Stampante 3D ShareMind MakerBox
Dal 1989, anno in cui ho iniziato a commercializzare un fantastico programma di modellazione organica
3D francese (Yonowat Amapi), sono stato ossessionato dall’intento di “mettere insieme” un sistema che
fosse in grado di materializzare l’immaginazione, attraverso un processo che coinvolgesse software e
hardware. Questo intento ha preso forma concreta poco dopo, sfruttando la flessibilità delle piccole PNC
2700 Roland.
Grazie a queste “macchinette”,
senza spostarsi dalla propria
scrivania, era possibile sviluppare
un progetto, vederlo rappresentato
sullo schermo del PC, e
successivamente realizzare il
corrispondente oggetto fisico con
un sistema SRP.
E’ passato molto tempo. Molte
aziende hanno potuto realizzare
con questi sistemi, e con quelli che
si sono avvicendati nel corso degli
anni, originali progetti dei più
svariati prodotti: da particolari
meccanici a oggetti di industrial
design, a gioielli, accessori moda,
gadget, contenitori per elettronica.
E calzature, originali flaconi per
profumi, giocattoli. Protesi
ortopediche, odontotecniche e
acustiche. Particolari di auto e
motoveicoli. Monete, medaglie.
Strumenti musicali. Articoli sportivi.
Sculture. Effigi e monili di arte
sacra.
E’ passato talmente tanto tempo,
che faccio fatica a ricordare quanti
progetti sono stati realizzati.
Il mio lavoro è stato
entusiasmante, e mi ha portato a
contatto con le più svariate
tecniche, problematiche e
materiali.
Nel corso degli anni, la
complessità ed i costi delle attrezzature si sono progressivamente ridotti, rendendo questi sistemi
accessibili anche agli artigiani, agli appassionati, ai modellisti, agli hobbisti evoluti.
Ma bisogna riconoscere che, contrariamente a quanto avvenuto per altre tecnologie digitali, non si è mai
giunti ad una vera e propria diffusione di massa. E non solo per un problema di costi, rimasti comunque
relativamente elevati. L’approccio SRP, che sfrutta la sottrazione di materiale ad opera di un utensile in
movimento, presuppone comunque una discreta conoscenza delle tecniche di officina e presenta
qualche complessità operativa che non può essere più di tanto semplificata.
Due obiettivi rimanevano ancora da raggiungere, nel mio ossessionante intento di trasportare le idee in
una dimensione fisica: una vera e propria materializzazione dell’oggetto virtuale creato con la
modellazione su computer, con modalità che non richiedessero alcuna particolare competenza, e la
possibilità di accedere a questa tecnologia a prezzi realmente “popolari”, In modo che fosse disponibile
veramente per tutti.
Obiettivi ora a portata di mano grazie all’approccio ARP, basato sul deposito di materiale, e alla
diffusione di progetti OpenSource per la realizzazione di piccoli sistemi di prototipazione che possono
essere autocostruiti. Da queste premesse nasce, dopo diversi mesi di sperimentazione e attraverso lo
sviluppo e il test di svariati prototipi, MakerBox, il sistema in grado di rendere accessible a chiunque la
protopazione rapida. Sviluppato in collaborazione con il FabLab, il progetto, pur sfruttando le suggestioni
MakerBot e RepRap, non riproduce alcun modello esistente e sfrutta soluzioni originali. Guide D8 e
cuscinetti lineari a ricircolo di sfere conferiscono alla macchina accuratezza e precisione. Il piano
riscaldato evita il distacco e la deformazione del modello durante la lavorazione. Il controllo è affidato ad
un’unica scheda elettronica che assolve a tutte le
funzioni. Il montaggio, a differenza di molti sistemi
analoghi, è estremamente semplificato. Tra le
caratteristiche, va segnalata anche una generosa
area di lavoro (200x200x200 mm), e la possibilità di
sostitiuire rapidamente l’estrusore, disponibile in
diverse misure a seconda del tipo di lavoro e del
grado di dettaglio desiderato.
MakerBox è disponibile in versione kit (DIY), o
preassemblata e calibrata.
E tra le più recenti novità, ora MakerBox è
disponibile anche in versione Pro. Più ampia nelle
dimensioni per ospitare una meccanica più sofisticata
mantenedo lo stesso volume utile, con una nuova vite
trapezoidale di precisione per l’asse Z, doppio
estrusore da 0,40 mm., pannello Led frontale e
possibilità di inviare file direttamente tramite scheda
SD senza la necessità di un collegamento con il PC.
Il doppio estrusore consente sia di eseguire modelli
bicolore, sia di utilizzare uno dei due estrusori per
depositare materiale di supporto idrosolubile.