RAISE3D N2 Plus, la stampante che pensa in grande

Pietro Meloni Stampa 3D 0 Comments

 

Realizzare stampe di grande formato con macchine a filamento è sempre una sfida. Oltre ai tempi biblici necessari, le “vere” problematiche sono molteplici, a cominciare dalla antipatica tendenza dei termopolimeri di deformarsi con effetti dirompenti in modo proporzionale al volume stampato. In molti casi, non c’è verso di ottenere il modello desiderato: warping, distacco dal piano di lavoro, fessurazioni, delaminazione ed altre amenità compromettono in modo irreparabile le grandi stampe.
A volte, quando tutto sembra andare per il meglio, l’ugello si intasa, o si verifica un’improvvisa mancanza di corrente, e il gioco è fatto (più volte ho inavvertitamente staccato l’interruttore generale del laboratorio, mentre una macchina era programmata per stampare tutta la notte).
Ove possibile, i grandi volumi andrebbero evitati. Tuttavia, in certe applicazioni serve stampare “in grande”. Mokup di calzature, protesi, modelli architetturali, progetti di Industrial Design non trovano spazio in una classica 20x20x20.

Insomma, se proprio dobbiamo stampare grandi oggetti, quali caratteristiche dovremmo cercare in una macchina per affrontare la difficile sfida nel modo migliore? E’ una domanda che mi sono posto tante volte, e provando diversi modelli, per lo più con risultati deludenti, sono arrivato a mettere a punto una mia “ricetta”, e ad immaginare una macchina ideale per questo scopo. E alla fine, stando a quello che offre oggi la tecnologia, l’ho trovata. E’ la Raise N2 Plus.

Un telaio antisismico

telaio-n2Le fondamenta in un edificio sono tutto. In una vettura, il telaio (o la struttura portante) sono ancora più importanti, poiché il veicolo è sottoposto a svariate sollecitazioni dinamiche, e ne va di mezzo la tenuta di strada.  In una stampante 3D o in una macchina a controllo numerico, l’importanza del telaio è altrettanto cruciale. Ne va di mezzo la qualità di stampa.

Gli accoppiamenti dei telai assemblati (bulloni, incastri) per quanto robusti possano essere, tendono nel tempo, sollecitati dalle vibrazioni indotte dalle parti in movimento, ad introdurre dei giochi meccanici. E a questo punto la geometria, il parallelismo e la perpendicolarità degli assi vengono meno.

Quando questo accade, nella migliore delle ipotesi la precisione della macchina degrada. Nella peggiore, diviene impossibile calibrare la planarità del piano, o addirittura risulta impossibile effettuare certi movimenti.

Il telaio della N2 Plus può tranquillamente sostenere il peso di una persona di 100 Kg. senza subire alcuna deformazione. E’ elettrosaldato, quindi un blocco unico. Le fondamenta della RAISE3D sono decisamente buone.

 

Verticale o orizzontale?

n2-plus-gif_mediumAl primo sguardo, questa macchina sembra fatta al contrario. Lo sviluppo del volume è verso l’alto, non in pianta, come avviene ad esempio per la ShareBot XXL . E’ una scelta molto furba. Più aumenta la superficie della base, più aumentano le deformazioni e le probabilità di distacco. Il piano riscaldato (ove presente) consuma nelle macchine “orizzontali” molta più corrente, essendo più grande. L’orientamento dei layer privilegia la qualità di finitura in senso Z, quindi stampando ad esempio la chiglia di un’imbarcazione in senso verticale anziché orizzontale otterrò una superficie estremamente migliore. E infine, incidentalmente (ma non dispiace), l’ingombro nel laboratorio risulta più contenuto. Ecco perché la N2 Plus ha uno sviluppo verticale.

Carrozzeria chiusa (ma non troppo…)

Non dovremmo neanche parlarne. I termopolimeri (alcuni in modo particolare) sono sensibili anche a modesti shock termici. Basta aprire una porta o una finestra, e l’abbassamento della temperatura dovuto a correnti d’aria può innescare una frattura nel modello. Una camera a temperatura stabile è quello che ci vuole. Ma c’è anche qui il rovescio della medaglia. Alcuni materiali (es. PLA), gradiscono il piano riscaldato durante la stampa dei primi layer, per migliorare l’adesione. Se la temperatura tuttavia in seguito diviene troppo elevata (oltre i 50°), c’è rischio di deformazioni. Per fortuna, il coperchio della RAISE3D è rimovibile. Così, anche con questi materiali la stampa è al sicuro.

Su tutte le RAISE3D, il coperchio è rimovibile

Su tutte le RAISE3D, il coperchio è rimovibile

Ahi… la calibrazione!

Che rogna. Soprattutto quando il piano di lavoro è ampio, e a sbalzo (come avviene nella maggior parte dei casi, nei quali è supportato da un solo lato), siamo spesso chiamati a ripetere questa noiosa procedura. Dalla quale tuttavia dipende l’esito della stampa. Una calibrazione fatta male è un invito a nozze per il distacco del modello. La soluzione? Piano supportato sui quattro lati da guide lineari, e movimentato con due poderose (22 mm) viti a ricircolo di sfere. Praticamente, un ascensore.
Nella N2, semplicemente la calibrazione non si effettua. Il piano è calibrato dalla casa, e così resta. Un problema in meno.

Nell'immagine, gli effetti di una errata calibrazione (su un'altra stampante...)

Nell’immagine, gli effetti di una errata calibrazione (su un’altra stampante…)

Il gruppo estrusore e il trascinamento

Lo sappiamo tutti, l’estrusore è il cuore delle stampanti 3D. Deve assicurare un ottimale taglio termico tra hot e cool end, un basso attrito, deve disporre di un trascinamento affidabile del filo e presentare la minima quantità di percorso “non guidato” tra la puleggia dentata l’ugello. In questo modo, si riduce l’eventualità che il filamento si pieghi o addirittura si avvolga attorno alla puleggia, e si rende possibile l’utilizzo anche di materiali flessibili ed elastici (elastomeri). La soluzione RAISE3D è ottimale. Una architettura a trazione diretta (molte “grandi” macchine utilizzano il sistema Bowden, efficace nel ridurre le masse mobili ma critico rispetto ad inceppamenti, e caratterizzato da maggiore inerzia), e un percorso totalmente visibile (ispezionabile attraverso il pannello trasparente) permettono un trascinamento senza problemi, con un controllo visivo totale. Tutto questo si traduce facilmente nella possibilità di utilizzare una gamma più ampia di materiali senza rischi.

Doppio estrusore… o no?

Molti affezionati lettori sanno che non sono un patito del doppio estrusore. Pesa, riduce la dinamica e il volume utile, ed implica in generale una taratura delicata e complessa. Ma certo, a volte serve, quando i supporti si trovano in una zona difficilmente accessibile e debbono venire “sciolti” per rimuoverli. Per la N2 Plus, buone nuove. C’è (ma esiste comunque una versione con singolo estrusore), ma il motore, responsabile dell’aumento di peso delle masse mobili, può venire rimosso in meno di un minuto, senza compromettere la taratura. Tolto il motore, resta in posizione il secondo hot end, che pesa però meno di 17 grammi. I motori sono inoltre collocati in verticale l’uno sull’altro, e questo riduce il loro ingombro e l’impatto sul volume utile.

