Come suonerà mai una chitarra realizzata con una stampante 3D?

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La diffusione di stampanti 3D DIY avrebbe dovuto portare ad un’esplosione di creatività. Purtroppo, spesso non è così: si continuano a vedere banali cover per cellulari e improbabili “gioielli”, come se le reali potenzialità di questi dispositivi non fossero ancora state totalmente comprese dagli utilizzatori, spesso persone appassionate più di tecnologia che di design. Ma ogni tanto c’è qualche interessante eccezione.

Olaf Diegel ad esempio ha realizzato diverse chitarre elettriche (perfettamente funzionanti) con una stampante 3D. Il primo modello apparso, “Americana”, è stampato a stelle e strisce.

La chitarra “Americana” di Olaf Diegel

In perfetta sintonia con la versatilità della prototipazione additiva, che consente di realizzare complessi dettagli, l’interno della chitarra è letteralmente pieno di icone del mito americano, inclusa la statua della Libertà:

Il complicato interno della chitarra

Dopo questo primo esperimento, Olaf ha realizzato diversi altri modelli, con un look non convenzionale, derivato dalla classica silhouette:

“Semiacustica Jazz” in versione “traforata”

Niente male davvero. Ma certo, alla fine la cosa più importante è il suono. Ed ecco Olaf con una delle sue chitarre:

Certo, sarebbe stata preferibile una registrazione di migliore qualità prima di emettere un verdetto finale, ma la prima impressione è molto promettente. Olaf rivela comunque che la costruzione del manico e della struttura è realizzata in solido legno: non c’è soltanto plastica nei suoi modelli!

 

Scanner laser VS scanner a luce strutturata

Pietro Meloni Scansione 3D 0 Comments

 

Nel recente periodo, la tecnologia di scansione di oggetti tridimensionali senza contatto ha prevalso sui tradizionali sistemi di digitalizzazione fisica dei modelli. Basati su principi ottici che sfruttano la triangolazione, gli scanner senza contatto sono essenzialmente di due tipi: laser e a luce strutturata.

Scanner laser

Gli scanner laser sfruttano un raggio laser che proietta una linea (o più raramente un punto) sul modello. La proiezione della linea viene “letta” da una telecamera, e l’elaborazione dei dati acquisiti consente di ricostruire la geometria. In generale, questi scanner sono di due tipi:

  • manuali, nei quali la linea viene fatta scorrere manualmente sul modello, muovendo il generatore di raggio laser, come se si trattasse di una “verniciatura spray”

    Uno scanner laser manuale hobbistico

  • fissi, nei quali la linea viene movimentata da un sistema automatico, per coprire una specifica area durante il suo percorso.

    Uno scanner laser automatico Roland, dotato di tavola rotante

Nei sistemi manuali, il generatore laser viene montato su un braccio antropomorfo, o vengono collocati sul (o attorno) al modello dei target che forniscono costantemente indicazioni di dove si trova lo scanner in qualsiasi momento. Anche nei sistemi nei quali il generatore laser viene mosso manualmente, non è possibile acquisire superfici in sottosquadro in quanto la posizione della telecamera è fissa. Per ottenere una scansione completa è necessario riposizionare più volte il modello nello stage in varie angolazioni, effettuare più scansioni e successivamente allinearle con l’aiuto di specifici software.
In generale, sia per le soluzioni manuali, sia per i sistemi automatici, la scansione laser prevede sistemi che implicano limitazioni dimensionali (specificatamente adatti alla rilevazione di modelli all’interno di un certo intervallo di dimensioni).

Scanner a luce strutturata

Questi scanner proiettano un pattern di luce sul modello (es.strisce). Attraverso l’analisi della deformazione dei bordi del pattern proiettato sulla superficie, effettuata con complessi algoritmi, viene ricavata la geometria del modello. In generale, questi scanner processano un’elevata quantità di dati (tipicamente, 15-30 scansioni complete, c.a. 2.000.000 di pixel al secondo). La ridondanza di informazioni rese disponibili consente una più efficace ed accurata ricostruzione, ed una significativa riduzione del rumore. Anche per gli scanner a luce strutturata sono disponibili modelli fissi e modelli a brandeggio manuale.

Gli scanner a luce strutturata con brandeggio manuale consentono di acquisire con facilità dettagli e superfici in sottosquadro,

Nel secondo caso, sono disponibili prodotti (es. Artec) che non necessitano di calibrazione o dell’uso di target o markers, e che possono essere utilizzati a tutti gli effetti come se si trattasse di una “videocamera 3D”.

Scansione di esseri viventi

Il laser è per definizione un dispositivo che proietta una luce di notevole intensità ed estremamente concentrata: questa caratteristica implica inevitabilmente un certo grado di pericolosità, in particolare per la retina. Questi scanner sono di conseguenza poco adatti alla rilevazione di volti. Il tempo necessario ad eseguire una scansione completa è relativamente lungo, e la necessità di eseguire scansioni da più angolazioni per accedere al maggior numero di superfici possibile ne sconsigliano ulteriormente l’impiego su esseri viventi, che difficilmente possono mantenere a lungo la stessa posizione. Al contrario, la flessibilità offerta dal brandeggio manuale degli scanner a luce strutturata, che consente di accedere facilmente a zone in sottosquadro, la velocità, l’accuratezza e l’assoluta sicurezza rispetto a potenziali danni alla vista, li rende il dispositivo ideale per la scansione di figure umane ed in generale per le applicazioni medicali.

