Stampante 3D Zortrax M200: alcuni video, immagini e comparazioni

Pietro Meloni Stampa 3D 0 Comments

 

Una piccola raccolta di materiale che sottolinea l’eccellente qualità di stampa della Zortrax M200, distribuita in Italia da ShareMind.

Comparazione Ultimaker 2, Zortrax, Up Plus2. Modello di riferimento:
Elf Hut  http://www.thingiverse.com/thing:33974

Stampe di test effettuate con stampanti nuove e impostazioni più possibile similari
Ultimaker 2 Zortrax Up Plus 2Alcuni video di stampe effettuate da dagli utenti:

Cattedrale di Reims. Peso: 1,7 Kg., circa 70 parti. Tempo di stampa: 180 ore.

Reims1

 

Reims2

Zerg Hive SC2

Busto di Michelangelo appena stampato, con supporti

Michelangelo raft

Busto di Michelangelo dopo leggera carteggiatura e applicazione di primer (1 parte la stampa piccola, 3 parti la versione grande, 33 cm senza base)
Michelangelo

 

Busto di Frankenstein

frankie

 

Maggiori informazioni sulla Zortrax M200 sono disponibili qui.

Stampante 3D Zortrax M200: la qualità professionale a portata di budget

Pietro Meloni Hardware, Stampa 3D 13 Comments

 

 

Zortrax M200

La maggior parte delle stampanti 3D per uso personale disponibili sul mercato richiede – per ottenere decenti risultati – una buona dose di pazienza, una marcata attitudine verso la sperimentazione, qualche competenza meccanica, nozioni di chimica, termodinamica etc… Insomma, un vero e proprio spirito pionieristico.
Non mi riferisco soltanto ai Kit (il cui montaggio ed utilizzo è più complesso ancora, sebbene siano divertenti per gli hobbisti), ma anche alle stampanti che promettono immediati risultati “Out Of the Box”.
Beninteso, personalmente mi piace sperimentare… lo trovo divertente, e costringe ad un percorso che permette di approfondire svariati aspetti dei materiali e delle loro caratteristiche, della struttura dei percorsi di deposizione etc.
Ma non per tutti è così. C’è anche chi, ad esempio per esigenze professionali, non vuole e non può perdere tempo in innumerevoli prove con vari programmi di slicing, parametri, regolazioni, calibrazioni, differenti materiali, alchemiche tecniche per evitare le deformazioni e la delaminazione.
E che non vuole e non può sperimentare le varie lacche per capelli, soluzioni di acetone e ABS, Vinavil, Kapton e nastri adesivi per scongiurare il distacco della parte a metà lavoro.
C’è chi pretende davvero di estrarre la macchina dall’imballo, infilare la spina, caricare un modello e ritirarlo – perfetto –  a fine stampa.

Indipendentemente dal prezzo e dalle caratteristiche, personalmente includo di default le (poche) macchine in grado di far questo nella categoria delle macchine professionali.
E’ il caso della Zortrax M200, una compatta stampante 3D progettata e realizzata in Polonia, emersa prepotentemente da una campagna di successo di Crowdfunding. Lo sforzo degli sviluppatori, senza rinunciare ad una sofisticata e robusta meccanica, si è concentrato sul rendere, attraverso una serie di soluzioni, l’impiego della stampante più semplice e affidabile possibile.

Un solo estrusore

Una scelta controtendenza? Beh, in uno scenario in cui si vedono persino stampanti con sei estrusori, sembrerebbe di si. Ma è una scelta precisa. Quella di privilegiare la qualità di stampa e l’affidabilità, a dispetto delle tendenze del marketing. Un solo estrusore, meno masse dinamiche, maggiore velocità e precisione. Maggiori corse a parità di ingombro, una sola bobina di filo. Meno costi, meno manutenzione. E il materiale di supporto? In casa Zortrax, il problema non è stato trascurato. Anzi. Lo sviluppo del Single Extruder Support system (SES) permette di gestire i supporti con un singolo estrusore, eliminando la necessità (e i costi) di speciali materiali idrosolubili e la complessità delle stampe con doppio estrusore.