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In più, c’è una buona novità nel campo dei materiali di supporto. PolySupport è uno speciale filamento non solubile, ma facilmente rimovibile in quanto sufficientemente elastico e resistente. Basata poter accedere ad un punto qualsiasi del supporto con delle pinze a becchi lunghi e tirare. L’intero supporto viene via molto facilmente, generalmente in un solo pezzo.

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Collegamenti e storage locale

Sono un accanito sostenitore dell’autonomia. La stampante, soprattutto se di grande formato e quindi destinata ad eseguire lavori lunghi, deve poter operare scollegata dal computer. Il collegamento tramite cavo USB è una potenziale fonte di problemi durante la stampa. Un blocco del computer, un incidentale riavvio del sistema operativo possono interrompere una stampa di molte ore, mandando a monte il lavoro (e i tempi di consegna per i service). L’uso di una scheda SD o di una penna USB è di gran lunga preferibile. Ma bisogna andarla a prendere dalla macchina, caricarci il file da stampare, espellerla, inserirla di nuovo nella macchina e finalmente avviare la stampa. Pochi metri, certo. Ma il processo di stampa finisce per svolgersi comunque con due interfacce: prima il computer, poi la stampante. Nella RAISE3D, grazie sia ad un collegamento Ethernet via cavo sia WiFi, l’intero processo di stampa può avvenire senza alzarsi dalla propria postazione. E’ sufficiente inviare il file al computer integrato nella stampante (un vero PC in ambiente Lynux con 8 Gb di RAM on board), ed avviare la stampa, con la possibilità di controllare in remoto tutti i parametri e monitorare l’intero processo. E se si spegne il PC? Non succede assolutamente nulla. Il file viene processato completamente in locale. Quale ulteriore vantaggio, il software su PC consente di controllare contemporaneamente molte unità, seguendo il rispettivo progresso.

Oltre al collegamento di rete, le macchine sono comunque dotate di ben cinque porte USB, un lettore di schede SD e un connettore che consente di accedere a 16 ingressi PIO, per la gestione di eventi esterni e per future implementazioni.

Controllo delle funzioni

Un navigatore GPS è indispensabile in una vettura? No di certo, se ne potrebbe fare a meno.

Ma è comodo.
Le stampanti non hanno navigatori, ma un controllo  rapido delle varie funzioni, con un feedback visivo immediato e la possibilità di accedere ai vari comandi senza effettuare svariati giri di Jog (talvolta pigro e non sempre del tutto responsivo) non dispiace affatto.
Da questo punto di vista la serie N esagera. Il pannello a colori touchpad  integrato di ben 7″ permette un controllo immediato delle funzioni, e visualizza con un rendering del modello in corso di stampa il reale stato di avanzamento.

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Le quattro icone in basso consentono di accedere immediatamente alla scheda di stato, ai parametri attuali di stampa (modificabili in corso d’opera), alle utilità e alle funzioni di stampa vera e propria, con la possibilità di scorrere i modelli contenuti nella memoria locale (8 Gb), nella scheda SD o nella penna USB inserite.

Supportato da un potente processore ARM Cortex a 32 bit, il pannello è un vero e proprio PC stand alone in miniatura in ambiente Lynux.

Utilizzandolo è possibile compiere la maggior parte delle operazioni di gestione degli archivi comunemente effettuate sul computer host: creazione di cartelle e sottocartelle, comparazione, spostamento, eliminazione di file, gestione del collegamento di rete Ethernet e WiFi, controllo del funzionamento della stampante etc.

Chiaramente visibile a causa delle sue dimensioni anche da diversi metri di distanza, il pannello è molto pratico e piacevole da utilizzare, al pari di un tablet.

Telecamera? Perché no?

webcamNel mio caso, il laboratorio nel quale proviamo le macchine è distante poche decine di metri dalla mia abitazione. Così, spesso stampo i modelli più complessi anche la notte. Andrà tutto bene? Anche nel caso in cui l’affidabilità è tale da farmi dormire sonni tranquilli, la curiosità di vedere il risultato rimane.

E un supporto può sempre cedere. Così, qualche visita al laboratorio, magari dopo cena, per controllare lo stato delle cose e verificare la qualità ci scappa. Oppure, nel caso della N2, accendo lo smartphone e guardo la stampa in corso ripresa dalla telecamera IP opzionale. Così, non debbo neppure mettere le scarpe ed uscire di casa. La telecamera può essere facilmente collegata alla porta USB collocata all’interno del volume di stampa, in prossimità del chain cable dell’estrusore. Il montaggio richiede pochi secondi.

Accidenti al cavo di alimentazione!

cavoUna delle peggiori iatture, in una stampa della durata di cento o più ore, è inciampare nel cavo di alimentazione della stampante e staccarlo alla novantesima ora. Una svista, una banale, banalissima svista, e tutto va perduto.
Oltre questo (ho già dato…), a me è successo anche di peggio. Ho diligentemente spento l’interruttore generale, chiudendo la sera il laboratorio. Ma c’era una stampa in corso, che era iniziata il giorno prima  e sarebbe finita, se non avessi staccato la corrente, la mattina dopo. Prima di sentire lo scatto dell’interruttore mi sono reso conto di quanto stavo facendo, ma era tardi.
Beh, con le RAISE3D gli effetti devastanti della mia distrazione si sono mitigati. Una interruzione di corrente? No problem. Le macchine sono dotate di una potente batteria ricaricabile di backup, in grado di conservare lo stato della stampa per diversi giorni. Basta riaccendere la macchina, e riavviare il lavoro da dove si era interrotto. Non più improvvisi sudori freddi.

Il software

IdeaMaker, il software a corredo della serie N è uno dei punti di forza del sistema. In primo luogo, le prestazioni. IdeaMaker è di gran lunga lo slicer più veloce che abbia mai provato nel calcolo del codice macchina. Un dato: un file di media complessità (volume c.a. 1ooo cc) processato in Z-Suite impiega 4 minuti e 55 secondi, mentre in IdeaMaker è pronto in 48 secondi. Cinque minuti  di differenza non sono poi molti. Ma quando il volume cresce, ad esempio pari a quello della M300, 27 litri, la differenza diventa di circa due ore e mezza. E due ore e mezza in più si fanno sentire.

Ma la velocità non è tutto. IdeaMaker integra una completa suite di strumenti di “bonifica” delle mesh, particolarmente utili nella stampa di modelli importati da repository (es. Thingiverse). Tra gli altri, è presente un pulsante di riparazione automatica che verifica e risolve tutti gli errori topologici automaticamente.
E ancora, profili predefiniti (integrabili) basati sia sui materiali, sia su qualsiasi combinazione di parametri, per automatizzare il lavoro. Una molteplicità di strumenti geometrici che consentono, oltre alle classiche rotazioni/spostamenti/scala, anche il taglio e ricostruzione delle mesh con qualsiasi orientamento dei piani di taglio.

cutting-plane

Possibilità di raggruppare o fondere mesh diverse. Centratura e orientamento sul piano in base a superfici specificate, scala automatica alla massima dimensione. Supporti automatici parametrizzabili, con la possibilità di aggiungere e rimuovere manualmente supporti. E soprattutto, considerate le potenzialità della macchina, una gestione estremamente semplificata del secondo estrusore, utilizzabile sia per la deposizione del raft e del materiali di supporto, sia per la stampa a più colori o con materiali diversi (es. materiale rigido + elastomero).