Anche nel segmento degli scanner 3D low cost, il laser appare ormai una tecnologia che ha fatto il suo tempo. I limiti (soprattutto riguardo alla sicurezza, ma anche imposti dalla necessità di predisporre complessi stage) che caratterizzano le soluzioni laser sono superati dalle nuove soluzioni basate su sensori cinetici. Per maggiori informazioni, consultare l’articolo Bye bye Laser sempre in questa sezione.

Spider – Il nuovo scanner 3D per piccoli e dettagliati oggetti

Pietro Meloni Scansione 3D 1 Comment

 

Con un prezzo di 20.500$, il nuovo modello presentato da Artec Group si rivolge al mercato degli utenti CAD che operano nella manifattura.

Colloquio con Anna Zeveliyov e Artem Yiukhin

Questo scanner è stato progettato per soddisfare le esigenze di milioni di utenti CAD nel mondo”, dice Anna Zevelyov, Business Development Director di Artec Group.
Spider (in effetti, le telecamere multiple ricordano gli occhi di un ragno), è piccolo e leggero, e può acquisire spigoli vivi e minuscoli dettagli con una straordinaria risoluzione ed accuratezza. “Questo apparecchio consente di digitalizzare complessi oggetti in pochi minuti, ed importare i dati in qualsiasi sistema CAD”, prosegue Anna Zevelyov.

Spider è nato per l’acquisizione di piccoli oggetti come stampi, circuiti stampati, monete, incisioni e bassorilievi. L’area inquadrata è circa quella di un volto umano.  “Abbiamo realizzato questo scanner per estendere il campo di applicazione della fortunata serie EVA agli oggetti più piccoli e complessi.  L’abbinamento di Spider agli scanner per medie dimensioni permette di catturare con grande accuratezza i più minuti dettagli spesso presenti anche in parti di oggetti più grandi. Oltre alle applicazioni CAD, rapid prototyping e controllo qualità, Spider può essere usato nella preservazione di beni artistici, CG, medicina, automotive e industria aerospaziale”.

 

Spider è un leggero scanner portatile, progettato per applicazioni di manifattura che implicano piccole e dettagliate parti

Le funzionalità di Artec Spider 3D includono:

  • Scansione e fusione in tempo reale
  • Risoluzioni sino a 0.15 mm ed accuratezza sino a 0.03-0.05 mm
  • Non necessita di marker o allineamento manuale durante il postprocessing
  • Le scansioni vengono catturate a colori
  • Non necessita di alimentatore di rete
  • Peso inferiore ad 1 Kg

Al momento, nessuno scanner 3D per applicazioni  CAD è in grado di catturare texture”, prosegue la Zevelyov. “Ora che diverse stampanti 3D possono produrre prototipi a colori, è arrivato il momento di rendere disponibile questa funzionalità”.

Gli scanner a brandeggio manuale non sono comuni nell’area CAD, ma offrono indubbi vantaggi. “Non è necessario riposizionare lo scanner per acquisire dati in diverse posizioni, o usare un braccio robotico con un probe; queste operazioni, consuete per chi effettua scansioni CAD, richiedono molto tempo” dice Anna Zevelyov. “Usare lo Spider è come usare una comune videocamera. Basta girare attorno all’oggetto e catturare i dati. Una scansione richiede da pochi secondi a qualche minuto, a seconda dell’oggetto. E produce direttamente una mesh, esportabile in una grande varietà di formati compatibili con gli standard CAD.

Prezzi e disponibilità

L’hardware dello scanner Spider ha un costo di 20.500$, mentre il software ha un costo di 650$.
Anna Zevelyov dice: “Non mi risulta sia disponibile un altro scanner che possa offrire le stesse prestazioni a questo livello di costo. Spider appartiene alla fascia alta di mercato. I nostri prodotti sino ad ora sono stati apprezzati soprattutto per la loro praticità d’uso, e molti sono sorpresi del nostro ingresso in questa fascia di mercato. Spider, con il suo grado di accuratezza, si confronta ora con scanner che costano da 50.000 a 70.000$.”

Nell’immagine, un fianco della cover dello scanner EVA. Spider mette in evidenza i più minimi dettagli e cattura perfettamente gli spigoli vivi.

Artem Yukhin, presidente di Artec Group, ci fornisce ulteriori indicazioni sulla collocazione nel mercato di Spider. “La Artec ha conseguito risultati di vendita estremamente lusinghieri con il suo prodotto di punta, EVA. Originariamente progettato per la scansione del corpo umano ed altre forme organiche per scopi medicali, EVA è stato impiegato con successo nell’industrial design e nella manifattura, per acquisire autoveicoli, imbarcazioni, aerei etc.
Tuttavia, per alcune applicazioni industriali legate alla produzione di massa ed in particolare ai contenitori per elettronica di consumo, era necessaria una precisione ed una capacità di catturare minimi dettagli superiore. La presenza di spigoli vivi e profondi recessi è tipica di molti dispositivi. Così, abbiamo voluto realizzare uno scanner speciale, con la facilità d’uso e la velocità di EVA, che proprio grazie alla collocazione delle sue telecamere multiple può soddisfare le esigenze di questa importante nicchia di mercato. Con una risoluzione ed un’accuratezza più elevata, che si spinge sino a 0,03mm, Spider è in grado di digitalizzare le più complesse parti industriali.

Alcuni esempi di scansioni effettuate con Artec Spider sono disponibili per il download sul sito ViewShape.

