Raise3D N2 Plus. Stampa di una pistola per Cosplay, Hawkmoon

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Progetto realizzato da Dimensionw, Ottobre 2016. Cito testualmente le sue considerazioni:

“Voglio iniziare ringraziando Raise3D per aver realizzato una macchina semplicemente FANTASTICA!!, ed inviare uno speciale ringraziamento a Joel dii 3D Printing Nerd! Se non avessi visto i suoi video sulla Raise3D N2 Plus, non avrei potuto pubblicare questo articolo. Mi è bastato guardare per una sola volta il suo video, e scambiare qualche opinione con il team Raise3D per convincermi all’acquisto.
Ora, venendo al punto, questo è il secondo modello che stampo, dopo un Pikachu low poly.
Per il primo modello, ho utilizzato il filamento in PLA incluso nella stampante, con le impostazioni predefinite, e questa è stata la mia prima stampa in assoluto. Potete quindi ben immaginare quale sia la mia eccitazione nel presentare questo secondo progetto, del quale vado molto orgoglioso.”

The Hawkmoon: Hand Cannon

Stalk thy prey and let loose thy talons upon the Darkness. ― In-game description

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Nota: Immagini non ritoccate! No Photoshop! solo qualche leggera levigatura con carta abrasiva!

Grazie,
Abodizer89

Airbrush utilizzato: Infinity – Harder & Steenbeck Airbrush

Vernice: Badger Miniature Line

Filamento: ColorFabb nGen

Crediti per il progetto 3D : Lael Lee
https://www.myminifactory.com/users/laellee

Raise3D N2. Rimozione dei supporti

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Pubblico un semplice, breve video senza parole, che illustra in modo eloquente la qualità e la robustezza delle stampe effettuate con una Raise3D N2, e la estrema semplicità nella rimozione dei supporti.

E’ superfluo aggiungere commenti.

Ma va bene, per chi davvero preferisce ascoltare qualche commento… ecco un altro video, con qualche impressione dell’utente:

Il prototipo del Polysher, progettato da Julia Truchsess per Polymaker e stampato con Raise3D

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L’azienda Polymaker, specializzata nella produzione di filamenti per stampanti FDM, debutta nell’hardware con un interessante dispositivo per il postprocessing automatico delle stampe, Polysher.

“Per le stampanti basate sull’estrusione di filamenti, la modesta qualità delle superfici ottenibili rappresenta il principale svantaggio, che separa i prodotti ottenuti attraverso la stampa 3D da quelli realizzati con tecniche di produzione convenzionali”, dice Xiaofan Luo, presidente di Polymaker. “Il nostro obiettivo è superare questo limite, portando la stampa 3D ad un livello qualitativo che consenta di realizzare prodotti con le caratteristiche estetiche dei prodotti definitivi, non soltanto prototipi”.

polysher

Polysher sfrutta le caratteristiche di Polysmooth, un filamento con proprietà e semplicità di stampa pressoché identiche a quelle del PLA.
Questo materiale può essere levigato con comune alcool isopropilico o etanolo. Il componente chiave di Polysher è un nebulizzatore, che consiste di una sottile membrana con centinaia di piccoli fori (< 10 micron) collegata ad un attuatore piezoelettrico. Quando viene attivato, il nebulizzatore genera un fine aerosol di microgocce di alcool, nella camera stagna del Polysher. Queste microgocce creano un film sulla superficie del modello 3D, levigandolo ed unendo il layer per creare una superficie lucida senza strati visibili. Al termine della levigatura, il sistema di asciugatura dissipa la nebbia alcolica e il modello è pronto.
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“Pensiamo che ciascun utilizzatore delle stampanti 3D, da progettisti a ingegneri, a semplici makers, possa trarre vantaggio da questa tecnologia, potente, versatile, sicura e semplice da usare”, commenta Aaron Jennings, Design e Communications Manager di Polymaker.

Lo sviluppo del progetto è stato affidato alla Pragmatic Designs, Inc. e alla Gyre9, LLC, due aziende Americane specializzate nel design di prodotto, per realizzare uno strumento facile da usare e durevole. La produzione è stata affidata a Mascon.

“E’ stato molto eccitante lavorare con Polymaker per creare Polysher,” dice Julia Truchsess, Presidente della Pragmatic Designs, Inc., “sono io stessa un’entusiasta della stampa 3D, e mi sono immediatamente appassionata a questo progetto, quando Polymaker me lo ha presentato, oltre un anno fa. E’ stata un’importante sfida, e sono veramente lieta di aver partecipato allo sviluppo di questo prodotto.”