Single Extruder Support System della M200

Single Extruder Support System della M200

Calibrazione

Auto calibrazione

Calibrazione automatica del piano di stampa

La bestia nera degli utilizzatori di stampanti 3D. L’incorretta calibrazione del piano di stampa è la principale causa di stampe di cattiva qualità. Ma per quanto venga fatta in modo accurato (con fogli di carta, spessorimetri, comparatori), nella maggior parte delle stampanti (se va bene) dura soltanto per alcune stampe. Meccaniche approssimate, piani di lavoro generalmente a sbalzo, vibrazioni, deformazioni del piano dovute alle variazioni di temperatura compromettono in breve tempo la calibrazione, costringendo gli utenti a regolazioni continue. Nella M200 il problema è risolto alla radice, con tre diversi accorgimenti. Il primo è di natura meccanica. Il piano è supportato infatti da quattro robuste boccole a ricircolo in acciaio, che insistono su guide cilindriche lappate da 12 mm. Il piano di lavoro è in duralluminio massiccio da ben 7 mm, rinforzato da due costole trasversali, per evitare torsioni dovute alle vibrazioni e al peso del materiale stampato.  Il secondo è l’adozione di piani di stampa rimovibili. Questo permette di estrarre a fine lavoro l’intero piano di stampa, ed effettuare il distacco della parte fuori macchina, in modo che la planarità del piano mobile non sia corrotta da forti pressioni e trazioni. Il terzo è radicale: la macchina prevede un sistema di calibrazione e misurazione dell’altezza del piano elettronico automatico. Fine del problema.

Distacco

La prima, pressoché inevitabile frustrazione di chi si accinge ad usare una stampante 3D è constatare che dopo alcuni strati gli angoli della parte iniziano inesorabilmente a sollevarsi. La base si incurva sempre di più, il pezzo si stacca, mentre l’estrusore continua a deporre materiale nel vuoto, producendo fantasiosi spaghetti. E allora si naviga nei vari forum e blog (in questo c’è un articolo apposito…) per cercare una soluzione. Si provano nastri adesivi, liquidi, colle, lacca per capelli, brim, raft… Qualche metodo funziona. Qualcuno funziona anche troppo, al punto che il pezzo non si stacca più, e per rimuoverlo si sballa completamente la calibrazione della planarità (vedi sopra…). E’ comunque frustrante comprare una stampante da 2000€ e vedersela consegnare con una bomboletta di lacca per capelli, suggerita come metodo più ingegnoso per utilizzarla.

Anche qui, i progettisti Zortrax hanno sviluppato una soluzione esclusiva, che risolve il problema alla radice. La parte rimovibile del piano di stampa è costituita da una superficie microforata. In combinazione con una particolare strategia di raft, automaticamente depositato dal software, assicurano una perfetta adesione della parte ed una veloce e  pratica rimozione a lavoro finito. Un altro problema in meno.

Piattaforma

Lo speciale piano di stampa rimovibile della M200

Software

Abbiamo più volte dibattuto i vantaggi e svantaggi del software open source rispetto alle soluzioni proprietarie, piuttosto che ai software di slicing e controllo commerciali. A parte le considerazioni generiche che possono essere fatte, in realtà il paragone andrebbe fatto caso per caso, a seconda delle caratteristiche e prestazioni dei vari software. In alcuni casi, i prodotti commerciali (o proprietari) offrono maggiori opzioni, o funzionalità non presenti nei programmi open source. Questo ne giustifica l’adozione e l’eventuale costo. Ma la finalità di Zortrax nel corredare le M200 di un software proprietario (Z-Suite) non è tanto quella di fornire funzionalità inedite, quanto –  ancora una volta –  quella di semplificare le cose. Strutturato con configurazioni ottimali in relazione ai vari livelli qualitativi desiderati, non richiede la definizione di complessi, interrelati parametri (layer, velocità, temperatura, spessori, riempimenti etc.). Basta scegliere la qualità di stampa voluta, e il gioco è fatto. Personalmente non mi dispiace pasticciare con diverse combinazioni di valori e provare vari software. Ma sicuramente, per ottenere validi risultati ho spesso dovuto fare parecchie prove, e molti pezzi sono finiti nel cestino. Per chi non può permettersi la sperimentazione, Z-Suite è una ottima soluzione.