Artec Scanner EVA: precisione e accuratezza certificate per applicazioni metrologiche

Pietro Meloni Scansione 3D 0 Comments

 

Il prodotto di punta di Artec, destinato all’acquisizione di modelli di medie dimensioni,  guadagna credito e spazio nelle applicazioni metrologiche. Da maggio, tutte le unità vengono fornite con un certificato di calibrazione individuale che ne attesta l’accuratezza e la risoluzione. Supportato da una nuova versione del software Artec Studio, EVA si conferma la soluzione più  pratica e funzionale per la scansione “sul campo” delle più svariate forme organiche ed oggetti tridimensionali.

I principali punti di forza di EVA

  • Scansione e fusione in tempo reale
  • Acquisizione di texture di grande qualità
  • Peso ridotto e totale portatilità con la possibilità di alimentazione a batterie
  • Tre tipi di registrazione disponibili: Geometria, Geometria + Texture, Fusione in tempo reale
  • Nessuna necessità di calibrazione né dell’uso di marker
  • Elevata compatibilità hardware con PC e Notebook
  • Grande intervallo di sensibilità, che permette di acquisire materiali di qualsiasi colore
  • Software estremamente potente e flessibile

Le principali applicazioni di EVA

  • Ortopedia
  • Ortesi
  • Chirurgia plastica
  • Computer Art
  • Industrial Design
  • Automotive
  • Industria aerospaziale
  • Industria navale
  • Assicurazioni
  • Mobilia
  • Bassorilievi artistici
  • Animazioni
  • Effetti speciali
  • VideoGame
  • Strumenti musicali
  • Restauro
  • Repertazione di beni artistici
  • Musei virtuali
  • E-Shop
  • Abbigliamento
  • Accessori moda
  • Industria calzaturiera
  • Modellismo

L’accuratezza di EVA

Alla Artec, non giriamo attorno a vuote promesse. Le nostre specifiche tecniche non sono misurate una tantum in laboratorio. D’ora in poi, ogni scanner Artec EVA viene fornito con un certificato di accuratezza che soddisfa e rispetta i ben noti standard di testing VDI/VDE.

Quando acquistate uno scanner, vi viene fornito un certificate che attesta che quello scanner è stato provato in fabbrica e che raggiunge almeno 100 micron di accuratezza, come evidenziato nella linea guida 2634 VDI/VDE.

Come abbiamo raggiunto questo risultato?

Negli scorsi anni abbiamo lavorato molto per migliorare l’accuratezza e la ripetibilità del nostro hardware. Nel novembre dello scorso anno, abbiano annunciato lo sviluppo di un algoritmo per l’adeguamento alle variazioni di temperatura. L’impiego di questo algoritmo ha significativamente migliorato l’accuratezza in relazione al tempo/distanza, perché i dati acquisiti non sono più influenzati dalla temperatura interna dello scanner. Abbiamo anche lavorato per migliorare le procedure di calibrazione di fabbrica, e perfezionato le correzione per la distorsione mutuale della camera e del proiettore.

Il test ed il certificato.

Diagramma di certificazione

Il diagramma di certificazione di EVA

Ciascun certificato mostra I risultati di test per quel particolare scanner. L’oggetto di riferimento (un piano con 5 semisfere) viene acquisito, e lo schermo di acquisizione viene allegato al certificato stesso. E’ possibile in questo modo verificare che l’errore massimo in ciascun frame è contenuto in 0,1 mm (2 Sigma). Il test viene eseguito a 600 mm di distanza dall’oggetto.
Sono stati inoltre migliorati diversi algoritmi di filtraggio dell’immagine. Questo consente una migliore identificazione e visualizzazione di ciascuna sfera. Soltanto gli scanner che mostrano un errore inferiore a 0.16 mm su una distanza di 1 mt passano il QA (3 Sigma).

Immagine della scansione

Immagine della scansione

Dati di calibrazione

Dati di calibrazione


Altre informazioni sul controllo di temperature e sul problema dell’accuratezza su distanza

Il fatto che EVA sia dotato di un sistema di misurazione della temperatura interna ci consente di controllare le fluttuazioni della temperature via software. Teoricamente, con qualsiasi scanner sul mercato, per ottenere risultati più accurati possibile, la scansione dovrebbe avvenire alla stessa temperatura alla quale lo scanner era stato calibrato in fabbrica.
Pensateci: a causa della dilatazione termica dei materiali, una variazione di temperatura di 5 gradi rispetto alla condizione nella quale è avvenuta la calibrazione, causa uno spostamento della camera fino a 30 micron. Questo può determinare un errore di 30 micron su ciascun frame. Con il soggetto della scansione posto ad 1 metro, è possibile accumulare un errore fino a 1,5mm!

Noi non volevamo che gli utenti dovessero attendere che lo scanner si riscaldasse o si raffreddasse per raggiungere una certa temperatura prima di effettuare una scansione. Volevamo risolvere il problema.  Definitivamente.  Senza uno strumento di misura, chi può veramente sapere che temperatura c’è all’interno di un dispositivo?
Per questo abbiamo sviluppato l’algoritmo di calibrazione. Il software monitorizza costantemente la temperatura all’interno del case dello scanner, e modifica i dati acquisiti in accordo con le variazioni rilevate rispetto alla temperatura di calibrazione. In questo modo, l’errore viene significativamente ridotto. Abbiamo testato un lotto di scanner e rilevato che sulla distanza di 1 metro, l’errore è contenuto all’interno di 0,3 mm (3 Sigma). L’oggetto di riferimento è stato precedentemente misurato con l’aiuto di un CMM con accuratezza di 7 micron.

Oggetto di riferimento

Oggetto di riferimento

Dati dell'oggetto di riferimento

Dati dell’oggetto di riferimento

Questo è quanto. Ciascuno scanner è corredato di un suo certificato di accuratezza, che può essere scaricato dall’account dell’utente su my.artec3D.com.
Per maggiori informazioni, contattateci. Ogni richiesta che arriva dai nostri clienti è un piacere per noi.