IdeaMaker è completo, facile, veloce. A differenza di altri casi di stampanti dotate di un software realizzato dal produttore, nei quali ho sentito l’esigenza di impiegare prodotti più maturi, per quanto riguarda la RAISE3D sono ben lieto di poter utilizzare lo slicer a corredo. Che oltre ad assicurare una qualità ottimale di stampa, permette il controllo remoto su PC via WiFi di una o più stampanti simultaneamente, rendendo più pratica la gestione del parco macchine.

La precisione

Generalmente non ci si aspetta da una stampante di grande formato la stessa qualità di stampa ottenibile con una macchina di 10 litri di volume. Ed è anche vero che nessuno si sognerebbe, in una stampa di 60 centimetri di altezza, di lavorare con layer di spessore sotto al decimo di millimetro. Servirebbero più di 6000 layer, con il conseguente invecchiamento biologico dell’autore della stampa. Ma può capitare, anche in una macchina “grande”, di voler stampare oggetti piccoli, magari in gran numero, con elevato dettaglio. RAISE3D N2 Plus non si tira indietro. Anzi. Per chi ha abbastanza pazienza, il layer minimo è incredibilmente piccolo: 0,01 mm – 10 micron. Inferiore a quello della maggior parte delle stampanti FDM, di qualsiasi formato, sul mercato.

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Allora le grandi stampe si possono fare davvero?

Decisamente si, quando una accurata progettazione ha posto l’affidabilità come primo obiettivo da raggiungere.
Alcuni tra i primi clienti della N2 Plus sono architetti che realizzano prototipi in grandezza naturale di mobili di design. Altri modelli di imbarcazioni lunghi sino a 180 cm. Altri, mokup di carrozzerie di veicoli in scala 1:3.
Max Grueter (http://www.thingiverse.com/thing:230305/#files), si è divertito a realizzare un astronauta di due metri e trenta centimetri, in 53 pezzi successivamente assemblati. Cinque RAISE3D N2 Plus hanno lavorato ininterrottamente per cinque giorni. Si, realizzare grandi stampe è possibile, con una macchina valida.

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Raise3D è distribuita in Italia in esclusiva da ShareMind. Vuoi diventare un rivenditore Raise3D? Invia una email usando il link in basso.

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Artec Space Spider

Pietro Meloni Artec, Scansione 3D, Stampa 3D 0 Comments

 
La precisione nelle vostre mani
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Destinato agli gli utenti CAD e ai professionisti del Reverse Engineering, Artec Space Spider è uno scanner portatile ad alta risoluzione basato su diodi luminosi blu. Perfetto per catturare piccoli oggetti e complessi dettagli di grandi oggetti in alta risoluzione, offre una superiore accuratezza e brillanti colori. La capacità di rappresentare correttamente intricate geometrie, spigoli netti e particolari di piccole dimensioni colloca la tecnologia Artec su un piano a parte. Spider rappresenta la soluzione ideale per l’acquisizione ad alta risoluzione di componenti meccanici, parti di stampi, PCB, monili e dettagliate parti del corpo umano. I modelli acquisiti possono essere facilmente esportati e processati con software CAD.

Space Spider offre possibilità virtualmente illimitate nel Reverse Engineering, controllo qualità, design e manifattura di prodotti.

Originariamente sviluppato per operare in una stazione spaziale internazionale, Space Spider si differenzia per l’impiego di una elettronica estremamente sofisticata e l’adozione di una innovativa tecnologia di stabilizzazione della temperatura. Queste caratteristiche distintive gli consentono di raggiungere le condizioni ottimali di scansione in appena tre minuti – dieci volte più veloce dello Spider, e di assicurare una costante ripetibilità delle misurazioni, dal momento che non viene influenzato dalle fluttuazioni dell’ambiente operativo.

I risultati ottenuti dal gruppo di progettisti Artec che ha seguito lo sviluppo di Space Spider hanno consentito di raggiungere la migliore qualità di scansione oggi possibile con un dispositivo a brandeggio manuale. Grazie al superiore livello di robustezza e all’affidabilità della componentistica impiegata, la garanzia di Artec Spider è raddoppiata rispetto agli altri modelli.

Prezzo:
19.700€

Artec 3D Scanners

are manufactured by Artec Group Inc

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Artec EVA

Pietro Meloni Artec, Scansione 3D 0 Comments

 

Uno scanner veloce e maneggevole per uso professionale.

La combinazione della tecnologia a luce strutturata, di un peso ridotto che garantisce una estrema maneggevolezza e di un software che consente di effettuare scansioni complesse con estrema facilità fanno dello scanner Artec EVA lo strumento ideale per i professionisti.

Leggero, pratico e veloce, EVA può acquisire in modo preciso soggetti di medie dimensioni, quali la ruota di un’autovettura, la marmitta di una moto o un intero corpo umano con accuratezza metrologica e ricche texture ad alta risoluzione. Basato su una sorgente di luce assolutamente sicura, rappresenta una soluzione adattabile alle più disparate esigenze, e riesce a catturare superfici complesse (nere, lucide, semitrasparenti) senza particolari difficoltà.

La sua estrema facilità d’uso, velocità e accuratezza lo rendono adatto ad una vasta gamma di applicazioni. Nell’industria, viene utilizzato per come indispensabile ausilio nel processo di design di nuovi prodotti, nella prototipazione rapida, nel controllo di qualità e nel packaging. Nel campo medicale, trova impiego nell’ortopedia, ortesi, chirurgia plastica e maxillo-facciale, dietologia e terapia delle grandi ustioni. Ma viene anche largamente utilizzato nella preservazione di beni culturali, nella Computer Graphics e animazione, nella moda, in applicazioni assicurativo-legali, nella criminologia e per impieghi ludici di vario genere (Cosplay, MiniMe, Gadget etc.).

Artec Eva 3D object scanner

Oltre a godere di aggiornamenti hardware che ne enfatizzano le prestazioni, lo scanner EVA viene continuamente rinnovato attraverso più potenti e facili da usare versioni del software di acquisizione Artec Studio, insieme al quale costituisce una imbattibile soluzione per la scansione hand-held.

Artec EVA è disponibile anche nella più economica versione Lite, che acquisisce esclusivamente la geometria 3D (non le texture). Lo scanner EVA Lite può essere comunque aggiornato in seguito alla versione EVA.

Prezzo:

  • Artec EVA: 13.700€ + IVA

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Le migliori stampanti 3D del momento a confronto

Pietro Meloni Guide, Stampa 3D 0 Comments

 

Negli ultimi due anni, la qualità e l’affidabilità delle stampanti 3D si è stabilizzata verso l’alto, ed alcuni modelli hanno conquistato significative quote di mercato, erodendo il predominio dei marchi “storici” precedentemente più diffusi. Contestualmente, alcuni produttori minori sono pressoché scomparsi dal mercato. Volge al declino l’era delle macchine DIY, e sono praticamente scomparsi i nuovi (e talvolta bizzarri) progetti che affollavano le piattaforme di crowdfunding Kickstarter e Indegogo. Tutti segni inequivocabili che il mercato premia ormai i prodotti maturi, industrializzati, in pronta consegna.
Le stampanti 3D sono diventate un “device standard”, dal quale ci si aspettano risultati sicuri, semplicità d’uso, produttività.