Ed ecco, in basso, il prototipo di Polysher che Julia ha realizzato con una stampante Raise3D N2.

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L’utilizzo della Raise 3D N2 ha consentito a Julia di ridurre notevolmente i costi di prototipazione rispetto all’impiego di stampe realizzate con sistemi SLS, pur garantendo una qualità elevata del prototipo.

 

 

Raise3D N2 alle prese con Alien. Dov'è Miss Ripley!!!

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Rockman, nickname di un appassionato di cult movie, si è cimentato nella difficile riproduzione di una delle massime icone della fantascienza: Alien. Utilizzando un modello pubblicato su Thingiverse, ha riprodotto la mostruosa creatura in PLA, con una Raise N2 a singolo estrusore.
Dopo la stampa, realizzata con layer 0,2 e durata 28 ore, il modello non è stato carteggiato, ma semplicemente dipinto a pennello con una lacca acrilica standard. Il risultato è decisamente realistico.

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Non oso immaginare la reazione della moglie, che si è trovata di fronte alla scena sottostante, con il figlio aggredito dalla bestiaccia.
Il gatto, che deve aver seguito la stampa, sembra invece molto tranquillo…
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Non del tutto soddisfatto, Rockman ha stampato anche la versione “esplosiva” dell’alieno, nelle immagini in basso.

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Chissà se la moglie, dopo essersi ripresa dallo shock, gli ha perdonato il buco fatto nella maglietta…

 

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Per saperne di più su Raise3D, la stampante che pensa in grande, usa il link in basso…

Raise3D, la stampante che pensa in grande Vorresti rivendere le stampanti Raise3D? Scrivici.

Z-Mon: monitor del filamento per stampanti Zortrax

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E’ successo a tutti: “ma si, c’è abbastanza filamento nella bobina per finire la stampa….  e comunque, tanto darò un’occhiata…. devo giusto scrivere un paio di email…”. Le ultime parole famose. Suona uno spedizioniere alla porta, arriva una telefonata importante, e improvvisamente ci torna in mente la stampa in corso. “Fammi andare a controllare, va…“.
In modo beffardo, la stampante emette un bip. Sta proprio finendo. Ma l’estrusore è un centimetro sopra alla stampa, e si intravede l’infill…

Si, abbiamo perso diverse ore di stampa, e una buona quantità di quel costoso, maledetto filamento, che ha deciso di finire proprio cinque minuti prima del completamento della stampa.

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La reazione a questo tipo di episodi è paranoica. Finiamo per buttare via le bobine con ancora parecchie decine di metri avvolti, per paura che ci succeda ancora.
E finalmente, come in altre circostanze, ci pensa Julia Truchsess, “Santa” protettrice dei possessori di Zortrax, a risolvere il problema. Con Z-Mon, uno scatolotto grande quanto un pacchetto di svedesi, che manda in pausa la stampante quando termina il filamento, e ci permette di caricare con comodo un’altra bobina e riprendere il lavoro. Non avessimo mai buttato quelle bobine iniziate!

 

Un esclusivo design a Clip

Con un design esclusivo nel campo dei sistemi di monitoraggio del filamento, Z-Mon clip-on elimina la necessità di far passare il filamento attraverso un foro del sensore. Con tutte le altre soluzioni è necessario ricordarsi di inserire il filamento nel foro di passaggio prima di iniziare la stampa; se ci si dimentica, è necessario interrompere la stampa, scaricare il filamento, farlo passare nel sensore, ricaricarlo e riavviare la stampa. Con Z-Mon, il sensore può essere collocato ed attivato anche nel bel mezzo di una stampa in corso.

Completamente assemblato, si installa in minuti, senza modifiche permanenti alla macchina

Z-Mon non richiede saldature, G-Code, permanenti alterazioni. Basta rimuovere il coperchio inferiore e inserire il connettore. Nota: Z-Mon è collegato in serie con il cavo piatto LCD, NON con il cavo estrusore!. Dopo il collegamento dell’apparecchio, è sufficiente rimontare il coperchio.

Semplice da utilizzare

Nessuna necessità di complessa calibrazione, nessuna parte in movimento, nessun falso allarme, nessun timeout da regolare. Se il filamento finisce, la macchina va in pausa ed attende istruzioni.