Maschere personalizzate, con la struttura del collagene

Pietro Meloni Arte, Scansione 3D, Stampa 3D 0 Comments

 

Al di la dell’utilità pratica, se vogliamo risibile, pubblico volentieri questo video abbastanza ben fatto e sufficientemente suggestivo per stimolare nuove idee.

DO THE MUTATION sviluppa applicazioni per oggetti generativi, strategie per progettare e produrre oggetti adattabili e personalizzabili. Nell’esplorare le proprietà estetiche e prestazionali di sistemi biologici, simulazioni di formazione e crescita sono incorporati nei processi di progettazione.
La creazione di un insieme di maschere offre l’opportunità di approfondire la sensibilità verso una ricerca sul rapporto tra corpo e abito, immaginando la maschera come il prodotto della crescita di un organismo virtuale sul volto umano. L’oggetto mantiene le sue funzioni tradizionali di protesi del corpo, fornendo alterazione di identità ed occultamento, stimolando l’immaginazione e l’associazione visiva degli spettatori.
Questo progetto esplora il territorio di confine tra fisico e virtuale, le astrazioni di codice informatico di collegamento con la dimensione intima, viscerale del senso di alterazione del corpo portato dal tema maschera. L’anatomia topografica del volto agisce come input per un insieme di algoritmi che sotto il controllo della finestra di progettazione genera le fibre che formano l’oggetto, creando una formazione materiale che dopo la stampa 3d si adatta perfettamente sul territorio, volti di persone.
L’insieme di oggetti prodotti rappresentano una popolazione di individui differenziati, fenotipi che condividono lo stesso genotipo. Non importa quante maschere potrebbero essere prodotte, tutte condividono lo stesso codice genetico. Il sistema è quindi flessibile nel senso che offre la possibilità di infinite variazioni formali e schematiche, dando luogo alla creazione di oggetti anche molto diversi, personalizzabili su diverse facce, come espressione di diversi progettisti.

CAJ…. Computer Aided Jewelry

Pietro Meloni Arte, Gioielleria 1 Comment

 

Chissà che non venga coniugato l’ennesimo acronimo…
Una cliente mi ha recentemente chiesto informazioni e costi di un plug-in Rhinoceros per la gioielleria, ed un parere circa la sua validità come ausilio nella progettazione orafa. E’ una domanda che mi hanno posto molte volte, alla quale, nonostante nel tempo questo genere di strumenti abbia subito sostanziali variazioni, ha risposto nel modo in cui rispondo sempre. Ovvero, dipende. Dipende dal tipo di gioielli che si intende realizzare, da quali sono gli aspetti del flusso di lavoro che desideriamo migliorare e soprattutto da quanto ci si aspetta che questi strumenti possano offrire in termini di creatività.

Sono disponibili svariati applicativi per il design di gioielli e preziosi in generale.
Le differenze tra i vari prodotti, oltre naturalmente a quelle relative ai costi, sono correlate proprio alle risposte a queste domande. Così, per una volta ho cercato di fare un lavoro un po’ più schematico, cercando di catalogare questi strumenti in base al genere di aiuto che possono offrire al progettista.

Quali gioielli vogliamo realizzare?
Sembra una domanda banale, ma non lo è. Un gioiello può essere prezioso per la ricchezza della lavorazione, per i materiali con i quali è costruito, per la purezza o l’originalità del suo design, etc.. Non esistono criteri univoci per definire la “preziosità”.
A pensarci bene, il progetto di un gioiello ha molti punti in comune con un progetto architettonico. Non si può dire in assoluto che un edificio barocco sia più o meno bello di una chiesa gotica, e neppure  di un moderno ponte o un grattacielo.
Ma quello che si può dire senz’altro è che questi edifici fanno riferimento a criteri stilistici differenti, e sono realizzati con tecniche, materiali e strumenti diversi.
Lo stesso accade per i gioielli. Le caratteristiche di due gioielli possono essere talmente diverse tra loro da rendere la realizzazione problematica con lo stesso strumento. Quindi semplicemente dobbiamo accettare il fatto che non sarà possibile realizzare “qualsiasi” tipo di gioiello con lo stesso programma, indipendentemente dalla sua qualità e sofisticazione.

Come migliorare il flusso di lavoro
Questa è una bella domanda. Alcuni tra i programmi che prenderemo in esame sono particolarmente efficienti riguardo agli aspetti che non hanno molto a che fare con la creatività, ma che migliorano tempi e costi di realizzazione di un gioiello. La stesura automatica di un pavé su una superficie complessa far risparmiare molto tempo.
La replica di un particolare lungo una matrice consente di raggiungere una precisione ed una simmetria difficilmente ottenibili con lavorazioni manuali. Il calcolo accurato di pesi, dimensioni e volumi permette di effettuare preventivi accurati. Un buon rendering può evitarci la brutta sorpresa che il gioiello finito non piaccia al committente. Insomma, laddove il contributo di uno strumento di progettazione è sostanzialmente tecnico, i vantaggi sono indiscutibili.

