di materiali non Zortrax, hanno senz’altro esteso le potenzialità della M200. Tuttavia, il tipo di hot end utilizzato risente di una progettazione prevalentemente rivolta alla stampa di ABS. Le prestazioni con materiali bassofondenti (es. PLA) non sono sempre ottimali; alcuni utenti sostituiscono l’hot end con versioni fornite da terze parti per migliori risultati. Il sistema di trascinamento inoltre prevede un intervallo di alcuni millimetri tra il pignone e l’ingresso della gola. La presenza di questo tratto di “percorso non guidato” del filamento è insidiosa, in particolare con filamenti morbidi, e limita seriamente la possibilità di estrudere elastomeri con la Zortrax.
Da questo punto di vista, la ONE risulta estremamente più flessibile. Possono sostanzialmente venire utilizzati con successo tutti i materiali disponibili con temperature di fusione compatibili con quella raggiungibile dalla stampante. Il sistema di alimentazione non soltanto non offre alcuna “via di fuga” al filamento; la possibilità di regolare la pressione del pignone sul filamento consente di impiegare anche gli elastomeri più morbidi senza problemi.

Qualità di stampa

La M200 è un osso duro da battere. Si può obiettare che è lenta, che non stampa proprio tutti i materiali; ma quando si parla di qualità, rappresenta ancora oggi un punto di riferimento.
La ONE è tuttavia una stampante che non teme confronti, e al contrario, essendo meno diffusa almeno nel mercato Italiano, li sollecita.
E parte per certi versi avvantaggiata.
In primo luogo, dall’adozione di doppie viti a ricircolo e guide lineari prismatiche, che, unitamente ad un robusto telaio, praticamente azzerano le vibrazioni, a vantaggio della finitura delle superfici.

3DGence (a sinistra) – Zortrax (a destra)

La stabilità di erogazione del sistema di alimentazione, garantita dal pignone concavo con godronatura diamantata e la regolazione di pressione rappresentano un ulteriore punto di vantaggio. Ma soprattutto, la possibilità di sostituire rapidamente l’hot end, e di utilizzare anche diametri minimi (0,2mm), permette di stampare con un grado di dettaglio non raggiungibile con ugelli 0,4 mm.

Per maggiore chiarezza nella comparazione, ecco alcune immagini del famoso “benchmark” 3DBenchy, realizzato con entrambe le stampanti. E’ stato utilizzato uno speciale filamento PLA HD, che consente di produrre dettagli molto precisi, ma è piuttosto impietoso con gli errori della stampante. In entrambi  casi, lo spessore layer è di 0,10 mm. (nella Zortrax, il valore 0,09 è in realtà 0,10), e con gli stessi parametri di velocità, ritrazione, riempimento etc.

benchmark1

M200 a sinistra, ONE a destra

In questa immagine, il fondo della barca. Per la Zortrax è stato difficoltoso (o meglio pressoché impossibile) distaccare il raft. Questo è un problema dello slicer, non certo della stampante. Tuttavia, è importante annotarlo. Nella prua, è evidente un maggior “rumore” nella stampa effettuata con M200.

Benchmark 2

M200 a sinistra, ONE a destra

In questa vista frontale, capovolta, si nota a sinistra (Zortrax) la maggiore presenza di segni di vibrazioni sullo scafo, e alcuni difetti del bridge nella cabina di pilotaggio.

Benchmark 3

M200

Il fianco destro della barchetta, che presenta i segni più evidenti della risonanza. Nel caso della M200, ci sono evidenti tracce di stringing nella cabina di pilotaggio. Anche qui, il problema è nei parametri dello slicer Z-Suite (è stato selezionato PLA-Based material). Le righe verticali evidenziano invece vibrazioni meccaniche.

Benchmark 5

Lato destro, ONE

Nella ONE, le superfici appaiono decisamente più uniformi, e lo stringing è praticamente assente.

NOTA: queste immagini sono molto ingrandite, e come detto in precedenza, questo materiale è davvero impietoso anche con i minimi difetti. Le stampe sono nell’insieme entrambe buone, sebbene la ONE evidenzi una migliore qualità di finitura ed una migliore accuratezza dimensionale.

La pagella finale

Per gli amanti delle tabelle, ho cercato di raccogliere in una specie di sommario le principali caratteristiche delle due stampanti, assegnando per ciascuna voce un punteggio ad entrambe.
Nota: in molti casi, i punteggi (da 1 a 5) sono stati assegnati in relazione al rapporto tra i valori. Nel caso di funzionalità non presenti, è stato assegnato il punteggio 0.