Opzioni di montaggio flessibili

Lo Z-Mon può essere agganciato al filamento ovunque ed è fornito con un cavo di 1,5 mt. Questo permette di utilizzare una bobina collocata posteriormente, o in alto con porta bobina fissato al muro. Il montaggio può essere effettuato collegandolo al cavo flessibile dell’estrusore, o al guidafilo posto nella parte posteriore della stampante.

Può rilevare inceppamenti dell’estrusore o slittamenti del filamento?

No. A causa dell’utilizzo di un buffer per il codice macchina, impiegato dai firmware di qualsiasi stampante, nel tempo con il quale un sistema di monitoraggio dovesse rilevare uno di questi problemi, la stampa sarebbe probabilmente già rovinata. Julia ha progettato lo Z-Mon nel modo più semplice possibile, rendendolo facile da usare e focalizzato sul problema più comune (e l’unico veramente superabile): la fine del filamento.

Video: L’installazione dura appena 3 minuti!

 

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Modifi3D: un comodo strumento per il postprocessing delle stampe

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Qualche volta, le ciambelle non vengono con il buco. Altre volte i buchi vengono dove non dovrebbero. Insomma, nulla è perfetto, e per questa regola non ci sono quasi mai eccezioni nella stampa 3D.
Quantomeno, nella maggior parte dei casi bisognerà rimuovere i supporti, l’inizio di ciascun layer avrà lasciato una piccola riga verticale…
Oltre alla sempre valida, ma spesso scomoda carta abrasiva ci sono altri strumenti che possono aiutarci nella finitura delle stampe. Uno di questi, piuttosto interessante e decisamente pratico è Modifi3D.
Si presenta come un piccolo saldatore a stagno, alimentato da una porta USB, con una serie di puntali intercambiabili. A seconda del puntale utilizzato, può tagliare, creare o rifinire piccoli fori, levigare superfici.

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Nulla di miracoloso (cerchiamo di partire da una buona stampa...), ma molto utile per piccoli ritocchi soprattutto nelle aree meno accessibili, è un accessorio poco costoso che può considerevolmente semplificare e ridurre i tempi di postprocessing.

 

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Una nuova, indispensabile guida ai materiali realizzata da TreeDFilaments

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Il mondo della stampa 3D pullula di improvvisati “esperti”, Guru autoreferenziali e osannati santoni che riempiono i forum di suggerimenti empirici dai dubbi risultati su come scegliere e utilizzare la sempre crescente varietà di materiali disponibili.
Ma gli approcci seri, supportati da una reale conoscenza della chimica e della termodinamica delle materie plastiche sono estremamente rari.
Dario Negrelli Pizzigoni, titolare di TreeDFilaments che si autodefinisce “un plasticaro” della vecchia guardia è una di queste eccezioni. E’ quasi impossibile parlargli al telefono: gli riesce difficile restare alla scrivania mentre la linea di produzione è operativa. E continua caparbiamente a comprare stampanti di tutte le marche per provare dal vivo i suoi filamenti in tutte le possibili condizioni.

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Da tempo stava lavorando al progetto di fare chiarezza, in modo scientifico ma anche divulgativo, nel Maelstrom dei filamenti per la stampa FDM.  E finalmente ieri mi ha inviato il risultato di questo grosso lavoro, la sua “Doctor Filaments – Guide for 3D printing materials“.

Un indispensabile più che prezioso manuale che, ben al di la dei fantasiosi nomi e sigle con le quali i produttori battezzano i loro materiali, ci aiuta a capire davvero quando e perché sceglierli, come dobbiamo trattarli, a quali “rischi” o vantaggi andiamo incontro, e diffonde una impalpabile, benefica polvere di professionalità nel nostro settore, troppo spesso assaltato da avventurieri.

Grazie Dario.

Scarica la guida in formato PDF

Atom 2.5 EX Stealth

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Layer One, ben nota agli appassionati come il punto di arrivo nelle stampanti Delta, ha annunciato una versione più “spinta” della sua Atom 2.0 (che resta in produzione).
Esteriormente, la consueta, accurata meccanica è stata arricchita e ulteriormente irrigidita da cover per i montanti in alluminio anodizzato. Meno visibile al primo sguardo, ma decisamente innovativo, l’estrusore 2 in 1, che utilizza un singolo ugello per due filamenti diversi.

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Nessun livellamento manuale, zero oozing, nessuna raschiatura del modello, nessuna miscelazione dei due materiali. Semplicemente, stampe perfette anche con supporti solubili o materiali composti. Ancora più in profondità, nuovi switch ottici Omicron su tutti gli assi, drive system completamente giapponese, piano riscaldato a rimozione rapida ed un nuovo hot-end.