Un programma CAD per oreficeria può essere veramente creativo?
E questa è la domanda più importante di tutte. La mia risposta è: sostanzialmente no. La creatività non è mai nello strumento, ma in chi lo utilizza. È vero, molti tra i programmi disponibili consentono di creare un gioiello gradevole con pochi passaggi, sfruttando elementi standard di libreria. Ma questa non è una soluzione; anzi è piuttosto il problema. Infatti, questi strumenti consentono “a chiunque” di creare un gioiello gradevole con pochi passaggi. E quindi questi gioielli, anche se tecnicamente ben realizzati, appaiono omologati, talvolta… ovvi. Se lo scopo è produrre in serie e con il minor sforzo possibile gioielli piacevoli, allora questa strada è percorribile; ma tutto questo con la creatività ha ben poco a che vedere.
Ad una diversa categoria appartengono i programmi di modellazione e sculpting “puri”. Questi prodotti non offrono soluzioni “pronte”, ma una serie di strumenti digitali che facilitano la realizzazione di un modello generico. Proprio la mancanza di forme predefinite elinina il rischio di cadere nella tentazione di sfruttare, magari modificandolo alla bisogna, un modello comunque già visto.
Dal mio punto di vista, per chi intende creare gioielli unici, i modellatori “generici” sono il giusto punto di partenza.

I principali prodotti sul mercato.
Questo elenco non pretende di essere esaustivo. E piuttosto che esprimere considerazioni rispetto alla validità o alla convenienza dei singoli applicativi, cercherò di fornire informazioni più obiettive possibile rispetto alla loro collocazione all’interno del flusso di lavoro di un artigiano orafo, di un designer di gioielli o di un’industria che produce preziosi.

Monarch® CAD

Non ho mai provato personalmente questo programma, che viene definito “il più veloce ed avanzato CAD per gioielleria sul mercato”. Credo che questa definizione sia stata attribuita direttamente dal produttore, ma stando alle caratteristiche, il programma appare completo e flessibile. In particolare, nello scenario dei vari CAD per gioielleria, spiccano le potenzialità parametriche ed associative di Monarch, che lo rendono uno strumento appetibile anche per applicazioni industriali.

Monarch offre:
Stampigliatura automatica degli anelli
Il programma offre facili modalità per incidere nomi e dediche, e stampigliare i marchi dei carati e dell’orefice all’interno degli anelli.
Distinta base
Monarch produce con un semplice clic un dettagliato report dei materiali e delle gemme utilizzate per realizzare un gioiello.
Cupole, Cabochon
Questi elementi possono essere creati in modalità parametrica, specificando altezza, continuità e corona. I dati introdotti sono conservati in un “albero del modello”, e possono essere variati successivamente.
Libreria gemme
All’interno del programma è disponibile una vasta libreria di pietre preziose. Le assegnazioni sono memorizzate nell’albero del modello e possono essere modificate successivamente.
Pattern
Sono disponibili molti pattern decorativi predefiniti, che possono venire modificati attraverso parametri. E’ possibile aggiungere pattern personalizzati alla libreria.
Grani
E’ possibile aggiungere con grande facilità grani parametrici decorativi ai gioielli.
Uso di pietre preziose con taglio personalizzato
Con GemCAD e Sarin è possibile disegnare tagli personalizzati delle gemme, ed importarle in Monarch. Le gemme sono gestite senza triangolazione aggiuntiva ed è possibile definirne il colore, tipo e grado.
Parametrizzazione
Il programma è totalmente parametrico, e consente di modificare dimensioni, posizioni, numeri di elementi attraverso l’albero di costruzione. Le funzionalità parametriche consentono di creare con facilità parure o famiglie di gioielli, e di riutilizzare progetti già completati inserendo varianti anche significative.


Creazione di pavé e incisione testi
Monarch può creare pavé complessi e incisioni di testi in pochi secondi, definendo superfici, contorni e caratteristiche del pavé.
Attributi del materiale
Il programma permette di specificare caratteristiche meccaniche e proprietà dei materiali utilizzati, per eventuali analisi FEM utilizzabili per verificare la rispondenza a specifici criteri nella produzione industriale.
Props
Oltre ad una serie di sfondi e gradienti, Monarch include una libreria di astucci, cofanetti e display da utilizzare per ambientare i rendering del modello.

Gemvision Matrix
Matrix è uno dei più “longevi” Jewelry CAD sul mercato, giunto ormai alla versione 7. Gemvision offre inoltre anche una interessante CNC dedicata, REVO540CX, che consente di produrre modelli in cera di alta qualità in-house.

Matrix integra T-Splines, una tecnologia di modellazione ibrida particolarmente adatta alla realizzazione di gioielli, che offre un buon grado di flessibilità.
L’approccio al design è facilitato dalla presenza dei Builders, una serie di wizard che consentono di collocare forme base e controllarle attraverso comodi manipolatori.

Tra le altre interessanti caratteristiche e funzionalità che offre Matrix, la possibilità di ottenere rendering con particolari effetti di illuminazione ed animazioni, albero di costruzione parametrico, librerie di frammenti, (naturalmente) strumenti per il calcolo del peso e, per finire, la possibilità di ordinare pietre preziose e demandare la produzione attraverso una partneship con Stuller, la più grande struttura DCT e produttiva degli USA.

Rhinoceros 5


Non c’è bisogno di grandi presentazioni per questo notissimo modellatore NURBS, impiegato nell’industrial design, architettura, automotive, navale e naturalmente nella modellazione di gioielli. Pur non essendo un “Jewelry CAD” dedicato, Rhino 5 contiene tutti gli strumenti necessari a sviluppare modelli freeform con elevati contenuti artistici.
A causa della sua flessibilità e della disponibilità di librerie di sviluppo “aperte”, viene frequentemente utilizzato come “modellatore base” per ospitare plug-in specifici per la modellazione orafa. L’ultima versione include oltre 1000 migliorie, sfrutta le piattaforme a 64bit ed il calcolo multithreading.