Caratteristica3DGencePunteggioM200Punteggio
Corse, volume utile escluso Raft235x255x195
(11.685 cc)
5200x200x180
(72.000 cc)
3
TelaioAlluminio assemblato4Alluminio elettrosaldato5
GuideLineari prismatiche a ricircolo5Cilindriche3
Asse Z2 viti a ricircolo51 vite a ricircolo4
Fine corsaOttici, Z regolabile anche meccanicamente5Microswitch meccanici XY3
Superficie pianoCeramica, alta resistenza all'abrasione, mantenimento della planarità5Vetroresina, microforato, trattato4
Temperatura max piano160°51053
AlimentazioneDiretta, con pressione regolabile, predisposta per elastomeri5Diretta, non regolabile, solo elastomeri rigidi3
EstrusoreIntercambiabile a sgancio rapido, senza fili5Fisso, ottimizzato per ABS3
Raffreddamento estrusorePassivo, silenzioso5Con dissipatore e ventola4
Raffreddamento parteDoppia ventola a turbina con convogliatore5Singola ventola, con convogliatore2
DisplayMonocromatico
64x36
5Monocromatico
78x22
4
Ugelli disponibili0,2 - 0,3 - 0,4 - 0,550,42
Hot end intercambiabileSi5No
CalibrazioneTotalmente automatica, test su 100 punti5Manuale assistita, test su 5 punti3
Filtro pulizia filamentoSI5No
ConnettivitàSD, 2 USB5SD3
Possibilità di utilizzare slicer terze partiSi5No
Controllo11 pulsanti rapidi5Jog4
Totale punteggi9453

Staffa porta comparatore per stampanti Raise3D

Pietro Meloni Raise3D 0 Comments

 

Le stampanti Raise3D N2 e N2 Plus vengono fornite con un piano di stampa già perfettamente livellato e pronte all’uso. Considerando il tipo e la robustezza della meccanica (il piano è ancorato a 4 guide lineari e 2 viti a ricircolo), è altamente improbabile che durante l’impiego la calibrazione si renda necessaria. Talmente improbabile, che non sono neppure presenti i classici tre o quattro pomelli di regolazione generalmente presenti su tutte le stampanti 3D. Tuttavia, non si può escludere che una successiva operazione di livellamento non si renda in qualche circostanza necessaria. Ad esempio, considerando che la superficie di stampa vera e propria è rimovibile, può accadere che – per fini sperimentali o per materiali particolari si decida di utilizzare un piano di stampa “fuori standard” non perfettamente pianeggiante.

Staffa di montaggio per comparatore

La possibilità di intervenire, anche se non evidente, in realtà esiste. E’ affidata ad una serie di punti di regolazione (9 o 13, a seconda della serie della stampante). Ciascuno dei punti di regolazione è a sua volta costituito da una vite solidale con il piano e serrata con un dado autobloccante, e da due grani. Il dado viene utilizzato per “serrare” il punto di regolazione, allontanandolo dall’ugello, e i due grani per “spingere” il piano verso l’alto, avvicinandolo all’ugello. Questa soluzione permette di livellare anche una superficie non perfettamente piatta, dal momento che è possibile agire indipendentemente in varie zone, non soltanto agli angoli del piano di stampa. Ma per contro, la regolazione risulta decisamente complessa, in quanto i vari punti di calibrazione in una certa misura si influenzano l’un l’altro. In assenza di strumenti adeguati, l’intera operazione risulta particolarmente delicata, e può richiedere molto tempo. L’utilizzo di un comparatore centesimale può semplificare enormemente la calibrazione.
Ma come fissare – in modo stabile il comparatore al gruppo di stampa? Avevo pensato a diverse soluzioni, cercando di privilegiare quelle che non comportavano lo smontaggio di componenti della macchina. Ma le varie staffe progettate difettavano in un modo o nell’altro di rigidità, determinando letture imprecise.
Così, ho pensato di sfruttare i due fori filettati utilizzati per la regolazione dell’altezza degli estrusori, come un solido punto di fissaggio. E’ sufficiente svitare le due viti a brugola da 4 mm., e montare la staffa porta comparatore con due viti da 15 mm., e il gioco è fatto.