E’ la fine dell’innovazione e della ricerca? Le stampanti che hanno costituto “lo stato dell’arte” negli ultimi anni reggono ancora il confronto con le macchine più recenti?
Già, perché comunque, se vogliamo in sordina, alcune novità sono comunque state introdotte nei nuovi modelli. La grande diffusione di questi dispositivi, spesso nati da progetti indipendenti e basati su soluzioni diverse ai problemi della stampa 3D, ha permesso – nel confronto con la realtà – di “filtrare” in modo implacabile le varie proposte, separando gli accorgimenti funzionali (e funzionanti) da quelli estrosi o esotici che si sono rivelati sul campo poco più che gadget. Certe cose, come trovare nel kit di accessori uno spray di lacca per capelli, non sono più accettabili. Il piano riscaldato, un display, un lettore di schede SD sono diventati “il minimo sindacale”. Allora, in che cosa si differenziano le stampanti di oggi, e quanto le innovazioni che propongono sono veramente utili?

Fermo restando che la qualità di stampa e l’affidabilità rimangono comunque il criterio principe nella scelta di una macchina, cercherò di elencare le principali “feature” introdotte nelle stampanti di ultima generazione, esprimendo un parere personale sulla loro importanza e utilità. Il tutto, seguito da una tabella comparativa, che mi auguro consenta il confronto tra le varie proposte ShareMind.

Calibrazione

La bestia nera dei primi modelli, spesso caratterizzati da una insufficiente rigidità del piano di lavoro o da architetture sostanzialmente instabili, è pressoché sconfitta nei modelli più recenti. Molte macchine offrono sistemi semiautomatici di assistenza alla regolazione della planarità, alcune delle soluzioni totalmente automatiche, altre ancora hanno risolto il problema alla radice con una meccanica sufficientemente rigida da non richiedere affatto la calibrazione (a parte quella della casa).
Un grosso passo avanti, in questo campo.

Piano di lavoro che non necessita di speciali accorgimenti per il fissaggio

Lo sappiamo tutti, quanto sia importante garantire un corretto ancoraggio del modello al piano di lavoro durante la stampa. L’evoluzione è stata notevole. Ormai la maggior parte delle macchine è dotata di piano riscaldato (a 24V per le macchine più performanti), e fortunatamente la famigerata lacca Splendor, i vari Kapton, Blue Tape, ABS Juice, intrugli di Vinavil e acqua sono quasi scomparsi.
O meglio, sostituiti da prodotti dedicati, come lo spray Dimafix per i possessori di macchine di vecchia generazione, e da soluzioni specifiche nelle macchine di nuova concezione. Soluzioni che spaziano dall’uso di piastre microforate, alla presenza di speciali trattamenti, allo sfruttamento della tensione superficiale, delle cariche elettrostatiche e dell’inversione termica nei casi più sofisticati.
Scopo: garantire, senza dover ricorrere a particolari manovre, la massima adesione del modello durante la stampa, e la massima facilità di distacco al termine del lavoro. Anche in questo campo, il progresso è stato notevole.

Connettività

Da molto tempo il cordone ombelicale del cavo USB, con conseguente necessità di disporre di un PC (acceso e addetto al controllo e alla trasmissione dati) per ciascuna stampante è stato reciso.
Ma anche le scomode e fragili schede SD (o addirittura peggio, microSD) sono in via di declino. Qualcuno propone le più pratiche USB-Pen, ma alcuni vanno oltre, offrendo connessioni Ethernet e WiFi, spesso abbinate con la presenza di una memoria dedicata nella stampante o di un vero e proprio computer a bordo. Queste soluzioni, oltre alla possibilità di collocare la stampante in una posizione remota, ne consentono generalmente il monitoraggio sul computer usato per lo slicing, e la gestione di cloud e batch di macchine da produzione. Sicuramente parliamo di funzionalità di grande importanza.

Display, Jog, pulsanti?

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Ormai pressoché  tutte le macchine sono dotate di sistemi di controllo integrati, più o meno efficaci.
Si va da semplici display alfanumerici monocromatici, sino a grandi pannelli a colori touch screen.
Beh, anche se non si tratta di aspetti essenziali, la comodità non si disdegna mai. Senza contare che, almeno per quanto riguarda i Jog, in molti casi la risposta non è sempre immediata. Meglio, se presenti, pulsanti, sistemi a sfioramento o touch screen.

Estrusore modulare

Poter sostituire l’intero gruppo estrusore in pochi secondi presenta almeno due grandi vantaggi. Il primo è ovviamente legato al fatto che si possono utilizzare estrusori specializzati per particolari materiali (es. elastomeri), e si traduce quindi in una maggiore flessibilità di impiego della macchina. Il secondo, non meno importante, è che si possono usare estrusori dedicati per materiali poco compatibili tra loro (es. ABS e PLA), per evitare che si formino nell’ugello miscele spurie, in grado di intasarlo. Disporre di una macchina con estrusore intercambiabile significa poter risolvere rapidamente eventuali problemi eventualmente emersi in fase di stampa e – in poche ma significative parole per i service – poter consegnare quando previsto. Un salto in avanti mica da poco.

Carrozzeria chiusa

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C’è voluto un bel po’ per capirlo, ma chi opera professionalmente nel campo dei termopolimeri lo ha sempre saputo. La transizione dallo stato solido a quello “vetroso” e viceversa richiede un ambiente con una temperatura quantomeno stabile. La semplice presenza del piano riscaldato non basta: correnti d’aria, o l0 stesso aumento della distanza dell’estrusore durante la stampa man mano che l’altezza aumenta determinano variazioni di temperatura, che possono dar luogo a deformazioni, delaminazione, fessurazioni. Il primo elementare rimedio di qualche costruttore è stato quello di fornire paratie opzionali per limitare lo scambio termico con l’ambiente. Qualcuno è fortunatamente andato oltre, racchiudendo l’intera macchina in un cabinet chiuso.  La qualità e la resistenza meccanica dei modelli migliora di molto, rendendo possibili stampe altrimenti destinate all’insuccesso.

Camera calda

Sarebbe la “soluzione definitiva” ai problemi di cui sopra. Garantendo una temperatura omogenea e controllata all’interno dell’intera camera di stampa, è possibile ottenere, anche utilizzando materiali particolarmente inclini alle deformazioni (es. ABS), dei modelli anche di medio-grandi dimensioni perfetti. Purtroppo, a causa dei molti brevetti depositati negli anni passati, solo pochi produttori hanno potuto implementare soluzioni in tal senso.

Filtri di depurazione aria

I produttori di filamenti e le loro schede tecniche giurano che i cosiddetti “fumi” non sono nocivi. Probabilmente è vero, ma i tempi per studiare gli effetti sulla salute dell’inalazione dei vapori generati dalla fusione di termopolimeri durante la stampa 3D sono troppo brevi per rassicurare del tutto. E comunque, quantomeno l’odore sprigionato da alcuni materiali può non essere piacevole. Alcuni produttori hanno risolto il problema introducendo filtri di depurazione in grado di trattenere le più minuscole particelle. Nel dubbio, è una caratteristica che – se presente – offre come minimo un maggiore comfort di utilizzo, specie in ambienti piccoli.