RhinoGold


Prodotto da TDM Solutions, RhinoGold è un plug-in per Rhinoceros flessibile e dal costo abbordabile. Una rapida curva di apprendimento (soprattutto per chi già utilizza Rhino) e la disponibilità di corsi on-line ne facilitano l’introduzione nel processo di progettazione dei gioielli.  RhinoGold offre anteprime fotorealistiche in tempo reale e compatibilità con i più diffusi motori di rendering (VRay, Flamingo, Brazil etc.), wizard, CAM export assistant e l’utile STL repair assistant per chi realizza prototipo con tecniche ARP.

RhinoJewels 5.0

La filosofia di base di Rhinojewel è quella di potenziare, ottimizzare ed integrare – in un unico spazio di lavoro con un’interfaccia intuitiva – le migliori e più innovative tecnologie che abbiano un’applicazione per il disegno e/o la fabbricazione del gioiello.
Gli strumenti di Rhinojewel sono particolarmente utili per quelle fasi della modellazione solitamente complesse e ripetitive. Derivato da TechGems, di cui rappresenta la versione Plug-in per Rhinoceros, è fondamentalmente orientato alla ges

Rhinojewel aggiunge a Rhinoceros una vasta gamma di strumenti studiati appositamente per soddisfare le esigenze del settore orafo, divisi in quattro gruppi principali: Strumenti Metallo, Strumenti Gemme, Strumenti di Modellazione Bonus e strumenti relativi alla libreria di pietre calibrate SWAROVSKI GEMS™. Come sempre, sono anche tutti gli strumenti classici di Rhino.

modo

Versatile e poliedrico, il cavallo di battaglia Luxology è un modellatore SDS (Subdivision Surfaces) che utilizza un approccio poligonale alla modellazione, molto diverso da quello impiegato da Rhinoceros, basato su curve NURBS. Particolarmente adatto alla rappresentazione di fini dettagli e forme organiche, modo è comunque un modellatore a 360 gradi, che può affrontare complessi progetti senza grandi difficoltà.
L’ambiente integrato di modo include diverse interfacce dedicate a varie task: modellazione, sculpting, rendering, topo, uv-map, painting 3D, animazione, dinamica. A parte l’assenza di librerie di modelli ed elementi pronti, potrebbe essere considerato uno strumento adatto a modellare e presentare praticamente qualsiasi tipo di gioiello. La possibilità di ridefinire la topologia di un modello importato (es., da una scansione 3D) e la disponibilità di plug-in di esportazione verso l’ambiente NURBS (SDStoNURBS) consentono di utilizzarlo con efficacia come software di reverse engineering a basso costo, per rielaborare modelli fisici esistenti.
L’area di eccellenza di modo è legata al potente ambiente di UV-mapping e al modulo di rendering integrato, che offre un’ottima qualità già in tempo reale, lo rendono ideale per la presentazione di gioielli, la realizzazione di pagine e video pubblicitari.

ZBrush

Negli ultimi anni, di designer di gioielli che hanno sperimentato software basati su NURBS si sono spesso sentiti limitati nella possibilità di esprimersi. Con ZBrush, creare un anello in bassorilievo è come scolpire nella cera, in un modo che richiama il metodo tradizionale utilizzato nella gioielleria. Tuttavia, all’interno di questo ambiente l’approccio tradizionale viene arricchito da strumenti che consentono un’esplorazione, variazioni e sperimentazioni senza limiti.

La gioielleria è una forma d’arte, e non dovrebbe apparire come un esercizio tecnico. ZBrush permette di “sentire” la cera virtuale sotto ai propri polpastrelli, e di utilizzare con vantaggio le tavolette LCD dotate di stilo sensibile alla pressione.
La libertà di poter realizzare qualsiasi modello immaginabile è a portata di mano nel canvas di ZBrush, che può in questo senso essere considerato il Re della creatività.

Pipeline
L’accuratezza viene mantenuta nel progetto dalla capacità di importare forme base e template in ZBrush. I modelli NURBS creati in altri software possono essere triangolati e convertiti in una mesh che può essere scolpita. Utilizzando i molteplici strumenti presenti nella “cassetta degli attrezzi” di ZBrush, i modelli importati possono essere cesellati in uno sfarzoso lavoro in brevissimo tempo. La personalizzazione è facile e veloce; la richiesta di un cliente può essere facilmente provata e presentata con tutte le variazioni necessarie prima che venga effettuato un prototipo.
ZBrush permette di verificare istantaneamente il proprio progetto replicando materiali realistici e illuminazioni naturali. Utilizzando i Material Capture Tools (MatCAP) è possibile campionare le caratteristiche di una superficie da fotografie, ed effettuare rendering fotorealistici mentre si continuano ad apportare modifiche al modello.

ZBrush consente di affrontare un progetto dal concept alla realizzazione finale in un solo giorno. Il modello base con il quale si è iniziato a lavorare la mattina può essere scolpito e preparato per la stampa 3D entro la sera.
Usando il plugin Decimation Master (incluso nel package), i modelli ad alta densità possono essere convertiti in una mesh stampabile senza perdere dettagli. Il modulo di esportazione per la stampa 3D permette di selezionare un formato di stampa ed inviare il file al service per la prototipazione rapida. Nessun altro software offre rispetto alla scultura 3D la stessa velocità e flessibilità.

Game Developers Conference 2013

Pietro Meloni Texturing 0 Comments

 

Soubstance
Come facciamo sempre in occasione della nostra fiera preferita, anche quest’anno siamo lieti di offrire, con un prezzo speciale, un altrettanto speciale package che contiene i nostri più avanzati strumenti. Potrete risparmiare ben 1.159€, ed entrare nella comunità in crescita degli “sviluppatori con sostanza“!