Regolazione vitiRegolazione dado
Il sistema funziona a perfezione, sono riuscito ad ottenere una tolleranza di 2 centesimi su tutto il piano di lavoro, con una taratura che dei punti di regolazione che ha richiesto meno di 15 minuti. La staffa di montaggio è pubblicata su Thingiverse, ed è progettata per un comparatore Borletti. Il modello è tuttavia particolarmente semplice, e può essere facilmente modificato per ospitare comparatori di dimensioni differenti.

 

Raise3D riduce i listini. Nuovi prezzi per la serie N.

Pietro Meloni Raise3D, Stampa 3D 0 Comments

 

Prezzi serie N
Fino ad oggi, i prezzi delle stampanti serie N, sebbene assolutamente competitivi in relazione alle superiori caratteristiche delle stampanti Raise3D, erano gravati da pesanti costi di spedizione ed importazione. I colli, particolarmente voluminosi (ben 750 x 750 x 1400 mm per la N2 Plus), venivano spediti dalla fabbrica in Europa via aerea.
Con una operazione finanziaria che ha portato all’apertura di una nuova sede in Olanda – Raise3D BV, la logistica è nettamente migliorata, con riflessi positivi sui prezzi delle macchine e sui tempi di consegna.
Le N1 scendono a 1799-1999€ (singolo o doppio estrusore), le N2 a 2799-2599€ e le N2 Plus a 3399-3599€: una riduzione di quasi 400€ rispetto ai listini precedenti.
La serie N si conferma nettamente la stampante 3D con il miglior rapporto qualità/prezzo sul mercato, guadagnando ulteriori lunghezze rispetto alle macchine della concorrenza.

Le N1 single vengono proposte praticamente allo stesso prezzo delle Zortrax M200, ma offrono una carrozzeria chiusa, un maggiore volume di lavoro, un PC touchscreen 7″ a colori a 32 bit in ambiente Linux, connettività WiFi/Ethernet/SD/USB-U-Disk, ugelli intercambiabili, l’ottimo IdeaMaker e compatibilità con software Open-Source.
Le N2, dirette “competitor” delle M300, presentano un costo inferiore di ben 1200€ nella versione con doppio estrusore. E l’estrusore non è l’unica cosa raddoppiata: anche le generose viti a ricircolo di sfere sono due, mentre le robuste guide lineari del piano di lavoro sono 4, il doppio della stampante Polacca.
Le N2 Plus erano già prima della riduzione, con l’esagerato volume utile di oltre 56 litri, un modello praticamente senza concorrenti. Che ora costa 400€ in meno della Zortrax M300, monoestrusore. E rispetto alla Ultimaker 3 Extended, con un prezzo inferiore di circa 100€, la N2 Plus offre un volume di stampa maggiore del 440%. E naturalmente, tutto il resto: PC integrato, temperatura dell’estrusore più elevata, una robustissima struttura, visibilità a 360°, connettività…
La serie N è senza rivali.

Prenota una dimostrazione Scopri i vantaggi della serie N Visita l’e-shop

 

Raise3D avvia la campagna rivenditori

Pietro Meloni Raise3D, Stampa 3D 0 Comments

 

rivenditori raise3D

Il mercato delle stampanti 3D diviene sempre più difficile, agguerrito, caotico.
La diffusione di questa tecnologia, che si rivolge ad un pubblico tendenzialmente vastissimo promette (sulla carta) importanti guadagni per gli addetti.
E spesso attrae, con questa prospettiva, imprenditori provenienti da mercati “adiacenti”, che vedono attraverso i continui cambiamenti che imperversano nel mondo High-Tech, la loro attività minata dalle conseguenze dell’economia globale. Così, rivenditori di macchinari per ufficio, computer, telefoni cellulari ed elettronica, prodotti i cui margini sono ormai erosi dalla sovrapposizione di innumerevoli canali di vendita, tentano l’approdo nella stampa 3D. Sperando si salire su un treno che porta nella valle dell’oro.

Spesso con esito infausto. Per almeno un paio di motivi.

Il primo è la mancanza di preparazione. Le stampanti 3D sono di per se macchine relativamente semplici da utilizzare e supportare. Ma l’intero processo di stampa implica altre competenze: in primo luogo la modellazione, ma non secondarie, la scelta di materiali e opportuni parametri di utilizzo, le lavorazioni di finitura, e soprattutto dove e come veicolare sia i macchinari, sia le attività di service che le macchine consentono di offrire. Per avere successo in questo campo, è in sostanza necessario essere dei professionisti. Non si può improvvisare.