Ripristino delle stampe dopo una interruzione di corrente

In alcuni casi implementato solo se la macchina è collegata via cavo USB, e in altri in modo più sofisticato (es. con batteria tampone), è praticamente un must soprattutto per le macchine di grande formato. Una stampa di 7-8 ore si può rifare senza troppo danno. Una di 90 o più ore non tanto. Basta una stampa del genere fallita (anche in termine di spreco di materiale), a giustificare il costo di questa funzionalità.

Rilevazione di anomalia/fine filamento

Vale la considerazione di cui sopra. Si tratta di una funzionalità particolarmente apprezzata nelle macchine di grande formato, anche se gli slicer più evoluti, con la possibilità di programmare interruzioni, permettono di aggirare il problema programmando dei cambi di filamento nei momenti opportuni.

Telecamera integrata

Apparentemente un gadget, si tratta invece di una funzionalità estremamente utile, soprattutto se le macchine, supportate da connessione di rete, possono anche essere gestite in batch. La possibilità di controllare lo stato di diverse stampanti da una sola posizione remota è sicuramente un importante punto di vantaggio.

 

 Zortrax
M200
Zortax
M300
Mankati
E180
Cubicon
110F
Cubicon
210F
Raise3D
N1
Raise3D
N2
Raise3D
N2 plus
Creatbot
DX
Creatbot
DE plus
TelaioMonoblocco
alluminio
elettrosaldato
Monoblocco
alluminio
elettrosaldato
Monoblocco
fusione di
alluminio
AcciaioAcciaioMonoblocco
alluminio
elettrosaldato
Monoblocco
alluminio
elettrosaldato
Monoblocco
alluminio
elettrosaldato
Monoblocco
acciaio
elettrosaldato
Monoblocco
acciaio
elettrosaldato
Volume utile200x200x180300x300x300180x180x200240x190x200150x150x150200x200x200305x305x305305x305x610300x250x300400x300x520
AlimentazioneDiretta 1.75Diretta 1.75Diretta 1.75Diretta 1.75Diretta 1.75Diretta 1.75Diretta 1.75Diretta 1.75Bowden 3 mm
con motoriduttore
Bowden 3 mm
con motoriduttore
Movimento ZVite a ricircolo
2 guide 12 mm
Vite a ricircolo
2 guide 12 mm
Vite a ricircolo
2 guide 16 mm
Vite trapezoidale
antifrizione
2 guide 10 mm
Vite trapezoidale
antifrizione
2 guide 10 mm
Vite a ricircolo
2 guide 12 mm
2 viti a ricircolo
4 guide 12 mm
2 viti a ricircolo
4 guide 12 mm
Vite trapezoidale
antifrizione
2 guide 12 mm
Vite trapezoidale
antifrizione
2 guide 12 mm
Movimento XY4 guide 6 mmNDGuide prismatiche
rettificate
2 guide 8 mm2 guide 8 mm2 guide 8 mm2 guide 8 mm2 guide 8 mm2 guide 8 mm2 guide 8 mm
Ugello0,4 mm0,4 mm0,3 mm0,4 mm0,4 mm0,2-0,80,2-0,80,2-0,80,3-1.0 mm0,3-1.0 mm
Estrusori1, fisso1, fisso1, modulare
1, modulare
(2 tipi)
1, modulare
(2 tipi)
1 o 2, fissi1 o 2, fissi1 o 2, fissi1 o 2, fissi1, 2 o 3, fissi
Cabinet chiusosu 2 lati, pannelli
opzionali per
3 lati
su 2 lati, pannelli
di serie per
3 lati
completamente
chiuso
completamente
chiuso
completamente
chiuso
completamente
chiuso
completamente
chiuso
completamente
chiuso
chiuso su 5
lati
chiuso su 5
lati
Camera caldaNoNoNoSi a convezioneSi passivaSi passivaSi passivaSi passivaNoNo
Piano che non necessita di adesivi o trattamentiSi, microforatoSi, microforatoSi, microforatoSi, coating
speciale a
rimozione
semplificata
Si, coating
speciale a
rimozione
semplificata
Si, buildakSi, buildakSi, buildakNoNo
Piano rimovibileSi, con contatti da
distaccare
Si, con contatti da
distaccare
Si, senza contatti da
distaccare
No
(non necessario,
distacco semplificato)
No
(non necessario,
distacco semplificato)
SiSiSiNoNo
Raft obbligatorioSiSiSiNoNoNoNoNoNoNo
CalibrazioneAssistita, manualeAssistita, manualeAutomatica
o manuale
Automatica
con servomotori
AutomaticaManualeNon necessaria
(calibrazione
permanente
in fabbrica)
Non necessaria
(calibrazione
permanente
in fabbrica)
ManualeManuale
T.max pianoc.a. 90°ND110°120°120°120°120°120°110°110°
T.Max estrusore385°385°350°260°260°310°310°310°400°400°
Spessore layer0.09-0.390.09-0.390.06-0,40,1-0,30,1-0,30,01-0,350,01-0,350,01-0,350,1-0,80,1-0,8
DisplayMonocromaticoMonocromaticoMonocromaticoMonocromaticoMonocromaticoColori, 7"Colori, 7"Colori, 7"MonocromaticoMonocromatico
ComandiJogJog3 PulsantiJogSfioramentoTouchTouchTouch9 Pulsanti9 Pulsanti
ConnettivitàSDSDUsb(3), Ethernet, WiFiSD, USBSD, USBUsb(5), Ethernet, WiFi, SDUsb(5), Ethernet, WiFi, SDUsb(5), Ethernet, WiFi, SDSD, USBSD, USB
Filtro depurazioneNoNoSiSi (3 tipi)Si (3 tipi)NoNoNoNoNo
Rilevazione anomalia o fine
filamento
NoNoSiSiSiNoNoNoSiSi
Ripristino dopo interruzioneNoNoNoNoNoSi
(batteria tampone)
Si
(batteria tampone)
Si
(batteria tampone)
NoNo
Telecamera integrataNoNoSiNoNoSi, opzionaleSi, opzionaleSi, opzionaleNoNo
BatchNoNoSi, controllo di
stampanti multiple
NoNoSi, controllo di
una stampante per
volta
Si, controllo di
una stampante per
volta
Si, controllo di
una stampante per
volta
NoNo
Materiali bassofondenti
(es. PLA, Wood, etc.)
NoNoSiSiSiSiSiSiSiSi
Software dedicatoSi, Z-SuiteSi, Z-SuiteSi, MWareSi, CubicreatorSi, CubicreatorSi, IdeamakerSi, IdeamakerSi, IdeamakerSi, CreatwareSi, Creatware
Compatibile con SW terze partiNoNoSiSiSiSiSiSiSiSi
Storage localeNoNo4GbNoNo8 Gb8 Gb8 GbNoNo
Prezzo di listino
IVA esclusa
1799€3999€1790€2550€1750€da 1799€da 2599€da 3399€da 2550€da 3790€

Deformazione e distacco dei modelli in ABS: Dimafix, una soluzione definitiva

Pietro Meloni Stampa 3D 0 Comments

 

Ho spesso affrontato i vari problemi che sfortunatamente affliggono le stampe in ABS, peraltro un materiale estremamente interessante per qualità, robustezza, costo contenuto. Purtroppo, nonostante queste qualità che lo farebbero spesso preferire ad altri polimeri, soffre di una vera idiosincrasia riguardo agli sbalzi di temperatura. Una finestra aperta, l’accensione della ventola, l’apertura dello sportello della macchina (se presente) per controllare la stampa, ed è fatta. Uno spigolo inizia lentamente a sollevarsi, la base si imbarca, il modello si deforma e – se la stampa non viene interrotta per tempo – il destino è inesorabile. Il modello si stacca, e si deve essere fortunati se, trascinato dall’estrusore, non danneggia qualche componente della macchina. Certamente, a seconda dell’architettura della stampante (aperta, chiusa, tipo e temperatura del piano riscaldato, dimensioni etc.) questo problema assume diversi livelli di gravità: con alcune macchine la stampa dell’ABS è praticamente impossibile, nel versante opposto per quelle dotate di camera calda i rischi di deformazione e distacco sono pressoché nulli.