L’offerta è valida fino al 10 aprile, ed include:

  • Substance Designer 3.5 (rilasciato il 27 Marzo).
  • Bitmap2Material 2.1 (incluso B2M Mobile)
  • 250 file sorgenti Substance(.disbs)
  • Redux Mobile

modo 701 scende in campo – impressioni – recensione

Pietro Meloni modo 0 Comments

 

Dopo la fusione con The Foundry, Luxology ha accelerato lo sviluppo della sua nuova versione, la 701, resa disponibile prima del previso.
Molte le nuove funzionalità introdotte. In questo primo video di anteprima, una breve presentazione delle significative implementazioni di questa versione. Nei prossimi giorni, dopo un esaustivo test, pubblicherò i risultati di un vero e proprio “test su strada”. Restate sintonizzati su ShareMind.

madCAM 5 in versione Italiana

Pietro Meloni madCAM, Software 0 Comments

 

Annuncio con vero piacere un “nuovo arrivo” in casa ShareMind.
Si tratta di madCAM, un plug-in (ovviamente, un CAM) per Rhinoceros, sviluppato in Svezia da Joakim Möller. Dopo molte prove e giusto al termine del lavoro di traduzione in Italiano, ecco le mie impressioni in una breve recensione.

Plug-in? No grazie.

Devo confessare che non ho mai avuto troppa passione per i plug-in in generale. Spesso sono qualcosa di simile ai vecchi “accessori per Black & Decker” che andavano di moda una volta. Aggeggi che si aggiungevano ad un trapano da casa per fargli fare qualcosa di diverso dai buchi. Accessorio “seghetto alternativo”, accessorio “levigatrice”, accessorio “sega circolare”, e i più famigerati ed inservibili di tutti, accessori “compressore gonfiagomme” e persino “tornio per legno”.

Cosa c’era che non andava? Praticamente, tutto. Ergonomia, meccanica, regime del mandrino inadatto, mancanza di sicurezza… E il fastidio di trovare sempre montato sul trapano l’accessorio che meno serviva in quel momento. Poi “per fortuna”, sono arrivati i Cinesi, che con prodotti spesso decenti e a basso costo hanno fatto capire anche agli hobbisti che una cosa fatta apposta per un certo scopo è meglio di una adattata.

Nel software le cose non sono poi così diverse. Anche qui, spesso i plug-in sono sviluppati con strumenti di programmazione diversi da quelli dell’applicazione “ospite”, dando luogo a problemi di ergonomia e compatibilità. Data la popolarità che Rhino ha conquistato fin dall’esordio, alcuni produttori di applicativi “Stand-alone” hanno realizzato semplicemente un “involucro richiamabile”, al quale Rhinoceros semplicemente trasferisce la “scena”, a volte successivamente elaborata addirittura in una finestra dedicata. Altrettanto spesso, le librerie grafiche utilizzate dal plug-in sono diverse da quelle dell’applicazione, generando conflitti e rallentamenti.
E una cosa molto probabile è che – se il plug-in non va in conflitto con l’applicazione ospite – vada comunque in conflitto con un altro plug-in installato.

Però…

Certo che poter gestire un progetto complesso e articolato in un solo programma d’altro lato è un bel vantaggio. Effettuare un rendering di un modello senza dover esportare oggetti, luci, materiali e mapping è comodo. Anche poter aggiungere una restrizione o modificare un modello per un problema riscontrato in un percorso utensile è comodo.
E’ per questo motivo che, nonostante la mia diffidenza verso il concetto stesso di plug-in, ho comunque sempre seguito con attenzione queste “appendici”, cercando di capire in quali casi ne valesse la pena. E madCAM mi pare proprio uno di questi.
Il programma è realizzato nel buon vecchio “Delphi”, utilizzato pressoché esclusivamente per richiamare funzioni native di Rhinoceros, di fatto utilizzate sia per il calcolo, sia per la rappresentazione del percorso utensile, tracciato con le stesse primitive che Rhino utilizza al suo interno per qualsiasi modello o disegno.
Così, il primo “incidente positivo di percorso” è che il tracciato utensile risulta costruito con familiari curve NURBS standard, come se fosse stato disegnato dal progettista. Curve manipolabili con grande facilità con i convenzionali strumenti di editing di Rhino.

 

La barra degli strumenti di madCAM

La barra degli strumenti di madCAM – Tutto qui?

Il programma risulta veloce, pratico. Una sola, compatta barra strumenti permette di controllare tutte le funzioni. Il primo impatto dopo l’installazione è che qualcosa non abbia funzionato, perché l’interfaccia di Rhino è apparentemente identica. Quando l’occhio cade finalmente sulla nuova barra degli strumenti ci si chiede: tutto qui?

madCAM è davvero integrato, come se avesse da sempre fatto parte di Rhinoceros. Le finestre, le modalità di visualizzazione sono quelle native, a tutto vantaggio del flusso di lavoro, che non subisce cambiamenti. I percorsi vengono generati in nuovi layer di Rhino, e questo permette di utilizzare i consueti comandi per abilitarne o meno la visualizzazione, gestirne i colori etc. In sostanza, l’interfaccia della parte CAM non differisce in alcun punto da quella di Rhino.
“In corso d’opera” (cioè durante lo sviluppo di un progetto CAM) tutti gli strumenti convenzionali di modellazione e disegno restano accessibili. Così, è possibile ottenere una quota, nascondere una superficie che non va trattata, modellare “al volo” una restrizione o un grezzo speciale, cambiare la scala, l’orientamento, la posizione del modello etc. Cool.