Ma la professionalità dell’operatore non basta. Anche quando questa è presente senza riserve, e magari è stata sfruttata per selezionare un marchio promettente, il rivenditore di stampanti 3D deve fare i conti con ben altro. Con i pescecani.

rivenditori concorrenti

E già. Dopo una lunga ricerca, fatta di febbrili consultazioni di recensioni, classifiche, articoli sui social e forum, il più diligente dei rivenditori finalmente “trova” il marchio ideale. Quello con il miglior rapporto prezzo/prestazioni, ovunque definito di ottima qualità, affidabile e con caratteristiche innovative. Ed inizia ad investire. Sito, pubblicità, fiere. Magazzino, per avere stampanti in pronta consegna. Ricambi.
Se le premesse erano davvero buone, il marchio inizia a diffondersi. Gli acquirenti ne parlano bene. Il volume di vendita inizia a crescere. Tutto risolto?

No. E’ qui che iniziano i problemi. Nella migliore delle ipotesi, i colleghi più attenti alle tendenze del mercato iniziano a mettere a catalogo, con il compiacimento del produttore, lo stesso prodotto.
Quello che il solerte rivenditore che lo aveva “scoperto” si era tanto prodigato a promuovere. Arrivando per secondi (o per terzi, o quarti), non trovano di meglio per mettersi in luce che proporre sconti, condizioni di favore, consegne gratuite, materiali in omaggio… Contemporaneamente, spesso è lo stesso produttore che, una volta aperto un mercato (dal solerte rivenditore di cui sopra), e magari acquisiti gli indirizzi di acquirenti*, si muove direttamente con offerte speciali talvolta persino imbarazzanti (compri 2 – paghi 1, compri 86 bobine di filamento e la macchina è gratis, Black Friday etc.).
Avviando una ben poco leale concorrenza con la sua stessa rete di vendita, dalla quale attinge risorse.

Il prodotto ne soffre. Era valido, validissimo. Ma il sovrapporsi di offerte sempre più aggressive (quelle di una nota fabbrica di divani terminano tutte le Domeniche…), fa ritenere ai potenziali clienti che presto ci sarà un’offerta ancora migliore. O che – visto che quel prodotto viene ormai svenduto – forse tutta la qualità della quale si parla è discutibile. Le vendite calano, le offerte divengono ancora più aggressive, in una spirale involutiva capace di ingoiare e digerire tutti gli onesti sforzi di promozione (e tutti gli investimenti) fatti a suo tempo dal nostro (a questo punto povero) rivenditore.

Fine della storia. E’ tempo per lui di cercare qualcos’altro. Che spreco.

Ecco perché parliamo di Raise3D. Di un diverso approccio alla rete di vendita, di diverse prospettive, di un diverso rientro di investimenti.
Per quanto riguarda gli aspetti tecnici e i primati di queste macchine, sono trattati altrove, in articoli divulgativi su questo sito. Mi limito a segnalare che nella classifica 3DHubs 2017, a meno di un anno dalla commercializzazione, il marchio Raise3D, pur essendo legato a dimensioni di lavoro fuori dalla media, si colloca al terzo posto nella tendenza all’acquisto. Mentre makezine.com, nella sua prestigiosa Print Buyer’s Guide, assegna alla Raise3D N2 Plus il Badge Best Overall.

Modelli Raise3D
Ma appunto, non era tanto di questo che volevo parlare, quanto del diverso livello di protezione che Raise3D offre alla rete di vendita, rispetto al desolante quadro disegnato in questo articolo.
Ecco un breve elenco delle principali differenze:

  1. I rivenditori sono altamente selezionati. Per competenza, professionalità, capacità finanziarie. Un filtro iniziale esclude la possibilità che “piccoli” rivenditori in cerca di avventure possano compromettere l’equilibrio della rete di vendita.
  2. Una rigorosa politica MAP (Minimum Advertisement Price) impone alla rete di vendita dei prezzi minimi al di sotto dei quali non è consentita alcuna forma di comunicazione pubblica.
  3. La scelta dei rivenditori attivati tiene conto della loro locazione geografica e delle potenzialità del mercato locale. Per evitare sovrapposizioni territoriali e potenziali conflitti.
  4. Il produttore non vende – mai – direttamente all’utente finale.
  5. Attraverso il meccanismo delle “Opportunità”, i rivenditori possono bloccare una trattativa in corso rispetto alla possibilità che intervenga un altro rivenditore con proposte concorrenti.
  6. I Distributori Nazionali e i rivenditori non possono per contratto vendere prodotti al di fuori della propria nazione di appartenenza. L’invasione di prodotti provenienti dal mercato EU viene contrastata.
  7. I prodotti Raise3D non possono venire venduti attraverso piattaforme di acquisto on-line, aste o similari canali non direttamente gestiti dal rivenditore (es. Amazon, eBay, Subito, Trovaprezzi etc.)
  8. Il controllo del rispetto delle regole è affidato al Distributore Nazionale (in questo caso ShareMind), che operando sul territorio ha una visibilità ed una percezione delle tendenze da un punto di vista molto più vicino rispetto a quello del produttore.

Otto semplici punti. Con l’intento (sia di Raise3D, sia di ShareMind), di attivare una rete di vendita  leale e professionale, che intende difendere il proprio business e non distruggerlo sviluppando conflittualità che genererebbero un danno per tutti. Una rete di vendita diversa, molto diversa da quelle tipicamente esistenti in questo settore. Una rete sicura, il cui fondamentale scopo è proteggere gli investimenti e promuovere relazioni a lungo termine.

Le selezioni sono aperte. Il numero di posizioni disponibili è limitato. Se siete interessati, scriveteci. Stiamo costruendo una bella squadra, con prodotti vincenti.

Per avere la possibilità di farne parte, basta un clic.

 

Vorrei maggiori informazioni sulla rivendita dei prodotti Raise3D

 

* Alcuni produttori obbligano gli acquirenti dei loro prodotti a registrarsi, per ottenere copie del software, aggiornamenti etc. I dati di registrazione vengono altrettanto spesso utilizzati per campagne di vendita dirette.

 

 

 

Domenica 2 Luglio ore 20,30 Requiem in diretta su Radio 3

Pietro Meloni Arte, Eventi 0 Comments

 

Domenica 2 Luglio ore 20,30 Requiem in diretta su Radio 3

Domenica 02 Luglio 2017 ore 20.30
IL CARTELLONE
In diretta da Spoleto, Piazza del Duomo

FESTIVAL DI SPOLETO 60

Requiem
Stringeranno nei pugni una cometa
per soli, coro e orchestra

musica di Silvia Colasanti
su testi di Mariangela Gualtieri e testi latini dalla liturgia

voce recitante Mariangela Gualtieri
mezzo soprano Monica Bacelli
bandoneon Richard Galliano

Orchestra Giovanile italiana
International Opera Choir
direttore Maxime Pascal
maestro del coro Gea Garatti

prima esecuzione assoluta
commissione Festival di Spoleto 60
con il patrocinio della Regione Umbria

La presentazione ieri su La Repubblica

La Repubblica - Requiem

3DGence Medical – L'essenza di una stampante 3D

Pietro Meloni Stampa 3D 0 Comments

 

Una soluzione per chi cerca il top

Molti clienti mi chiedono “una stampante 3D“.
E qui inizio in genere a formulare una serie di domande (molte delle quali restano senza risposte) per individuare la macchina “giusta” da proporre, in base alle esigenze manifestate e alle disponibilità economiche.
In alcuni casi, certe indicazioni fornite sono vincolanti. Ad esempio, dimensioni utili minime, numero di estrusori, esigenze di materiali specifici possono già orientare la scelta verso uno specifico modello.
Ma nella maggior parte delle volte, le richieste sono molto più generiche. Qualità di stampa elevata, affidabilità, silenziosità, plug&play.
E qui non si scappa. Per offrire queste caratteristiche, le macchine debbono essere progettate bene, e costruite con componenti di ottimo livello.

La qualità del progetto è un aspetto sul quale molti produttori manifestano i propri limiti. Progettare costa, e ci vogliono idee, merce rara. Così, in molti casi ci si limita ad assemblare meccaniche ed elettroniche standard, relegando la ricerca – se di ricerca si può parlare – al mero aspetto estetico, che poco ha a che fare con la qualità di stampa.
A questo spesso si aggiunge la scelta di adottare componentistiche a buon mercato, per ottenere prezzi competitivi. Con il risultato di realizzare macchine di costo contenuto, che bene o male funzionano, e che soprattutto ai neofiti appaiono come la scelta ideale.