Purtroppo la macchina per molti (che non possono o vogliono sostituirla o affiancarla con una “dedicata” alla stampa di questo polimero) è quella che è, e bisogna conviverci. E finalmente è arrivata una soluzione che funziona. Si chiama Dimafix, ed è uno spray con il quale trattare il piano di lavoro prima della stampa. Qualcuno penserà subito che si tratti di una variante, magari un po’ più forte, della famigerata lacca per capelli. Per fortuna non è così.

 

Un “collante generico” (come potrebbe ad esempio essere la lacca per capelli) presenta, applicato alla stampa 3D, un peccato originale: il potere adesivo è troppo poco, o è troppo. Ovvero il modello tende a deformarsi e staccarsi “comunque”, oppure nel caso opposto non si stacca più, neanche quando dovrebbe (a fine stampa). Se la prima evenienza – la scarsa adesione – è un bel guaio, la seconda – adesione eccessiva – è un guaio persino peggiore. Soprattutto su certi tipi di piano (es. piani in vetro), se il modello non si stacca ci sono buone probabilità di rompere il piano.

Dimafix, che nasce dichiaratamente per macchine con piano riscaldato, si comporta esattamente come dovrebbe comportarsi un adesivo per la stampa 3D. Ovvero offre un livello di adesione elevatissimo – e in grado di scongiurare distacco e warping – durante la stampa, per poi perdere pressoché totalmente questo potere a stampa conclusa, rendendo semplicissimo il distacco del modello. Insomma, un potere adesivo “variabile”, che non degrada nel tempo, anche per stampe di lunghissima durata, e che si dissolve al termine del lavoro. Questo speciale (e gradito) comportamento viene ottenuto sfruttando le diverse temperature del piano di lavoro. Quando è caldo oltre i 60-65 gradi l’adesione aumenta, mentre sotto queste temperature è praticamente inesistente.

Altre caratteristiche lo rendono particolarmente economico e comodo da usare:  la rimozione dei residui dopo la stampa è facilissima; è sufficiente un panno umido, e il costo è particolarmente contenuto (il flacone consente di effettuare circa 100 stampe). Tra breve, Dimafix sarà disponibile anche sul nostro eShop.

Raise3D N2 Plus: prime impressioni

Pietro Meloni Stampa 3D 0 Comments

 

Stamattina hanno iniziato ad arrivare le Raise3D, che distribuiamo in Italia. Confesso che ero ansioso di vedere dal vivo queste macchine, e soprattutto di provarle. Per ora posso dire molto poco, tranne il fatto che l’imballo (enorme) è particolarmente curato, sia esternamente sia internamente, e che la macchina rivela per molti aspetti la sua progettazione “Americana”.

raise

All’interno, tutti gli organi di movimento sono rigidamente fissati con clip in plastica e fascette (riusabili). Completamente avvolta da un “sarcofago” di polistirolo spesso più di dieci centimetri, la macchina sembra poter sopportare le angherie del più maldestro degli spedizionieri.
E’ altamente suggerito maneggiare il “collo” in due persone, ma la struttura dell’imballo consente comunque la rimozione del cartone (che si sfila verso l’alto dopo aver tolto le fascette esterne) anche da parte di una sola persona.

Raise3D Fermi

Sono impressionanti le dimensioni generali. L’immagine della stampante così come appare sul sito non rende affatto l’idea. Tutto è (come nella tradizione statunitense) generosamente sovradimensionato. Mastodontiche le viti a ricircolo: sostenuto da quattro guide cilindriche in acciaio da 12 mm., il piano sembra poter sollevare senza problemi il peso di una persona.

Raise3D fermo vite

La dotazione di accessori è buona (spatola, forse un po’ piccola e troppo rigida per distaccare un grande modello, ottime pinzette, portafilo, cavo, chiavetta USB, serie di chiavi a brugola, clip, kit pulizia ugello, piano in vetro rivestito in BuildTak, due bobine di materiale). Esagerate le parti di ricambio: fusibili, tubetti passacavo, dado passacavo, ugelli e persino un intero hot end. Buono, semplice e ben illustrato il manuale.

Raise3D accessori

Per dare un’idea di cosa intendevo prima con “progettazione Americana”, i due portafilo sono in alluminio  massiccio, e pesano quattro o cinquecento grammi…

Per ora, le aspettative sembrano tutte ampiamente superate in questo primo “sguardo”. Credo che entro domani, invierò la prima stampa.

STAY TUNED…..

 

 

La stampa 3D anche nella serie Gomorra 2

Pietro Meloni Stampa 3D 0 Comments

 

Qualche giorno fa è stata trasmessa su Sky la quinta puntata della serie Gomorra 2. Alcune delle scene, relative alla stampa di un’arma, sono state girate presso ShareMind: le mani che si vedono sono proprio le mie.
Come si può vedere dalle immagini, c’è stato un notevole trambusto: è arrivato un camion di attrezzature, e una troupe di trenta persone.
E’ stata comunque un’esperienza interessante: i miei  complimenti al regista, al direttore della fotografia, agli operatori e ai fonici per le eccellenti riprese.

 

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Z-Temp: un accessorio che consente di incrementare il tipo di materiali utilizzabili con le Zortrax M200

Pietro Meloni Stampa 3D 0 Comments

 

La Zortrax M200 è ben nota per l’elevata qualità delle stampe che è in grado di produrre, e per l’estrema facilità d’uso che la contraddistingue. Queste prerogative sono attribuibili sia ad una accurata ingegnerizzazione dell’hardware, sia all’impiego del suo software dedicato –  Z-Suite, che limita il range di temperature utilizzabili ad una serie di preset ottimizzati per i materiali Zortrax.

L’abbinamento tra filamenti ampiamente sperimentati, di ottima qualità e a costi contenuti, associati a profili di stampa maniacalmente ottimizzati dagli ingegneri Zortrax pone al riparo da qualsiasi brutta sorpresa: anche un neofita può contare su risultati eccezionali sin dalla prima stampa.

Alcuni utenti, soprattutto studi tecnici e professionisti, intravedono tuttavia nella rigida scelta di campo di offrire software e materiali proprietari una seria limitazione, e si trovano (loro malgrado) costretti ad orientarsi verso altri sistemi che offrono loro maggiore flessibilità nella scelta dei filamenti.