Prerogative dell’ambiente CAM
Oltre alla gradita sorpresa del supporto multithread, in grado di sfruttare al meglio i processori multicore dell’ultima generazione, di compilazioni a 32 e 64 bit e di svariate versioni multiasse (3,4,5,5Xtra),  madCAM riserva sul piano tecnico parecchi altri interessanti contenuti. Da programmi CAM di questo livello di costo ci si aspetta una certa “miopia” nel riconoscere e trattare di conseguenza le entità geometriche del modello. In genere, questo viene lavorato come un unico, intero oggetto, con pattern semplificati che non tengono troppo in considerazione la presenza di bordi, cave, superfici inclinate etc. In particolare nelle lavorazioni con assi rotanti, i CAM “economici” tendono a generare strategie piuttosto banali: movimenti longitudinali rispetto all’asse di rivoluzione che nel frattempo gira, o al massimo una paziente spirale con le necessarie variazioni Z…

Strategie
madCAM, grazie anche all’ottimo livello di integrazione con Rhino, offre una varietà di strategie inaspettatamente vasta, con soluzioni spesso non disponibili neppure in prodotti CAM di fascia alta. Una volta definiti infatti gli assi di rotazione e l’asse mandrino (è sufficiente disegnare delle linee in Rhino per farlo), tutte le strategie disponibili nelle lavorazioni a 3 assi (sgrossature, semifiniture, finiture, pocket, contornature, tracciature, forature, aree residue etc.) divengono automaticamente applicabili alle lavorazioni multiasse. La peculiarità di poter utilizzare tutte le strategie disponibili indipendentemente dal numero di assi utilizzato è più unica che rara nel panorama delle funzionalità dei programmi CAM.

E non finisce qui. Ad esempio, basta dare un’occhiata alla finestra di dialogo delle finiture (piana o a livelli), per notare la presenza del controllo “Angolo limite”.
Quando ho visto la prima volta questo controllo ho pensato: “Wow! Non mi dire… Vuoi vedere che è possibile limitare il percorso in base all’angolo di incidenza frontale e laterale tra l’utensile e la superficie…“. Si. Proprio così. Ma che significa, in pratica?
Ebbene, tutti gli operatori sanno bene che per le superfici tendenzialmente pianeggianti l’ideale è affrontarle con una lavorazione piana, con passate parallele. E sanno altrettanto bene che invece questo approccio produce, se applicato a superfici ripide o addirittura pareti verticali, una cattiva finitura (dentellatura) in particolare per le superfici perpendicolari rispetto alla traiettoria. E di conseguenza, che le superfici ripide vanno lavorate con una strategia a livelli. Utilizzando la maggior parte dei programmi in commercio, e visto che quasi tutti i modelli presentano sia superfici pianeggianti, sia superfici ripide, questo significa che per ottenere buoni risultati non potremo far altro che effettuare due finiture sul modello: una parallela, e una a livelli. Ahimè, con conseguente notevole perdita di tempo.

madCAM - Angolo limite nelle finiture piana e a livelli

madCAM – Angolo limite nelle finiture piana e a livelli

La presenza del controllo “Angolo limite” in madCAM serve proprio ad eliminare questo problema. Definendo l’angolo sino al quale deve operare la strategia parallela, e l’angolo dal quale deve intervenire la strategia a livelli, le due operazioni non “sprecano” percorso per passare su superfici già lavorate.
Già visto? Si, appunto. Su alcuni (pochi) programmi CAM di fascia alta.
madCAM è disseminato di queste accortezze. Ad esempio, nella strategia di lavorazione piana, un controllo consente di inibire la lavorazione delle aree già piane del modello (es., perché il grezzo era già spianato, perché sono state effettuate semifiniture con utensili di grande diametro etc.). E certo, perché rilavorare quanto già finito? Accortezze che mancano anche in prodotti ben più blasonati. Esplorandolo a fondo, presenta tali sottili furbizie da apparire sviluppato da un meccanico, o meglio da un fresatore con le mani unte di olio chimico,  piuttosto che da un programmatore.
E in effetti, andando a scavare nel profilo di Joakim Möller, il padre di madCAM, è proprio così. Questo simpatico e poliedrico imprenditore svedese ha infatti sia una officina stampi, sia la passione per la programmazione.
Si è scritto un programma proprio come gli serviva, e lo usa tutti i giorni. Incidentalmente (e per fortuna), ha anche pensato di commercializzarlo.
Quello che ho pensato anche io, dopo averlo apprezzato nelle numerose “prove su strada”. E, come faccio per tutti i programmi che mi piacciono, l’ho tradotto in Italiano per renderlo ancora più facile da utilizzare per chi non ha familiarità con l’Inglese.

In occasione del prossimo rilascio della versione 5, madCAM (il primo plug-in CAM scritto per Rhino, per inciso), è disponibile a condizioni economiche particolarmente vantaggiose: 595€ per la versione 3 assi, 995€ per la versione 4 assi, 1995€ per la versione 5 assi e 2995€ per la versione 5Xtra. In altre parole, a quanto mi risulta, in di gran lunga il più economico CAM 5 assi in continuo sul mercato.

madCAM 5
madCAM AB
Tallundsgatan 3
622 54 Romakloster  Sweden

Pro – semplicità d’uso, grande varietà delle strategie, qualità dell’integrazione con Rhino, prezzo.
Cons – a volerne trovare, efficienza di alcuni movimenti in rapido migliorabile.