Per adesso, posso accontentarmi del modello X… sto iniziando… più avanti vedremo…“. Me lo sento dire spesso.

In realtà, bisognerebbe ragionare al contrario. Se un affermato solista può riuscire a tirare fuori qualche nota decente anche da un violino cinese da trenta euro, un giovane studente alle prime armi non può proprio riuscire a suonarlo. Gli occorre uno strumento “vero”, per compensare gli iniziali limiti di abilità.
E’ così per tutto. Si dice “cavallo giovane, cavaliere vecchio – cavallo vecchio, cavaliere giovane“, riferendosi al fatto che un cavaliere esperto può gestire anche un puledro, ma per un cavaliere alle prime armi ci vuole un cavallo serio ed esperto, capace di correggerne gli errori. Un cavaliere alle prime armi su un puledro può farsi seriamente male.

Ma torniamo alle stampanti, alle richieste dei clienti, e alla difficoltà che spesso incontro di arrivare a far capire gli aspetti essenziali che una stampante 3D dovrebbe avere per assicurare la massima soddisfazione dell’utilizzatore.
Questi argomenti sono stati affrontati molte volte (Guida all’acquisto delle stampanti 3D, Stampanti 3D consigli per gli acquisti, Guida alle stampanti 3D etc.), ma oggi li riprendo citando un caso concreto, quello di 3DGence Medical, la variante per applicazioni medicali della 3DGence One. L’esempio è sempre un modo efficace di spiegare.

3DGence Medical

I tre punti chiave

Un mio caro amico ha recentemente acquistato un SUV. Coronando un desiderio da tempo latente, con qualche sacrificio in più ha scelto la versione 4×4, attratto dai video pubblicitari della vettura alle prese con un selvaggio panorama desertico. Al primo sterrato, sul letto di un torrente in secca con un fondo leggermente sconnesso, l’avantreno ha ceduto.
Il meccanico, dopo un costoso recupero del mezzo, gli ha detto che quella vettura non è adatta al fuoristrada, essendo priva di telaio e insufficientemente robusta. Gli ha detto, provocando una cocente delusione nel mio amico, che il suo SUV era vestito da fuoristrada, ma che al massimo la trazione 4×4 avrebbe potuto essere usata sulla neve, o su una strada (pianeggiante) non asfaltata.

Ecco. Il primo punto (anche per le stampanti 3D) è la robustezza del telaio e delle guide. La rigidità dell’insieme. Caratteristiche che determinano molti aspetti: l’affidabilità, la durata della macchina, la precisione, l’assenza di vibrazioni nella stampa. Da questo punto di vista, 3D Gence Medical si presenta con le carte assolutamente in regola. Telaio in alluminio di grande spessore, tagliato al laser. Doppia vite a ricircolo di sfere (di diametro “esagerato”, come commenta 3D Print Nerd) per l’asse Z. Quattro guide lineari prismatiche di grandi dimensioni (2 per l’asse Z), fissate al telaio per tutta la loro lunghezza. Zero flessione degli assi. Una meccanica da carro armato, indistruttibile.

Il secondo punto è la qualità del sistema di trascinamento e dell’estrusore. Il trascinamento del filamento deve essere ineccepibile in ogni circostanza, con diversi materiali (rigidi, cristallini, flessibili, elastici), per condurre a buon fine qualsiasi stampa. L’estrusore, l’abbiamo detto più volte, è il cuore di una stampante a filamento. E’ nell’estrusore che avviene la trasformazione da filamento a modello. Tutta la delicata alchimia meccanica/termica deve essere perfetta. Il taglio termico, il raffreddamento del modello, lo scorrimento del filamento sono tutti aspetti critici quando si aspira alla massima qualità. Anche qui, vediamo come se la cava la nostra 3DGence. Con soluzioni molto funzionali e in alcuni casi del tutto innovative.
Il trascinamento è classico, costituito da un pignone dentato contro il quale un cuscinetto preme il filamento. Ma con alcune interessanti (e indispensabili per alcuni materiali) varianti. Il pignone dentato – in acciaio – presenta taglienti con una texture diamantata per il massimo grip. Il filamento attraversa un filtro (che può essere imbevuto di olio di Canola) per eliminare qualsiasi traccia di impurità e polvere.
La pressione del cuscinetto è facilmente regolabile con una molla. Questo permette di adattare il sistema a filamenti con diverse caratteristiche e diametri. Il percorso filo è totalmente guidato, con l’aggiunta di due inserti a becco di flauto. Il filamento non può scappare. Questo consente la stampa senza difficoltà anche di elastomeri particolarmente morbidi.

