Da molti anni volevo aggiungere questa categoria di macchine al mio catalogo. Macchine
fresatrici desktop di peso, costo e dimensioni contenute, capaci di lavorare ferro e acciaio.
Le macchine utensili mi hanno sempre affascinato. Mio padre ha lavorato per tutta la vita in
una grande officina meccanica, piena di enormi torni e fresatrici. Da piccolo, ero raramente
ammesso in quella specie di tempio, in cui restavo imbambolato a vedere trucioli blu
elettrico schizzare fuori in interminabili riccioli da nuvole di olio chimico vaporizzato. Mio
padre sperava che da grande facessi l’impiegato, e non dovessi mai indossare una tuta, nè
trovarmi, come lui, a lavarsi il grasso sotto le unghie per ore con la pasta lavamani.
Gli studi di sociologia non
sono bastati a tenermi
lontano dall’officina, e varie
circostanze della vita (ma
soprattutto la passione) mi
hanno alla fine portato ad
occuparmi di macchine
utensili, anche se controllate
da computer. Con un certo
orgoglio, provavo piacere nel
dimostrare a mio padre le mie
macchine, capaci di eseguire
in velocità straordinarie
evoluzioni, quasi guidate da
un’intelligenza propria.
Mio padre le guardava
stupito, e commentava un po’ abbattuto “Certo, all’epoca mia queste cose non si potevano
fare... Ma con queste macchine, si può lavorare il ferro?”. “Beh, non tanto...” ero costretto a
rispondere. “L’alluminio, magari...”.
Mio padre si tranquillizzava. Senza ferro e senza olio chimico, era come se queste
macchine appartenessero ad un’altra categoria. E in fondo, non aveva tutti i torti.
Ho impiegato parecchio tempo e parecchie prove per trovare delle macchine “piccole” e di
costo contenuto che potessero affrontare - su metalli ferrosi - le tradizionali lavorazioni di
fresatura, alesatura, barenatura, filettatura. Volevo macchine con le quali si potesse
costruire, con la precisione necessaria, un piccolo motore a scoppio, o i componenti di
un’altra macchina. E finalmente, dopo tanto tempo, le ho trovate. In Wabeco.
La struttura
La tradizione ha sempre una giustificazione. E se le macchine per
lavorare metalli ferrosi hanno quasi sempre una struttura “knee”
(a ginocchio) con tavola a croce, c’è un motivo.
In questo approccio, il movimento del mandrino avviene
esclusivamente lungo l’asse Z, che corrisponde all’asse di rotazione
dell’utensile. Questo presenta due vantaggi importanti: una
maggiore rigidità dell’intero asse Z, solidale con il corpo della
macchina, che permette di sopportare maggiori sforzi di
penetrazione, e l’assenza dell’effetto pennello, la flessione alla
quale è sottoposto un utensile che viene spostato lateralmente
durante la rotazione ad elevati regimi. E’ vero, con una tavola a
croce a parità di corse gli ingombri della macchina praticamente
raddoppiano rispetto ad una struttura con ponte Gantry; ma
questo su macchine piccole è il male minore.
Il mandrino
I moderni elettromandrini montati sui router e mincentri
erogano una coppia variabile in base al numero di giri.
Un mandrino con una potenza nominale di 1Kw a 24.000 giri
eroga 0,5 Kw a 12.000 giri e 0,25Kw a 6.000 giri. Per motivi legati al
raffreddamento, non può operare al di sotto di questo regime. Troppi giri e troppo
poca coppia per l’acciaio, soprattutto per alcune particolari
lavorazioni. I mandrini installati su questa linea di macchine
erogano 1.4Kw con regimi 140-3000 giri, o 2Kw con
regimi 100-7500 giri. A variazione continua. A
coppia costante. Questo permette di utilizzare
massicci utensili sbilanciati, come bareni, alesatori,
flying cutters, portamaschi e portafiliere, anche in
relazione alla possibilità dei mandrini di operare in
senso orario e antiorario. Per lavorazioni con
utensili di piccolo diametro bilanciati, sono comunque
disponibili mandrini opzionali sino a 60.000 giri/minuto.