Filamenti

Anche di questo argomento abbiamo parlato a lungo. La qualità del filamento incide pesantemente sulla qualità di stampa e sulle caratteristiche meccaniche delle parti stampate. Cattivi filamenti possono facilmente determinare l’intasamento dell’estrusore. E anche per i filamenti di buona qualità, usando diversi prodotti è sempre necessario ricalibrare (con prove e sperimentazioni) i parametri di stampa, effettuare misurazioni campione del diametro. Zortrax offre sei tipologie di filamenti certificati:

  • Z-ABS e Z-ULTRAT, studiati per ottenere il meglio dalla stampante. Z-ABS è uno “smart” ABS che produce una finitura uniforme, opaca, con un colore puro ed un ottimo livello di adesione tra i layer, mentre assicura una facile rimozione dei supporti. Z-ULTRAT è un materiale plastico di formulazione speciale, di elevata durezza, bassa elasticità e modesta deformazione, eccellente per produrre prototipi funzionali con parti in movimento. Entrambi i materiali sono associati a specifiche configurazioni pronte nel software Z-Suite, e non è richiesta alcuna particolare parametrizzazione.
  • Z-HIPS: uno stirene ad alto impatto, leggero resistente, adatto alla realizzazione di modelli che debbono resistere ad urti (es. componenti di modellismo dinamico, droni etc.)
  • Z-GLASS: uno speciale materiale semitrasparente ad alta resistenza, caricato in fibra di vetro.
  • Z- PETG: un materiale derivato dal PET, altamente resistente a solventi, acidi, basi, ambienti salini, caratterizzato da un basso ritiro ed eccellente stabilità dimensionale.
  • Z-PCABS: una mescola di ABS e Policarbonato ad altissima resistenza.

filamenti

Conclusioni

Al di la di una meccanica di ottimo livello, di un’elettronica di qualità e di una piacevole, compatta estetica, il punto di forza della M200 è la praticità d’uso e l’eccellente qualità delle stampe. Con un layer minimo di 25 micron, un’accuratezza di movimento XY di 1.5 micron (1,25 micron su Z) e motori stepper pilotati a 1/128 da una sofisticata elettronica a 32 bit,  Zortrax afferma di essere in grado di produrre dettagli 5 volte più accurati delle altre stampanti a filamento. Le stampe lo confermano. Offrendo una soluzione sapientemente integrata (Macchina-Software-Materiali), viene superata la necessità di sperimentare parametri ed accorgimenti speciali per produrre buoni risultati. Se Apple avesse prodotto una stampante 3D, avrebbe realizzato qualcosa di molto simile ad una Zortrax.

Cover di un contatore Geiger stampata con Zortrax

Cover di un contatore Geiger stampata con Zortrax

ShareMind è stato il primo rivenditore ad importare in Italia le Zortrax M200 e uno tra i primi rivenditori al mondo (Agosto 2014). E’ diventato, primo in Europa, Premium Reseller nel Maggio 2015, ed è l’unica azienda in Italia ad offrire senza maggiorazioni sul prezzo quattro ore di corso gratuito, l’assistenza applicativa illimitata gratuita a vita, e la manodopera gratuita a vita anche sulla manutenzione e riparazioni fuori garanzia. Le macchine sono sempre in pronta consegna, e naturalmente sono disponibili unità dimostrative nello shop di Roma.

dettagli

Caratteristiche tecniche

  • Struttura: in duralluminio e acciaio
  • Volume di lavoro: 205x205x185 mm
  • Assi X e Y su doppia guida lineare
  • Piano di stampa riscaldato, con superficie di stampa magnetica rimovibile
  • Calibrazione e misurazione Z elettronica automatica
  • Elettronica ARM Cortex a 32 bit
  • Alimentazione: 24 V CC 11 A
  • Ingresso CA: 110/240 V
  • Layer:  90-400 micron
  • Temperatura Max estrusore: 385 gradi
  • Temperatura Max piano riscaldato: 110 gradi
  • Posizionamento singolo minimo XY: 1,5 micron
  • Precisione posizionamento XY: 1,5 micron
  • Singolo step Z: 1,25 micron
  • Microstep motori: 1/128
  • Connettività: SD card
  • Illuminazione LED, display grafico ad alta risoluzione, Jog
  • Software: Z-Suite (compatibile con OSX,Windows XP,Vista,7,8,10
Doppie guide lineari XY

Doppie guide lineari XY

 

SprutCAM: Holzer PRO-Master 7225

Pietro Meloni Sistemi CNC, SprutCAM 0 Comments

 

Un video della nuova versione di SprutCAM alle prese con una lavorazione artistica su un centro a 5 assi Holzer. Una tra le caratteristiche più interessanti di SprutCAM è la capacità di replicare fedelmente la geometria e la cinematica di sistemi di qualsiasi complessità, che permette di effettuare simulazioni attendibili della lavorazione, ed evitare qualsiasi rischio di collisione.