Sensibile a queste esigenze, perfezionista e curiosa di natura, l’ingegnere e inventore americano Julia Truchsess ha sviluppato un dispositivo esterno che consente di aggirare le limitazioni, e sperimentare filamenti con caratteristiche termiche diverse rispetto a quelle originali.

kit contents 800
Come funziona

Il dispositivo, contenuto in un leggero involucro trasparente munito di due connettori, viene collocato tra il corpo estrusore e il cavo piatto di collegamento. Il suo scopo è quello di intercettare i valori comunicati dalla termocoppia al sistema, ed introdurre un offset che può essere variato tramite un selettore. Agendo su quest’ultimo, è possibile in sostanza variare la temperatura nominale di un determinato profilo di stampa in una gamma compresa tra -90 e +60°, con un intervallo di 10°. Un secondo dispositivo può “intercettare” la rilevazione di temperatura del piano riscaldato, e – sempre tramite un selettore –  consente di scegliere tra 4 valori: nominale, 50-55°, 40-45°, 30-35°.

La temperatura “impostata” con lo Z-Temp può essere agevolmente controllata, sia attraverso una scala di colori (il dispositivo è illuminato da led che evidenziano, anche da lontano, la temperatura attraverso una scala cromatica), sia collegando ad una presa esterna un multimetro per una rilevazione digitale.

ZTC200

Utilizzando lo Z-Temp, in attesa che la casa rilasci nuovi materiali proprietari e relativi profili, gli utenti Zortrax possono già attingere ad una vasta gamma di materiali, tra cui PLA, PLA+PHA, PolyMax™, Polywood™, EasyWood™, Woodfill™, Bronzefill™, Taulman3D, materiali caricati in polveri di pietra, fibre di carbonio etc., ABS generici, policarbonato, poliammidi,PMMA, elastomeri etc.

Cosa è importante sapere

Per prima cosa, è necessario sottolineare che si tratta appunto di un accessorio terze parti, non formalmente approvato da Zortrax. Di conseguenza, sebbene possa venire installato e rimosso in pochi minuti e non implichi alcun tipo di modifica permanente,  può compromettere la garanzia.

L’altra considerazione è che il dispositivo consente di variare la temperatura, ma non altri parametri quali la velocità, la ritrazione etc. Per alcuni materiali, il fatto di impostare una temperatura adeguata per una corretta estrusione potrebbe non essere sufficiente a garantire una buona qualità di stampa.

Infine, va sottolineato che in ogni caso ad un aumento di flessibilità di impiego può corrispondere un maggiore “rischio” di ottenere risultati al di sotto delle aspettative. Rischio che, come dicevo all’inizio, non si corre impiegando i materiali originali Zortrax. Si tratta quindi di un dispositivo che andrebbe utilizzato con consapevolezza, e con un minimo di “cultura sui materiali” alle spalle.
C’è da dire comunque che il lavoro di Julia Truchsess non si è limitato a produrre l’apparecchio, ma è stata effettuata una vasta sperimentazione su molti filamenti commerciali. Viene quindi continuamente “manutenuta” nel sito del dispositivo una “tabella di compatibilità” che include anche suggerimenti sulle impostazioni ottimali .

In conclusione, si tratta di una interessante opportunità per estendere le potenzialità della ottima M200. Opportunità che personalmente non “sprecherei” per utilizzare filamenti “compatibili” con le stesse tipologie dei filamenti Zortrax, magari giusto per ridurre i costi. Semplicemente non ne varrebbe la pena.
Ove invece la scelta fosse motivata dalla assoluta esigenza di impiegare ad esempio colori non presenti nella gamma originale, o materiali con  proprietà tecniche significativamente diverse, lo Z-Temp può rappresentare, anche per la stessa Zortrax, la possibilità di non rinunciare ad una vasta gamma di potenziali clienti per la banale “mancanza di disponibilità” di un certo particolare materiale.

 

 

 

Stampante 3D Lulzbot Taz 6

Pietro Meloni Stampa 3D 0 Comments

 

Giunta alla sesta versione, la Taz continua ad essere molto quotata nelle classifiche che elencano le migliori stampanti 3D. Ed introduce interessanti modifiche, come il display integrato nella “carrozzeria”, il piano di lavoro rivestito in PEI (ottimo) e un nuovo sistema di calibrazione automatica.
Ma la struttura “Prusa like”, basata su un telaio assemblato in profilati d’alluminio (sottili), completamente aperta e con piano mobile rimane la stessa. E a mio personale parere, proprio la scelta architettonica, insieme alla allarmante presenza di (molte) inquietanti parti in plastica, rappresenta il punto debole e anacronistico di questa stampante. Sottolineato dalla bassa efficienza energetica: un consumo di 625 Watt con il piano riscaldato alla massima temperatura. Molti produttori hanno ormai capito che la stabilità della temperatura nella camera di stampa è essenziale per ottenere buoni risultati, soprattutto nei modelli grandi, ed hanno sviluppato macchine completamente chiuse o addirittura con camera calda. Nella Taz, questo importante aspetto non sembra neppure preso in considerazione. Costruire una macchina di grande volume destinata al mercato prosumer o professionale totalmente aperta è come progettare un sommergibile con degli oblò senza vetri: semplicemente inadatto all’ambiente nel quale dovrebbe operare.

LulzBot_TAZ_6

Sono proprio i costi, non certo popolari, a far pensare ad una vocazione “professionale” della Taz 6: 2500$ per la versione con un singolo estrusore, ai quali si aggiungono 495$ per una coppia di estrusori opzionale, e altri 495$ per una seconda coppia di estrusori progettata per materiali flessibili. Costi ai quali si aggiungono, per il mercato Italiano, oltre l’IVA anche ingenti spese di spedizione e dazi doganali.

Ma al di la del prezzo, la macchina appare in ogni caso sbilanciata da un punto di vista progettuale. Con un volume di quasi 20 litri utili, immaginando di stampare uno oggetto delle massime dimensioni anche al 20% di infill in PLA ci troveremmo difronte ad un peso di materiale di 5 kg. circa. Con le alte velocità raggiunte dalla macchina (fino a 200 mm/sec), movimentando una tale massa  probabilmente troveremmo la Taz a spasso per la stanza durante gli infill.

Non convince inoltre la scelta di utilizzare gli scarsamente diffusi filamenti da 3.00 mm quando il sistema di alimentazione, a trazione diretta, non ne ha affatto bisogno, né l’impiego di ugelli standard da 0.5 mm, poco adatti per stampe con complessi dettagli.

Caratteristiche tecniche

  • Telaio: in profilati di alluminio
  • Volume utile: 280x280x250 mm
  • Velocità di stampa: sino a 200 mm/sec
  • Ugello standard: 0,5 mm
  • Filamenti: 3.00
  • Spessore layer: da 0,05 a 0,5 mm
  • Piano di lavoro: in vetro borosilicato con rivestimento PEI
  • T.max estrusore: 300°
  • T.max piano: 120°
  • Consumi: 625W/h
  • Dimensioni operative: 820x630x520 mm
  • Peso: 19,5 Kg.

 

 

 

Migliorare l'adesione al piano di lavoro: diverse soluzioni

Pietro Meloni Guide, Stampa 3D 0 Comments

 

Nonostante il recente proliferare di nuovi modelli che risolvono il problema “alla radice”, adottando piani con speciali superfici e trattamenti, camere chiuse o riscaldate, il problema dell’adesione del modello al piano di lavoro è per molti tutt’ora attuale e molto sentito.