Il terzo punto è l’elettronica. Il controllo. Soprattutto, relativamente sia alla qualità degli azionamenti (driver), sia ai sistemi per la verifica degli azzeramenti e della planarità del piano di stampa. I driver sono determinanti per ottenere movimenti fluidi e posizionamenti accurati. Sistemi accurati di rilevazione dei fine corsa e della planarità sono evidentemente essenziali per la costruzione dei primi layer, che costituiscono le fondamenta di una stampa valida. Anche relativamente a questi aspetti, nell’accurata progettazione della 3DGence Medical non è stato trascurato alcun dettaglio. Fine corsa ottici, cablaggio con chain cable, controllo tramite pulsanti esenti dalle tipiche esitazioni dei jog. Ventole di raffreddamento modello a turbina, con convogliatore laterale.
E, per il massimo comfort, una eccezionale silenziosità d’uso.

Gli altri punti di forza di 3DGence Medical

Una robusta “muscolatura” come quella evidenziata dalla 3DGence non è tutto. Dove esiste un serio progetto, si punta anche ad apportare sensate innovazioni tecnologiche. E queste non mancano, nella versione Medical della stampante Polacca. Prima tra tutte, l’estrusore intercambiabile. Un parallelepipedo compatto, interamente metallico, che contiene sia la termocoppia, sia la resistenza di riscaldamento. Senza cavi. Senza ventole di raffreddamento, eppure con un ineccepibile taglio termico. Sostituibile semplicemente premendo un pulsante.
Geniale. Disponibile con ugelli Precision 0.2, 0.3, 0.4 e 0.5 mm., permette di passare da stampe ultradettagliate ad elastomeri incredibilmente morbidi con un semplice clic.

Estrusori Medical

La stampa con ugelli di piccolo diametro (es. 0.2), presuppone una perfetta planarità e calibrazione del piano di stampa. La prima è supportata dal materiale con il quale il piano è costruito (ceramica, con una ragguardevole temperatura massima di 140°). La seconda viene garantita da una efficace routine software, totalmente automatica, che effettua (a caldo) una verifica su molteplici zone della superficie di lavoro, che implica la compensazione automatica. Non sono presenti – e questo è indicativo della qualità della meccanica – viti di regolazione di sorta.
La versione Medical, destinata prevalentemente ad applicazioni medicali in campo odontotecnico e odontoiatrico, è dotata di paratie di chiusura e monta i prestigiosi ugelli Precision.

Conclusioni

Certo, la qualità non è per tutti. 3DGence Medical è una stampante relativamente costosa. Non si pone l’obiettivo di attrarre chi dispone di un budget limitato, ma piuttosto quello di rappresentare un punto di riferimento quasi assoluto in termini di robustezza, affidabilità, qualità di stampa. Una soluzione professionale, destinata a durare nel tempo. Come dicevo, un riuscito esempio di come, con un attento progetto e l’utilizzo di componentistica di alto livello sia possibile realizzare una macchina che non teme rivali.

 

La recensione di 3D Print Nerd

Joe (3D Print Nerd): “This printer is not just engineered. It is over-engineered…  it is built like no other.”

Per maggiori informazioni, scrivi a ShareMind

 

Sinterit Lisa – un sistema SLS completo

Pietro Meloni Stampa 3D 0 Comments

 

Lisa, la stampante a sinterizzazione laser prodotta da Sinterit, apprezzata per le sue caratteristiche professionali ad un costo contenuto, si arricchisce di nuovi dispositivi che semplificano la gestione delle stampe. Il principale pregio di queste macchine, la totale assenza di supporti che consente stampe altrimenti impossibili, comporta d’altro lato la necessità di gestire polveri, abbastanza fastidiosa senza adeguate attrezzature. Sebbene il processo di stampa della Lisa sia estremamente semplice (il pistone di carica si posiziona in modo automatico, e vada semplicemente riempito), al termine del processo è necessario rimuovere il blocco di polvere parzialmente sinterizzata, ed estrarre il modello. Questo deve essere successivamente ripulito dalla polvere in eccesso, e nonostante la semplicità dell’operazione (basta un pennello), maneggiare la polvere all’aperto crea qualche scomodità.