14 nuovi video tutoria introduttivi su ZBrush 4R6

Pietro Meloni ZBrush 0 Comments

 

introduzione a ZBrush

 

Kurt Papstein presenta una nuova serie di lezioni “Getting Started” sul canale ZClassroom che contengono tutte le istruzioni e gli strumenti necessari per ottenere il massimo da ZBrush 4R6. Questa serie è progettata per esplorare tutti gli aspetti delle incredibili possibilità creative di ZBrush. Nei quattordici video vengono trattati molteplici argomenti, per fornire agli utilizzatori delle solide fondamenta per l’utilizzo più efficiente del programma.

watch

La stampante 3D Mendel Max 2.5 alle prese con un Triceratops Horridus

Pietro Meloni Artec, Scansione 3D, Stampa 3D 1 Comment

 

La stampa 3D, come tutte le tecnologie di produzione, presenta vantaggi e limiti.
E appunto, come tutte le tecnologie andrebbe utilizzata in quelle situazioni nelle quali può esprimere le sue peculiarità, ove altri sistemi (es. la prototipazione SRP) mostrano il fianco. In altre parole, i modelli da realizzare dovrebbero tener conto quanto più possibile delle caratteristiche e potenzialità degli strumenti che impieghiamo per produrli. Se per realizzare un ingranaggio di ottone o bronzo una fresatrice a controllo numerico si rivela ideale per qualità di finitura e tempi di esecuzione, per il modello preso in esame per questo articolo – un dinosauro – neanche una sofisticata CNC a sei assi se la caverebbe con disinvoltura.

Nel Triceratops Horridus le difficoltà per un approccio “con asportazione di truciolo” ci sono tutte: la pelle borchiata, numerosi sottosquadri, aree difficilmente raggiungibili da un utensile, per quanto piccolo… Tanto da rendere l’impresa pressoché impossibile. Al contrario, quelli che per una macchina CNC sono ostacoli insormontabili diventano per una stampante 3D valide occasioni per celare – rendendoli impercettibili –  i difetti tipici: minore precisione, scalettatura dovuta alla deposizione di strati, etc.

Il modello

Eccolo il nostro Triceratops. Un dinosauro erbivoro, uno degli ultimi ad apparire nel Cretaceo Superiore. Dotato di tre corna e una corona ossea semicircolare, era lungo 8-9 metri e pesava dalle sei alle 12 tonnellate. Il suo aspetto da “rinoceronte preistorico” è molto popolare, persino nei libri per bambini.

Triceratops_modello

 

Il modello 3D (bisogna dirlo, veramente bello) è stato ottenuto da una scansione, effettuata con uno scanner Artec. Come si vede dall’immagine, è molto dettagliato, e rappresenta l’animale in una posa dinamica. Soltanto una delle zampe è pienamente a contatto con il terreno: le altre sono parzialmente sollevate o sollevate. Quindi in pratica, soltanto due o tre centimetri quadrati non necessitano di supporti: tutto il resto del modello (testa, corpo, coda, zampe, e perfino le due lunghe corna) hanno bisogno di essere supportate durante la stampa.

Per fortuna, le versioni attuali del software CURA (lo slicer che ho utilizzato) permettono la creazione di efficaci supporti, relativamente facili da rimuovere, anche con lo stesso materiale usato per la realizzazione del modello. Proprio per sperimentare fino in fondo la funzionalità di questi supporti, ho deciso di realizzare il modello con una macchina dotata di un solo estrusore, anziché utilizzare una stampante a doppio estrusore e un materiale idrosolubile (PVA). Contemporaneamente, volevo provare con una stampa “challenging” le diverse modifiche apportate ad una Mendel Max 2.5, che ho finito di recente di assemblare.

La macchina

In assoluto, il kit che mi ha maggiormente divertito nel costruirlo è basato su una solida meccanica, realizzata con profilati in alluminio estruso serrati con dadi a T dotati di sfera elastica. Questa peculiarità permette di inserire e spostare i dadi anche quando le estremità delle estrusioni sono occluse, es. a macchina già montata, senza modificarne la geometria. Mendel Max 2.5 è da questo punto di vista (e non solo) la macchina ideale per sperimentare diversi sistemi di alimentazione del filamento, differenti estrusori, fine corsa, display, metodi di raffreddamento etc.  La sua costruzione, e le modifiche apportate per adattarla alle mie esigenze mi hanno permesso di capire a fondo la tecnologia FFF, e di progettare nuovi dispositivi per migliorare le prestazioni e la qualità di stampa.