Naturalmente, anche la 2.5 EX può essere ulteriormente espansa con modulo di incisione laser, servomandrino ed altri interessanti accessori. Difficile da battere.

 

Hot End ZT-HE per Zortrax M200

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Anche se lo Z-Temp™ da solo consente di estendere il numero di materiali stampabili con le Zortrax M200, permettendo di variare la temperatura del profilo di stampa selezionato, vi sono ancora alcuni tipi di filamento che non possono venire estrusi con l’hot end originale Zortrax. Il nuovo hot end ZT-HE™, con il quale è possibile sostituire in pochi minuti gli estrusori standard V1 e V2, consente di utilizzare la maggior parte dei materiali oggi in commercio.

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  • Permette di stampare senza difficoltà virtualmente qualsiasi PLA o PLA+PHA material. Basta con i clic del motore del’estrusore! Verbatim, eSun, PolyPlus, Makerbot, JustPLA, ColorFabb, BronzeFill, TreeDFilaments e molti altri – vengono estrusi “come burro” alle temperature raccomandate dai produttori! Durante le sperimentazioni, non abbiamo finora trovato alcun PLA, PLA/PHA, o filamenti a base legno che non si estruda bene con lo ZT-HE.
  • Stampa con filamenti flessibili. Si, avete letto bene – ora potrete stampare con PolyFlex, Sainsmart TPU, WillowFlex, e altri filamenti flessibili!
  • Utilizza ugelli standard MK8. Disponibili ovunque a basso costo, permettono in breve tempo di ripagare il costo dello ZT-HE
  • Due ugelli aggiuntivi inclusi. Lo ZT-HE viene fornito completamente assemblato, con un ugello 0.4mm, ed include due ugelli addizionali 0.3mm e 0.5mm per permettervi nuovi esperimenti. Tutti gli ugelli hanno la dimensione stampata.
  • Si installa in pochi minuti. Lo ZT-HE si può direttamente sostiutiore agli hot end standard Zortrax™ V1 o V2. E’ sufficiente rimuover l’hot end originale, spostare la termocoppia e la resistenza ed inserire lo ZT-HE.
  • Lavora con ABS. Lo ZT-HE contiene un tubo PTFE certificato sino a 260ºC, ma anche utilizzando temperature superiori, queste non raggiungono la zona nella quale è istallato il tubetto. Questo può essere inoltre facilmente sostituito, e la confezione include un ricambio sufficiente per tre sostituzioni.
  • Hot End e tubo di alimentazione lavorati con macchine CNC di alta precisione negli USA
Scarica la tabella materiali   Acquista lo ZT-HE

Monoruota (funzionante) stampato in 3D

Pietro Meloni Nuove tecnologie, Stampa 3D, Zortrax 0 Comments

 

Il principale lato positivo del mio (faticoso) lavoro è la frequenza con la quale incontro personaggi fuori dal comune, inventori, visionari.

La prima volta che Alberto B. ha suonato alla porta del laboratorio, ho capito subito che apparteneva a questa categoria. Aveva una ruota sotto al braccio, e mi ha chiesto una stampante 3D.

“Per fare cosa?” gli ho chiesto. “Per realizzare un nuovo progetto di una monoruota”, mi ha risposto, facendomi vedere l’oggetto che aveva in mano.
Non avevo mai visto un attrezzo del genere. Ma ci ho messo poco a capire. Alberto ha aperto la porta, e con la massima disinvoltura è salito sulle due pedane della ruota e ha improvvisato una efficace dimostrazione pratica, sul marciapiede.
Chiarito l’uso dell’oggetto misterioso, siamo tornati a parlare della stampante, e di cosa voleva farne.
“Ci debbo realizzare una ruota di concezione diversa, orbitale”.
Francamente avevo qualche dubbio sulla resistenza meccanica di parti stampate in 3D, almeno per quell’uso. Ho esposto le mie riserve, ma l’uomo ha confermato l’acquisto (di una Zortrax M200).

Non la faccio lunga. Sono passati meno di due mesi. Qualche prova di vari materiali, diverse simpatiche chiacchierate, pochi problemi tecnici. Ed ecco il risultato.

Credo che il video non richieda molte parole di commento, e che illustri in modo chiaro la prerogativa della stampa 3D di “materializzare l’immaginazione”.

Bravo Alberto. Un risultato davvero eccezionale.