Powder sieve Sinterit
Per rendere tutto il procedimento più veloce e pratico, Sinterit ha aggiunto al catalogo due interessanti dispositivi. Il primo, Powder Sieve, permette di sgretolare e filtrare la polvere non sinterizzata, recuperandone la maggior parte (oltre il 70%). Essendo completamente chiuso e automatico, questo dispositivo non crea sporco ed elimina la necessità di imbuti, passini, spatole, pennelli etc.

 

Una volta liberato il modello dalla polvere in eccesso, per pulirlo a fondo si può utilizzare un piccolo sandblaster stagno, nel quale un getto d’aria compressa rimuove perfettamente la polvere, anche quando depositata in piccoli interstizi.
Con l’ausilio di questi due pratici dispositivi, i tempi di postprocessing divengono brevissimi, ed è possibile recuperare la maggior parte del materiale, da utilizzare per stampe future, con un minimo sforzo e senza sporcare. I vantaggi della sinterizzazione laser (resistenza meccanica del modello, accuratezza, dettaglio, stampa senza supporti) presentano – utilizzando questi due dispositivi, la stessa semplicità d’uso di una stampante a filamento. Senza l’angoscia di sbagliare parametri di stampa… Una soluzione professionale a portata di budget, per la realizzazione di prototipi funzionali e mini-serie.

Le stampanti Sinterit sono distribuite in Italia in esclusiva da ShareMind.

 

Raise3D N2 Plus, ugello 0.2 mm per stampe con minimi dettagli

Pietro Meloni Stampa 3D 0 Comments

 

AngeloLa Raise3D ha già conquistato una solida fama di affidabilità e robustezza, che la colloca tra le migliori stampanti di grande formato disponibili sul mercato.
Durante le dimostrazioni che spesso effettuiamo nel nostro store, molti clienti faticano ad immaginarla come una macchina adatta anche alla stampa di oggetti piccoli e con particolari molto dettagliati.
Questa diffidenza è giustificata dalle quotidiane esperienze nella vita reale. Siamo abituati ad immaginare gli strumenti utilizzati ad esempio nell’oreficeria come molto piccoli. Nessuno penserebbe che con un bulino di grandi dimensioni sarebbe possibile realizzare un intricato cammeo. Da qui, l’eguaglianza grande = grossolano – piccolo = preciso.
Ma non va confusa la grandezza generale della macchina con la dimensione dell’ugello, e la precisione dei movimenti e dell’estrusore.
Per dimostrare quanto nel caso della Raise3D N2 la convinzione che da macchine grandi non si possano ottenere particolari precisi, ho effettuato una stampa (che avevo già sperimentato in passato con altre macchine), installando un ugello da 0.2 mm di diametro.

Utilizzando uno dei popolari angioletti reperibili su Thingiverse, l’ho stampato con layer da 0.05 mm, con filamento Architectural Clay TreeDFilaments, uno dei miei preferiti per le stampe artistiche.

Il modello è stato scalato ad un’altezza di circa 16,5 mm.
Il risultato è molto interessante. E’ possibile chiaramente distinguere le dita delle mani e dei piedi, i tratti del viso e i più minuti dettagli delle piume. Alcuni di questi particolari hanno dimensioni nell’ordine del decimo di millimetro.

Per curiosità, nei prossimi giorni riproverò questa stampa con un’altezza layer inferiore (0.02 o 0.01 mm). Anche se non mi aspetto miglioramenti evidenti (già con questo spessore layer gli strati sono invisibili ad occhio nudo), mi interessa questo test per valutare l’accuratezza del trascinamento materiale.

Questa prima prova di stampe con ugello 0.2 mm ha tuttavia fugato qualsiasi dubbio al riguardo: la N2 non è soltanto una generosa, inarrestabile stampante adatta a modelli delle dimensioni di uno scaldabagno: se la cava benissimo anche con oggetti piccoli come una moneta da un centesimo.

ZBrush 4R8 – Prima mondiale

Pietro Meloni Stampa 3D, ZBrush 0 Comments

 

4R8

Appena rilasciata la versione R8 del popolare software di modellazione organica Pixologic. In attesa di una completa scheda tecnica degli aggiornamenti e delle migliorie introdotte, pubblichiamo un breve video che elenca le principali novità della release. ZBrush 4R8 è disponibile come aggiornamento gratuito per tutti gli utenti registrati.