I movimenti utilizzano una componentistica tipica delle stampanti di classe professionale (viti e cuscinetti IGUS e doppie guide lineari), e le prestazioni della sezione di alimentazione e del piano riscaldato, controllato da Relè assicurano tempi di riscaldamento ridottissimi, condizione ideale per eseguire stampe di prova.
Insomma, un Mendel 2.5 è un benchmark perfetto per sperimentare in lungo e in largo tutte le possibilità della stampa 3D a filamento, con un costo accessibile anche agli hobbisti.

Rispetto al kit originale, per questa stampa ho modificato il supporto della bobina (ora semplicemente poggiata su quattro cuscinetti, in modo che possano essere ospitate anche bobine grandi da 2,3 kg), il sistema di raffreddamento (affidato ad una ventola a turbina), gli endstop ottici (provvisti di cover), il display (provvisto di cover) e i cablaggi dei cavi dei motori.
Come estrusore ho usato un classico, economico Wade, che non tradisce mai neanche nel caso di stampe con tempi biblici. La macchina, grazie ad una ben strutturata piattaforma in alluminio, può montare tuttavia uno o due estrusori praticamente di qualsiasi tipo.

Mendel_side

 

Mendel_front

I parametri

La stampa è stata effettuata utilizzando CURA 14.3, con layer di 140 micron e una velocità di 120 mm/sec in deposizione e 350 mm/sec in traslazione. Il riempimento è al 25%, il materiale è (viste le velocità) PLA, estruso a 205°. Il piano di lavoro è stato riscaldato a 60°, e spruzzato con lacca per i capelli per una buona adesione.
Il modello è lungo 200 mm, largo 75 mm, alto 95 mm. e pesa (inclusi i supporti) 145 grammi. Ha impiegato 8,30 ore; in molte zone la velocità è stata rallentata da CURA, per dare modo agli strati di raffreddarsi prima di deporre altro materiale.

Triceratops_supporti Il Triceratopo appena finito di stampare, con il materiale di supporto.

Triceratops_finale

E la simpatica “bestiaccia” dopo aver rimosso sommariamente il materiale di supporto.

Guida ai materiali (filamenti) per la stampa 3D

Pietro Meloni Guide, Stampa 3D 0 Comments

 

La crescente diffusione di stampanti 3D a filamento (FFF), e le migliorie che la tecnologia apporta al processo sono accompagnate (di pari passo) dalla disponibilità di nuovi materiali utilizzabili per la stampa.

In questa breve guida, le principali caratteristiche ed applicazioni dei materiali più diffusi.

filamenti per la stampa 3D

PLA (acido polilattico) è uno dei due materiali più comunemente usati per desktop 3D stampa (l’altro è ABS). E’ il materiale consigliato per molte stampanti desktop 3D, per svariati motivi. Il PLA è economico, meccanicamente resistente e – essendo derivato da sostanze vegetali (es. amido di Mais), non emana cattivo odore durante la stampa ed è considerato più compatibile con l’ambiente e tendenzialmente biodegradabile. Uno dei principali motivi della grande diffusione del PLA (oltre a quelli già citati), è che fonde ad una temperatura inferiore rispetto all’ABS e – salvo in caso di oggetti particolarmente grandi – non necessita di piano riscaldato. Questo lo rende compatibile anche con le stampanti più economiche (appunto prive del piano riscaldato), e comporta un consumo di energia per la stampa sensibilmente minore. Gli svantaggi del PLA sono diversi: i filamenti (proprio in quanto biodegradabili) sono soggetti ad un relativamente rapido deterioramento, dovuto all’assorbimento dell’umidità e alla sensibilità ai raggi UV, ed andrebbero utilizzati entro 6 mesi dall’acquisto. La consistenza degli oggetti è particolarmente rigida, ma anche fragile: i piccoli dettagli possono facilmente rompersi.
La stampa con il PLA non è difficile (la deformazione non è eccessiva), ma è importante che i filamenti siano di buona qualità per evitare intasamenti dell’estrusore, relativamente frequenti con questo materiale. Prima di concludere una sessione di stampa è conveniente ritrarre di 2-3 mm il filamento, per evitare che il materiale raffreddi all’interno dell’ugello. Il PLA è disponibile in diametri di 1.75 e 3 mm., e si può stampare a velocità piuttosto elevate (60-200 mm/sec).