Il distacco durante la stampa è infatti non soltanto causa di frustrazione, mancate consegne e spreco di materiale, ma può determinare danni anche significativi all’hot end. Estrudendo “nel nulla” si formano matasse di filamento che finiscono prima o poi per venire fuse sulle zone riscaldate, al punto che il nostro estrusore sembra essere stato immerso nello zucchero caramellato.

Prima di entrare nel vivo dell’argomento, mi preme sottolineare alcune cose che possono apparire ovvie, ma che spesso vengono trascurate:

  • non tutti i materiali per la stampa 3D sono uguali: una soluzione che funziona bene con un materiale può dare risultati pessimi con un altro;
  • l’adesione, oltre ad essere insufficiente, può anche risultare eccessiva, e ciò può essere perfino peggio; molte lastre di costoso vetro temperato sono state rotte tentando di distaccare modelli fissati in modo eccessivamente tenace.
  • la qualità dell’adesione può variare notevolmente in relazione alla distanza iniziale dell’estrusore dal piano di lavoro. Alcuni trattamenti e/o materiali offrono una adesione ottimale alla giusta distanza, ma insufficiente o addirittura eccessiva utilizzando la distanza sbagliata. Prima di scartare una soluzione per un risultato insoddisfacente, accertarsi di avere utilizzato la giusta distanza!

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Ed ecco, senza ulteriori indugi, una tabella con le caratteristiche, le modalità di applicazione, i vantaggi e gli svantaggi di diversi metodi.

MaterialeUtilizzoEfficace perVantaggiSvantaggi
Kapton
(adesivo da un lato)
Disponibile in nastri e fogli adesivi. Applicare su superficie pulita, possibilmente inumidita con acqua e sapone per evitare la formazione di bolle. Asciugare perfettamente preriscaldando il piano di lavoro prima dell'utilizzo.ABS (Con piano riscaldato)Durevole, produce una superficie molto liscia sul fondo del modelloRelativamente difficile da applicare, costo elevato, adesione modesta
Kapton
(Biadesivo)
Disponibile in nastri e fogli adesivi. Applicare su superficie pulita, possibilmente inumidita con acqua e sapone per evitare la formazione di bolle. Lasciar asciugare perfettamente prima dell'uso.Vari materiali escluso poliammidi.Versatile. L'adesione è più che altro garantita dallo strato superiore adesivo.Non molto duraturo, costoso, difficile da applicare.
Blue Tape (3M)Disponibile in nastri adesivi di diversa larghezza.PLABuona adesione anche con piano non riscaldato.Superficie rugosa, difficile applicare i vari strati senza lasciare spazi o sovrapposizioni, relativamente costoso, può lasciare tracce di colore sulla base del modello.
Scotch in carta per carrozzeriaDisponibile in nastriPLABasso costo, discreta adesione (dipende dalle marche).Superficie rugosa, difficile applicare i vari strati senza lasciare spazi o sovrapposizioni.
Colla PVA diluitaA pennello, diluizione 10:1, su lastre in vetroPVA, PETGBasso costo, buona adesione, facile da applicare.Necessaria lunga asciugatura, può lasciare residui fastidiosi da rimuovere sul piano.
Colla stick per cartaLo stick va applicato uniformemente su superfici in vetroPVA, PETGPratico, discreta adesione. Economico.Non è semplice una stesura omogenea. Lascia residui sul piano di lavoro. Il potere adesivo si riduce nelle stampe lunghe con piano riscaldato.
Lacca per capelli sprayNebulizzata su piani di lavoro in vetro (possibilmente smontati dalla macchina)PLA, ABS, PETG, variBasso costo, buona adesione.Nebulizzando direttamente nel vano di stampa si rischia di danneggiare gli organi di movimento.
L'adesione diminuisce dopo alcune ore di stampa con piano riscaldato.
Laybrick e Laywood possono risultare quasi impossibili da rimuovere.
ABS diluito in acetoneApplicazione a pennello su piani di lavoro non intaccabili da solventi.ABSOttima adesione, bassissimo costo.Il distacco del materiale e la pulizia del piano possono risultare difficili. Può produrre vapori tossici nell'uso del piano riscaldato.
Piani con fibre a base di cellulosa, piani in resina fenolica grezza, TufnolFissare sul piano di lavoro con mollette.Nylon, altre poliammidiBuona adesione su materiali difficiliLe considerevoli deformazioni prodotte da questi materiali possono letteralmente piegare il piano di lavoro. E' necessaria una calibrazione dell'asse Z. Difficili da reperire.
Piani con grip meccanico (es. microforati), in fibra di vetroFissare sul piano (ove non faccia già parte della macchina)ABSBuona adesione, durevoliImpongono l'uso di un raft, che implica un maggiore spreco di materiale, tempi di stampa più lunghi e necessità di postprocessing
PEI (Polyethermide)Disponibile in lastre, integrato in alcune macchineVariOttima adesione, durevoleMolto costoso, difficile da reperire.
3D EeZSi tratta di un collante liquido, da applicare in tre strati incrociati sovrapposti con la spugna in dotazione.VariOttima adesione, anche su materiali difficili come il nylonNon facile da reperire, relativamente costoso, non adatto per alcuni tipi di superficie (es. microforate).
BuildTakDisponibile in fogli adesivi di varie misure.VariOttima adesione con molti materiali. DurevoleCon alcuni materiali, stampando troppo vicino al piano di lavoro può risultare difficile o addirittura impossibile il distacco.
ZebraDisponibile in fogli rigidi bicolore, da applicare sul piano di lavoro con mollette.PLA, ABS (con limiti)Buona adesione per il PLA, facilità di rimozione (le lastre sono flessibili)Relativamente costoso, difficile da reperire. Su piani riscaldati a 110° la superficie superiore della lastra raggiunge 70-80°. Inadatto per stampe in ABS di grande formato.
Film PVC adesivo in fogli
(usato per ricoprire libri)
Applicare sul piano di lavoro inumidito con acqua e sapone per evitare bolle. Asciugare. Rimuovere con acetone eventuali impronte / grasso dalla superficie.ABSBuona adesione, basso costo, facile da rimuovere.Relativamente difficile applicazione, come tutti i film morbidi.
Lastre di materiale acrilicoFissare al piano di lavoro con mollette bulldog o SupraclipPLABuona adesione. Piano riscaldato non necessario. Disponibili in vari colori, per migliorare il contrasto con il materiale di stampa. Adatti per realizzare filmati.Relativamente complesso tagliare i fogli a misura.
Eventuali contatti con l'estrusore fondono rapidamente la superficie.
DimafixSpray da spruzzare sul piano di lavoroABS, altri materiali che possono essere stampati su piano riscaldatoOttima adesione, facile distacco, facili da rimuovere i residui. E' consigliato rimuovere il piano di lavoro prima di trattarlo, per evitare che lo spray finisca sulle parti meccaniche in movimento. Funziona (benissimo) solo in presenza del piano riscaldato.

Nel tempo, cercheremo di mantenere aggiornata la tabella, contando anche sul vostro aiuto e sulle vostre esperienze.

Comunicaci le tue esperienze, o suggerisci una nuova soluzione