PLA Pro Series E’ una formulazione di PLA destinata alla produzione di stampe professionali di alta qualità. Assicura una finitura migliore, con una più vibrante colorazione opaca, rispetto al PLA standard. Il PLA Pro Series è fabbricato negli negli Stati Uniti e viene prodotto con specifiche di consistenza del diametro più  restrittive. Il costo è circa il doppio o anche superiore rispetto al PLA standard.

PLA morbido o PLA flessibile E’ utile per parti che possano resistere alla flessione o piegatura, che debbano presentare un aspetto “gommoso”. Si può stampare con tutte le stampanti in grado di stampare PLA, ed è disponibile in vari colori. Segnalo l’ottimo Kyotoflex (TreeDFilaments), un materiale “tecnico” dalle caratteristiche veramente interessanti, disponibile tuttavia esclusivamente nella colorazione verde clorofilla.

PLA Glow-in-the-Dark E’ una versione fosforescente di PLA. Adatto (se dotato di opportune certificazioni), per realizzare gadget per bambini. Generalmente disponibile in sfumature di colore che vanno dal giallo al verde.

PLA per alte temperature Una versione di PLA che può resistere a temperature più elevate rispetto al PLA standard (90-100°).

PLA con cariche metalliche. Filamenti che includono una percentuale anche rilevante (sino all’80%) di polveri metalliche. Sono utilizzati per simulare oggetti in rame, bronzo, alluminio etc. Questi filamenti sono generalmente abrasivi, ed andrebbero utilizzati con ugelli in metallo duro. Considerato il peso specifico elevato (a causa della componente metallica), il costo (molto maggiore rispetto al comune PLA), e la tendenza a venire utilizzato con infill 100% per riprodurre il “peso” dei modelli, risulta particolarmente costoso.

ABS (acrilonitrile-butadiene-stirene) è un altro materiale comunemente usato nella stampa 3D desktop.Utile per ottenere parti durevoli, che debbano resistere a temperature relativamente elevate. In confronto al PLA, ABS è meno ‘fragile’ (è il materiale con il quale sono costruiti i mattoncini Lego), ed è generalmente più facile (meno sensibile alla variazione dei parametri di stampa) rispetto al PLA.
I filamenti di ABS hanno una “durata” maggiore, ed è possibile “levigare” gli oggetti con vapori di acetone, per eliminare il tipico aspetto stratificato delle stampe 3D, ma anche per questo materiale naturalmente c’è un “rovescio della medaglia”. L’ABS emana un cattivo odore chimico (sicuramente poco salutare) durante la stampa, tende a deformarsi sensibilmente e si ritira raffreddandosi. Richiede in modo “mandatorio” la presenza di un buon piano riscaldato e la stampa consuma maggiore energia. I diametri disponibili sono gli stessi del PLA. Si stampa a velocità medie (30-80 mm/sec).

ABS DeLuxe Sono bobine di filamento (generalmente disponibili in confezioni da 2,3 Kg) con una uniformità di diametro molto elevata (+-0,05mm), che migliora la precisione di stampa. Il prezzo è di poco più elevato rispetto all’ABS standard.

Smart ABS E’ una particolare formulazione di ABS che assicura una maggiore resistenza meccanica agli oggetti stampati, con minore tendenza alla delaminazione. La consistenza del diametro è anche in questo caso elevata. Lo SmartABS è in genere fornito in bobine da 750 gr., e il costo è di circa il doppio rispetto all’ABS standard.

ABS-X o ABS Low Warping Questo materiale conserva le caratteristiche principali dell’ABS, ma è formulato in modo da ridurre la tendenza alle deformazioni e al distacco dal piano di lavoro.

PETG o GPET E’ un materiale derivato dal diffusissimo “PET”, largamente utilizzato nella produzione di contenitori (bottiglie) per liquidi. Presenta una naturale colorazione semitrasparente, e anche nel caso venga pigmentato conserva un aspetto lucido ed opalino. Ha delle caratteristiche che racchiudono i “pregi” del PLA (facilità di stampa, temperature di estrusione contenute, bassissima tendenza al ritiro, deformazione, distacco) e quelle dell’ABS (resistenza, flessibilità, possibilità di eseguire lavorazioni in postproduzione). E’ ideale per le stampe di grande formato. Come caratteristiche peculiari, è pressoché inattaccabile da acidi/basi, solventi, ambienti salini, oli, e si presta per impieghi tecnici.
Unico “difetto”, la tendenza a formare sottili bave nei movimenti di traslazione, che va contrastata con profili di stampa che prevedano una elevata e rapida ritrazione.

LayWood E’ un materiale che ricorda molto il legno (che fa parte in misura variabile della miscela). E’ meccanicamente meno resistente dell’ABS e del PLA, e tende a variare colore (da più chiaro a più scuro) con l’aumentare della temperatura di fusione, offrendo la possibilità di creare interessanti effetti.

LayBrick   E’ un materiale dall’aspetto simile alla pietra grigia. Può essere facilmente carteggiato, sabbiato, dipinto. E’ particolarmente adatto per soggetti architettonici e per la stampa di modelli organici (es. ossa). Ha il grande vantaggio di rendere poco evidenti gli strati (praticamente invisibili sotto i 100 mm di layer), se stampato a basse temperature. Gli oggetti risultano meno resistenti rispetto a quelli stampati con ABS o PLA.

Nylon E’ un materiale della famiglia delle poliammidi sintetiche, originariamente utilizzato per produrre tessuti con caratteristiche simili alla seta. Dotato di proprietà meccaniche particolarmente interessanti, il nylon permette di produrre oggetti resistenti, flessibili, duraturi. Non può essere stampato con le macchine più economiche, poiché richiede temperature spesso superiori ai 250°.
E’ particolarmente sensibile all’umidità: le bobine vanno conservate in contenitori chiusi, e preferibilmente deumidificate prima dell’uso. Tende a deformarsi durante la stampa, e non richiede l’uso di piani riscaldati. La superficie migliore per stampare il nylon è la bachelite grezza. Il nylon può essere colorato dopo la stampa con colori per tessuti a base acida.

Nylon 12 (LongChain) E’ un particolare Nylon a catena lunga. Molto più facile da stampare del Nylon 6-6, risulta più robusto e meno flessibile, ma soprattutto presenta un livello di igroscopia notevolmente più basso, tanto che la sua conservazione è facilitata, e non richiede di essere deumidificato prima della stampa.

TPE Questa sigla sta per Thermo Plastic Elastomer, ed identifica appunto degli elastomeri termoplastici. Dei materiali in grado di produrre oggetti elastici e flessibili, simili alla gomma. Questi filamenti sono relativamente difficili da trattare e, a causa dell’attrito generato contro le pareti dell’estrusore, è preferibile stamparli a basse velocità.

TPU (Thermoplastic polyurethane) E’ un filamento flessibile (non elastico). Si utilizza con parametri simili a quelli impiegati per gli altri elastomeri: bassa velocità, minime o assenti ritrazioni, etc.

PVA (Polyvinil Acetate) è un materiale particolare, idrosolubile, che viene generalmente utilizzato come materiale di supporto nelle stampanti con doppio estrusore. L’estrusore primario deposita il materiale con il quale verrà costruito l’oggetto (es. PLA o ABS), mentre l’estrusore secondario deposita, nelle zone dove a causa di pronunciati sottosquadri è necessario un supporto, il PVA, che può in seguito venire facilmente dissolto immergendo l’oggetto in acqua. Fornito in piccole bobine (se ne utilizza poco, generalmente), il PVA è uno tra i materiali più costosi (c.a. 100€/kg). A causa della sua peculiare caratteristica, deve essere assolutamente deumidificato prima dell’uso.

PP (Polipropilene). E’ un filamento aggiunto solo di recente alla gamma di materiali stampabili con macchine FDM. Estremante robusto, può essere usato per realizzare oggetti virtualmente “indistruttibili”. I modelli ottenuti attraverso la stampa 3D hanno praticamente le stesse proprietà meccaniche di oggetti simili stampati ad iniezione. Difficile da stampare e incline a considerevoli deformazioni, si distacca facilmente dal piano di appoggio (possibilmente, in polipropilene o in carbonio).

Allegorithmic Substance 4 – Texturing procedurale professionale

Pietro Meloni Materiali rendering, Software, Texturing 0 Comments

 

Allegorithmic annuncia Substance4 con un breve ma estremamente esplicativo video, che evidenzia la flessibilità ed efficienza del suo articolato sistema di texturing procedurale, rivolto ai professionisti del rendering e agli sviluppatori di videogiochi ed effetti speciali.